Gli ospedali riducono
i ricoveri programmati

Gallera: «Nessun lockdown sanitario, ma una rimodulazione funzionale delle attività sanitarie». Stasi (Papa Giovanni): «Noi restiamo attivi per tutta la regione per le emergenze “tempo-dipendenti”».

Crescono i positivi al virus e crescono i malati Covid in ospedale. E gli ospedali lombardi allora rimodulano la propria attività, per razionalizzare le risorse. «Nessun lockdown sanitario, ma una rimodulazione organica e funzionale delle attività negli ospedali lombardi», ha specificato ieri Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, ma il sistema regionale s’appresta a modifiche importanti. Con «decorrenza immediata», specifica la nota inviata dalla direzione generale dell’assessorato a tutte le ramificazioni sanitarie.

Nei 18 ospedali hub della Lombardia, le strutture più ampie – tra cui il Papa Giovanni, unico nosocomio bergamasco inserito in questo livello – destinate ad accogliere in particolare i pazienti più gravi, «viene gradualmente ridotta una parte dell’attività programmata, ad eccezione di quella legata alle reti oncologiche e “tempo dipendenti” per la cura delle gravi patologie neurologiche». Negli ospedali non hub (tutte le altre strutture bergamasche), invece, «l’attività di ricovero programmato viene sospesa», così da «rendere disponibili posti letto Covid per acuti e subacuti, garantendo la continuità delle prestazioni urgenti e non differibili».

«La sospensione o riduzione delle attività non riguarda l’attività ambulatoriale – specifica Gallera -. La rete sanitaria lombarda ragiona e opera in ottica di sistema in una fase di emergenza e di grande necessità». Ieri, dalla direzione generale Welfare è partita una comunicazione netta: «Le previsioni degli epidemiologi ci fanno ritenere che la situazione in pochi giorni potrebbe significativamente peggiorare, soprattutto nelle aree più coinvolte dal contagio, attualmente Milano e area metropolitana, Monza Brianza e territorio a sud di Varese», ha sottolineato il dg Marco Trivelli.

Qui «Papa Giovanni»

«Qui a Bergamo si sta verificando una situazione speculare rispetto a quella della prima fase – sottolinea Maria Beatrice Stasi, direttore generale del Papa Giovanni -. Ora siamo l’area geografica più libera dal Covid, pur con numeri crescenti. Se a marzo le attività delle reti tempo dipendenti (le attività legate a ictus, traumi, infarti, cardiochirurgia, etc, ndr) venivano chiuse da noi e spostate nelle aree meno colpite, ora succede il contrario. La nota di oggi ci conferma che, oltre a essere hub Covid, restiamo attivi per tutta la regione per le reti tempo dipendenti. È un contributo importante che diamo a tutto il territorio, alleggerendo le aree più toccate». La situazione che si vive all’ospedale della Trucca è «di equilibrio, pur in evoluzione, in cui garantiamo le alte specialità supportando gli ospedali dove la pressione è maggiore».

Corre su due fronti, la quotidianità del Papa Giovanni. Le cifre però reggono: «Il dato dei malati Covid è in crescita, anche se i numeri appaiono contenuti rispetto a marzo e aprile, quando abbiamo raggiunto 550 malati Covid con 110 ricoverati in terapia intensiva – ricorda Stasi -. Per un paio di mesi abbiamo avuto un numero costante di pazienti positivi attorno alle 20 unità. Dal 15 ottobre a oggi, siamo arrivati a 55».

Sono tre gli ambiti organizzativamente più complessi. Il pronto soccorso, in primis: «È un’area attenzionata sin dall’inizio. C’è un’apposita area grigia per i tamponi ai sospetti positivi. In questo momento (alle 15 di ieri, ndr), abbiamo in Ps due persone da ricoverare con Covid e quattro in attesa di tampone. Sono numeri piuttosto piccoli, però cominciamo a vedere casi che arrivano anche da altre province».Poi, gli ambulatori: «È necessario sanificare gli apparecchi e le apparecchiature dopo ogni prestazione, e questo inevitabilmente allunga i tempi di erogazione. Abbiamo poi due sale operatorie dedicate ai pazienti positivi, appositamente isolate». Quindi uno degli ambiti più delicati, clinicamente e umanamente, cioè l’oncologia: «Non abbiamo mai lasciato soli i pazienti oncologici neanche a marzo – sottolinea la dg -. Abbiamo potenziato il consulto a distanza grazie alla tecnologia, ma l’attività è stata sempre salvaguardata. Questo è un tema importante. Se dovessimo ragionare sul restringimento di alcune attività, non riguarderà certo la parte oncologica».

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