Giulio e la gavetta del soldato James
«Grazie ai social ho trovato i proprietari»

Un ventenne di Gorno che aveva comprato il contenitore a un mercatino dell’usato in città ha rintracciato la famiglia del proprietario: era un italoamericano nato e vissuto in California. In primavera incontrerà il figlio.

Ripercorrere la storia di un soldato americano per mezzo di una gavetta. Grazie a Facebook Giulio Borlini, ventenne di Gorno appassionato di storia, ha trovato il figlio del proprietario della gavetta americana, appartenente a un soldato della Seconda guerra mondiale, James Cardinalli, rinvenuta per caso a un mercatino dell’usato a Bergamo.

«Ho iniziato a condividere articoli relativi alla cosa attraverso i canali di Facebook – racconta il giovane, molto emozionato per essere riuscito in poco tempo, circa due mesi, a completare la sua ricerca –: quando ho scoperto che James Cardinalli era nato e aveva vissuto in California, ho ristretto il campo su quell’area, e poi nello specifico su Monterey, città di James. Ho condiviso la notizia sui vari gruppi della città, composti da migliaia di persone, e subito tantissimi utenti hanno cercato di aiutarmi. Fino a quando uno mi ha detto che forse conosceva la persona che stavo cercando. Infatti poco dopo mi ha contattato Robert Cardinalli, classe 1951 e figlio di James, che al momento vive a Cipro. Si tratta di un antropologo, che ha viaggiato moltissimo per il mondo. È già stato anche a Bergamo, al Teatro Donizetti poiché appassionato di lirica. In primavera, ci incontreremo proprio a Bergamo».

Un incontro per ora solo virtuale, che ha permesso di ricostruire anche la storia del soldato. «Gerolamo, questo il vero nome del soldato – spiega Giulio riportando quanto raccontato da Robert Cardinalli – era nato nel 1918 da genitori italiani emigrati in America nel 1892 dall’isola delle Femmine, in Sicilia. Si arruolò nel 1942. Nella vita svolse la professione di impiegato e visse sempre in California, a Monterey. Lì, dal ritorno dalla guerra, si sposò ed ebbe il figlio Robert. Morì nel 1990».

La sua famiglia mantenne un grande attaccamento alla patria, tant’è che i genitori non impararono nemmeno mai l’inglese. E James in guerra, infermiere e portaferiti, nei confronti dei civili italiani, mamme e bambini, dimostrò un riguardo particolare, curando le ferite della guerra, le malattie e dando loro cibo in quei terribili momenti. Anche la gavetta testimonia che James fosse stato in Italia: sono incisi i nomi della città di Napoli, Roma e poi Oran, in Algeria. E verso la fine della guerra si ammalò di tubercolosi e venne ricoverato in un ospedale militare vicino a Verona. Fu probabilmente in quell’occasione che perse la gavetta. «È stata una ricerca davvero entusiasmante – conclude il giovane –, e incredibile è stato anche l’aiuto che ho ricevuto da italiani e americani su Facebook nella ricerca dei famigliari di James»

© RIPRODUZIONE RISERVATA