I medici: «L’aumento fino a 1.800 pazienti
solo volontario, non può essere imposto»

Ordine e sindacati ritengono la proposta di Ats inevitabile. Marinoni: «La deroga non può essere obbligatoria, ma solo volontaria».

Non ci sono alternative. E i medici lo sanno. Gli unici due modi per rispondere all’emergenza in provincia di Bergamo sono le due soluzioni indicate da Ats in una lettera inviata settimana scorsa a Regione Lombardia: aumentare la soglia degli assistiti da 1.500 a 1.800 pazienti per ogni medico oppure consentire agli specializzandi del corso di medicina generale di lavorare negli ambulatori. È stata data loro questa possibilità durante l’allarme coronavirus, ma con scadenza (confermata) al 31 luglio. Tutte e due le strade, per usare un termine sanitario, sono un «palliativo». Al momento, però, è difficile trovare una risposta alla carenza che sta mettendo in difficoltà sindaci e cittadini. I medici non ci sono. A decine sono andati in pensione dall’inizio dell’anno, 30 quest’estate, e nel prossimo triennio ne andranno ancora almeno 125.

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo Guido Marinoni è consapevole che «non ci sono tante alternative. Il massimale può anche essere aumentato, come chiesto da Ats. Deve deciderlo Regione Lombardia. Ma deve essere opzionale. L’accordo collettivo nazionale che fissa la soglia a 1.500 pazienti può essere derogato. La deroga però non può essere imposta». Il punto è che i medici devono sobbarcarsi ore di burocrazia: un ostacolo al lavoro vero, cioè l’assistenza dei pazienti. «Se ci fosse meno burocrazia - continua Marinoni - si potrebbe lavorare molto meglio e aumentare il numero degli assistiti. Per farlo però serve personale». Oggi è realistico pensare che l’emergenza diventerà strutturale. Nei prossimi quattro anni, fino a quando non ci sarà un aumento degli iscritti al corso di medicina generale, sarà difficile trovare sostituti ai medici che vanno in pensione. Secondo Paola Pedrini, segretario regionale del Fimmg, «questa carenza durerà qualche anno e non solo a Bergamo. Le borse di studio per i corsisti sono aumentate, però non è previsto il loro utilizzo come aiuto negli ambulatori. Si deve pensare a una modifica in questo senso». L’aumento fino a 1.800 pazienti a medico «era previsto da un accordo regionale per le zone disagiate, dove la ricerca dei sostituti va a vuoto per più di quattro volte. Quindi è possibile chiedere di aumentare il massimale. Una misura straordinaria che non può e non deve essere imposta».

Un problema, quello di trovare nuovi medici, che Ordine e sindacati denunciano da anni. Già prima dell’epidemia di coronavirus, che ha aggravato la situazione sul territorio. Per Marco Agazzi, segretario provinciale dello Snami, «le sostituzioni andavano programmate per tempo. Lo gridiamo da anni. La cosa fondamentale sarebbe aumentare ancora il numero delle borse di studio per il corso triennale che consente poi di diventare medici di base. Da qui a dicembre, purtroppo, moltissimi colleghi andranno in pensione». Una delle soluzioni emergenziali pensate da Ats prevede la richiesta ai pensionandi di 70 anni di rimandare l’uscita di qualche mese. Una richiesta che non sembra aver trovato molto sostegno. «Tanti medici appena possono se ne vanno - continua Agazzi -. Li capisco: sarà un autunno caldo, con probabili nuove infezioni da gestire».

Marcello Brembilla, segretario del Fismu, sostiene invece che «le norme europee sono state mal interpretate in Italia, unico paese in cui i medici con titoli equivalenti o equipollenti non possono fare i medici di base. Stiamo parlando di persone con esperienza, che potrebbero risolvere il problema e invece sono costrette a fare altro. Basterebbe recepire la direttiva europea, anche a livello regionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA