Giovanni, 66 anni e guarito dal Covid
Torna a casa dopo 6 mesi interminabili

Giovanni Valietti, 66 anni, funzionario comunale in pensione, era stato ricoverato lo scorso 5 marzo. «Riparto come se davanti a me avessi una pagina bianca, tutta da scrivere». Anche la moglie aveva contratto il virus.

La forza di un leone per combattere e sconfiggere il Covid 19 dopo due mesi di terapia intensiva, e sei mesi in totale lontano da casa. Sicuramente un record, ma non da festeggiare come tale: la festa c’è stata, è il simbolo di un ritorno alla vita e ha preso il via dagli amici del quartiere di Redona e dagli ex colleghi per Giovanni Valietti, 66 anni. Presidente della Scambiatempo-Banca del Tempo di Redona, pensionato da inizio 2018, ma conosciuto in città per il suo lavoro svolto come funzionario direttivo del comune di Bergamo, Giovanni Valietti si è trovato di fronte amici e vicini di casa per un rientro tanto sognato e finalmente realizzato dopo ben 6 mesi lontano da casa: l’ingresso, accompagnato dalla moglie Gabriella Bernini, 62 anni, educatrice di prima infanzia, nella loro casa al quinto piano con vista sulla città è qualcosa di magico.

«È stata una grande sorpresa ritrovare gli amici, i vicini, miei fratelli e mia figlia – spiega Giovanni Valietti –. La cosa più bella è stata rivedere la mia casa. Si riparte come se fosse una pagina bianca, è un nuovo pezzo di vita da scrivere, resi più saggi da questa esperienza. Essere così vicini a morire, come nel mio caso, ti segna, senza dimenticare mia moglie, che ha dovuto prendere decisioni anche rischiose per me: l’umiltà è quella di rimettersi in piedi con tanta fatica dopo 4 mesi di allettamento. È stata un’esperienza sconvolgente, credi di essere quello di prima, ma il tuo corpo non ti ubbidisce più. La parte riabilitativa è stata ricca di esperienze umane con le fisioterapiste, la logopedista, il primario e l’equipe medica di Mozzo, senza dimenticare chi mi ha operato, il medico curante che mi ha mandato subito in ospedale e mia moglie; sono convinto che ce la faremo a ritornare alla normalità».

Per l’8 marzo di quest’anno Giovanni Vailetti e Gabriella Bernini avevano organizzato un viaggio alle Maldive, ma il 5 marzo, in una Bergamo già immersa nel dramma, ecco che moglie e marito manifestano i sintomi del Covid-19 e vengono trasportati con due ambulanze diverse al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. L’attesa in barella è insieme, mano nella mano, fino a che la situazione di Giovanni si aggrava fino a condurlo alla terapia intensiva. Nel frattempo la signora Gabriella migliora e viene trasferita in isolamento nell’abitazione della coppia di via Baertsch, nel quartiere di Redona.

«Non sapevo più nulla di lui dato che ero anche io in ospedale – spiega Gabriella – vivevamo di alti e bassi in base al suo stato di salute, ha rischiato più volte, ma i dottori lo hanno sempre definito un leone. In pronto soccorso abbiamo visto la guerra fino a che siamo stati insieme, poi siamo stati separati: quando mi chiamavano, imploravo i dottori di salvarlo».

Un mese di aprile terribile, l’aggravarsi della situazione che costringe i dottori ad un intervento ai polmoni, prima del risveglio del 18 maggio, il passaggio in terapia sub intensiva e dal 9 giugno in pneumologia, prima del trasferimento il 15 luglio a Mozzo al centro di riabilitazione ex Casa degli Angeli. «La mia ultima immagine prima del risveglio è stata in barella al pronto soccorso –conclude Valietti-: è stato bello sapere capire su quanta gente ha potuto contare mia moglie e su tutte le persone che chiedevano di me. Un grazie speciale va ai dottori Riva, Flaviano, Restugio, Valetti, Damiani, le dottoresse Broletti e Rottoli in terapia intensiva, e il dottore Molinero di Mozzo».

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