Gennaio, pranzo con cinque amici
«Nembro: tre poi morti di Covid»

«Ho 75 anni e abito a Nembro. Il 23 gennaio scorso, mi trovavo a pranzo con cinque amici, Mauro, Ilario, Beppe (Ciro), Luigi e Bruno, per festeggiare il mio compleanno». Inizia così la lettera di un bergamasco che racconta il dolore della perdita degli amici a causa del Covid.

«Spettabile redazione, ho 75 anni e abito a Nembro. Il 23 gennaio scorso, mi trovavo a pranzo con cinque amici, Mauro, Ilario, Beppe (Ciro), Luigi e Bruno, per festeggiare il mio compleanno. Ci si vedeva comunque quasi tutti i giorni. Martedì 17 febbraio ci ritroviamo per un altro compleanno. Mercoledì 18 febbraio ho iniziato con febbre alta, dissenteria, tosse e raffreddore.

La febbre l’ho curata con la classica tachipirina, al momento scendeva, ma dopo alcuni momenti risaliva fino a toccare la punta massima di 39,6. Il giorno 25 febbraio mia moglie chiamava il 112, ma arrivava un’ambulanza del 118 senza il medico. Le infermiere dopo aver constatato le mie condizioni, ero in fase di miglioramento, febbre 38,3 e saturazione a 93, mi proponevano il trasporto al Pronto soccorso di Alzano e la messa in fila per un consulto medico. Che io rifiutavo. Faccio presente che due giorni prima il pronto soccorso di Alzano era stato chiuso per dei casi di coronavirus e che secondo informazioni giornalistiche era stato infettato. L’infermiera che compilava il referto, a questo punto ha chiesto di poter parlare al telefono con la mia dottoressa di base, chiedendole che quanto prima venisse a visitarmi. Cosa che è stata fatta il mattino successivo.

Dopo avermi auscultato i polmoni e riscontato una leggera anomalia al sinistro, mi prescriveva un antibiotico che ho preso per 9 giorni, anche perché la tosse persisteva. Mi è stato chiesto se avessi avuto contatti con persone malate di Covid, in quel momento ho risposto di no, perché ancora non prevedevo quello che sarebbe avvenuto nei giorni seguenti. E vengo al dunque; martedì 18 febbraio l’ultima volta che ci siamo visti, e qui mancava Ciro. Aveva telefonato che non ci saremmo visti, perché aveva l’influenza. Mercoledì 19 febbraio sono stato male io, domenica 23 febbraio è morto l’amico Mauro, il 4 marzo è morto l’amico Ilario, il 15 marzo e morto l’amico Beppe (Ciro). L’amico Luigi ricoverato in terapia intensiva, da Bergamo è stato portato a Como e da quì a Pescara e poi ricoverato a Sarnico per la rieducazione, dopo un lungo peregrinare (3 mesi). Bruno è l’unico a non aver avuto problemi. Ci sono tanti altri amici che sono mancati in questo periodo e con i quali sono stato a contatto, per lungo tempo a giocare a carte e a parlare di sport. Scrivo questo perché spero che prima o poi mi venga fatto un controllo, a me e mia moglie, che mi è stata vicina nel bisogno, per avere una certezza e una sicurezza per il futuro. Si intende che continuerò ad usare mezzi protettivi per me e per gli altri».

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