Edilizia, costi alle stelle e appalti a rischio
Costruttori e Comuni lanciano l’allarme

Negli ultimi mesi balzo in avanti tra il 30 e il 40%. Ance: impossibile rispettare le condizioni negoziate quando i prezzi erano più bassi. Gli enti locali: serve l’intervento del governo, sfruttiamo il Recovery fund

Crisi in vista per i cantieri dei lavori pubblici, a causa di un aumento dei prezzi delle materie prime che, nel settore delle costruzioni, è arrivato a toccare una percentuale oscillante fra il 30 e il 40%.

A lanciare l’allarme sono l’Ance Bergamo (associazione nazionale costruttori edili) e l’Anci Lombardia (associazione nazionale comuni italiani), enti rappresentativi di costruttori e Comuni che, grazie al grande afflusso di fondi statali e regionali sul territorio, nell’era post covid stanno contribuendo alla ripresa dell’economia attraverso opere pubbliche, molte delle quali sono state cantierate a partire dallo scorso autunno.

Il problema è che da dicembre stanno crescendo anche i prezzi delle materie prime. Ciò sta inevitabilmente mettendo in difficoltà sia le aziende di costruzioni, sia gli enti locali e potrebbe portare finanche al blocco di alcuni cantieri: «Il problema c’è ed è serio – spiega il sindaco di Azzano e vicepresidente di Anci Lombardia Lucio De Luca – l’ultimo codice degli appalti pubblici prevede che un costruttore, tolta una franchigia del 10%, possa arrivare a chiedere il 50% del maggiore costo di un materiale. Nella situazione in cui ci troviamo, però, il maggiore costo è davvero elevato e i Comuni non hanno certo risorse per andare a coprirlo».

A fronte di ciò, quindi, per De Luca «è necessario, nel breve periodo, che lo Stato intervenga a favore degli enti locali. Se così non fosse c’è il rischio che le aziende edili, che non possono certo lavorare in perdita, decidano di abbandonare il cantiere, con tutti i disagi e le problematiche che ne deriverebbero. Oppure, nel caso di aziende non oneste, che decidano di risparmiare sui materiali, abbassando così la qualità dell’opera».

Dopo il lockdown della scorsa primavera, che ha bloccato l’attività in molti cantieri, la produzione del settore delle costruzioni a partire dall’estate scorsa ha recuperato il tempo perso limitando, secondo i dati Istat recentemente diffusi, le perdite e arrivando a un meno 8,2%.

Nella Bergamasca il trend positivo dell’estate si è poi stabilizzato. Secondo i dati di Cassa Edile, nel trimestre fra l’ottobre e dicembre 2020, si è infatti registrata, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una crescita della massa salari del 7,4% e un aumento dei lavoratori del 2,7%. La sostanziale tenuta si è mantenuta anche mel mese di gennaio 2021, rispetto al gennaio 2020.

«Tutto ciò – afferma Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo e vicepresidente di Ance Lombardia – è un segno che, dopo la significativa ripresa dovuta alla necessità di concludere i lavori bloccati dal lockdown, il settore sta faticosamente cercando di risalire la china, pur tra mille difficoltà. E fra queste difficoltà, quella che ci sta maggiormente preoccupando è l’aumento dei prezzi dei principali materiali da costruzione: si tratta infatti di un ulteriore e ingiusto aggravio economico per le imprese edili già provate da una lunga crisi. I primi segnali di aumento si sono avuti già a dicembre, ma è soprattutto negli ultimi mesi che i prezzi sono schizzati in alto». Per Pesenti, quindi, «c’è il rischio di pesanti ripercussioni sulla realizzazione di lavori sia pubblici che privati: basti pensare ai lavori aggiudicati prima dei rincari, a condizioni del tutto diverse che adesso sono davvero difficili da sostenere».

È chiaro che questa situazione non riguarda gli appalti pubblici che verranno assegnati in futuro e che, ovviamente, dovranno tenere conto già in partenza del maggiore costo subito negli ultimi mesi dalle materie prime. Perché, però, il settore delle costruzioni continui a trainare la ripresa dell’economia, per Ance Bergamo è necessario l’arrivo sul territorio di nuovi fondi che garantiscano in tempi brevi forti investimenti. E in merito si guarda con grande interesse ai fondi europei che arriveranno grazie al «Recovery fund», rispetto al quale Anci Lombardia e Upi (Unione Province italiane) hanno già chiesto al governo di tenere in considerazione le indicazioni sia dei Comuni che delle Province.

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