Farmaci anti Covid in vendita on line
I Nas hanno già oscurato 217 siti

Il nuovo fronte delle truffe digitali è il vaccino: diffidare dal mercato nero. Il questore: «Su internet è sempre meglio dubitare».

«Quando si naviga su internet è bene dubitare sempre di quello che ci si trova davanti». Il questore Maurizio Auriemma lo sottolinea senza mezzi termini. La truffa è dietro l’angolo, anche se l’angolo è il monitor del proprio computer. E lo è ancor di più in tempi di pandemia: quando i truffatori digitali fanno leva sulle insicurezze e le paure della popolazione per vendere di tutto. Anche fantomatici e inefficaci medicinali contro il coronavirus e, soprattutto negli ultimi tempi, il vaccino anticovid. In una sorta di mercato nero virtuale, l’attenzione è massima dalle parti della polizia postale e dai carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazione e sanità. Di recente proprio il Nas – in collaborazione con il ministero della Salute e i carabinieri della sezione analisi del reparto operativo del comando carabinieri tutela della salute – dall’inizio della pandemia ha chiuso (il termine corretto su internet è però «oscurato») ben 217 siti che vendevano farmaci spacciandoli quali efficaci contro il Covid-19 e vaccini antinfluenzali sottobanco.

I provvedimenti di oscuramento sono stati siglati dalla direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del dicastero: i siti web in questione sono risultati tutti collocati su server esteri e di difficile localizzazione. Pressoché impossibile risalire all’identità dei loro autori. Ben chiara, invece, la pubblicità con tanto di «offerte speciali» per la vendita – anche in italiano: ecco perché l’interesse dei nostri Nas, viste numerose vittime nel Belpaese – di numerose tipologie di medicinali in qualche maniera collegati sui media all’emergenza coronavirus. Farmaci in realtà prodotti per tutt’altro uso e che prevedono la prescrizione medica per essere acquistati in farmacia.

Eppure sui siti oscurati i medicinali venivano venduti come utili anche per contrastare o prevenire il contagio da Covid-19, tramite i relativi principi attivi. Tutte bufale, ovviamente, che fanno leva sull’impossibilità di informarsi correttamente da parte dei cittadini o sull’ignoranza – nel senso di mancata conoscenza – relativa a certi argomenti. Quali? Per esempio la clorochina e l’idrossiclorochina, due antimalarici. Oppure gli antivirali lopinavir o ritonavir. Peccato che per i primi due già lo scorso 22 dicembre l’Agenzia italiana del farmaco avesse aggiornato la scheda sui rapporti rischi e benefici, e degli altri due la stessa Aifa ne avesse sospeso l’utilizzo al di fuori degli studi sperimentali clinici.

E poi in vendita sui siti anche un altro antivirale, il ribavirin, il cui uso è stato usato quale farmaco compassionevole solo per i pazienti ricoverati in ospedale con difficoltà respiratorie legate al Covid-19: nulla a che fare, dunque, con la prevenzione e la cura domestica. E poi, ancora, l’azitromicina, un antibiotico (anche per questo l’Aifa ha diramato una scheda sul rapporto benefici e rischi), la colchicina, un antinfiammatorio, il cui uso è soltanto oggetto di uno studio sperimentale, così come l’indometacina, altro antinfiammatorio che può causare effetti collaterali gravissimi se assunto non sotto stretto controllo medico. Infine l’antivirale daclatasvir, la cui vendita in tutta Europa è stata vietata dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali.

Farmaci che venivano venduti sui 217 siti oscurati dalle autorità in meno di un anno, di cui 102 nell’ultimo mese, perché vendevano illegalmente farmaci, collegandoli all’emergenza Covid-19. Si tratta della maggioranza dei siti chiusi dal comando dei carabinieri della tutela della salute nel corso del 2020, che sono stati in totale 237: segno di come la pandemia abbia in qualche modo monopolizzato anche le vetrine illegali sulla rete.

Vetrine di siti accessibili pressoché a tutti: nulla a che vedere, in questi casi, con il cosiddetto «dark web», la parte «oscura» di internet, non di così immediata consultazione e dove si nascondono venditori di armi, esplosivi e altre tipologie di merci del tutto illegali. Lì si paga con i bitcoin, la moneta di internet, e per accedervi è necessario avere un discreto livello di conoscenza delle sfaccettature di internet. Tutt’altro per i farmaci, venduti su siti del tutto normali, raggiungibili a volte anche soltanto tramite una classica ricerca su Google. E, per questo, ancora più pericolosi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA