Il dossier su Bergamo
«Il virus sotto controllo»

I dati forniti alla cabina di regìa da Ats tracciano un quadro stabile Incidenza a 54 casi ogni 100 mila abitanti, tracciamento al 99,7% e Rdt a 0,8.

Il dossier è snello, ma in quelle sei pagine, fitte di grafici e tabelle, ci sono tutte le voci principali della peculiarità bergamasca. È il monitoraggio che l’Ats ha prodotto nell’ambito del dialogo istituzionale per attenuare le misure di contenimento per Bergamo. Quel documento ora sarà valutato dalla cabina di regìa nazionale, in una partita che corre parallela a quella di Regione Lombardia, che a sua volta ha redatto un proprio report per chiedere di «scolorare» l’ordinanza che la pone in zona rossa.

L’Ats di Bergamo, con dati consolidati al 16 gennaio, parte fotografando l’incidenza, cioè il numero dei contagi cumulati in una settimana rispetto alla popolazione, «uno degli indicatori fondamentali nella valutazione dell’impatto epidemico»: dall’11 al 17 gennaio (per la sola giornata del 17, il dato è stimato), la provincia di Bergamo ha registrato 54 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, in discesa rispetto ai 60 del 4-10 gennaio; viceversa, a livello nazionale, secondo le più recenti stime della Fondazione Gimbe, l’incidenza è pari a 370 nuovi contagi per 100 mila abitanti, quasi sette volte quello di Bergamo. «La variabilità dei tamponi processati nel tempo influenza il numero assoluto dei casi incidenti evidenziati.

È quindi importante rapportare la quantità di casi incidenti alla dimensione quantitativa dei tamponi effettuati per verificarne la variazione temporale», prosegue poi il monitoraggio dell’Ats; si parla del tasso di positività, in sostanza, e nella settimana dall’11 al 15 gennaio in Bergamasca è calato al 5%, contro un dato lombardo del 9% e nazionale del 10,7%. Altra voce è quella della «prevalenza», cioè le persone attualmente positive: sono 1.496 in Bergamasca, 134 ogni 100 mila abitanti, mentre in Lombardia i 57.998 «attualmente positivi» corrispondono a 578 ogni 100 mila abitanti, più di quattro volte l’incidenza orobica. Quanto all’Rt, l’Ats elabora un dato «sostanzialmente sovrapponibile», cioè l’Rdt, l’indice di replicazione diagnostica; pur con la precisazione che «entrambi gli indici devono essere letti con molta prudenza quando le frequenze diventano minime e devono essere valutati congiuntamente all’andamento dell’incidenza e degli altri indici», il 15 gennaio l’Rdt bergamasco è sceso a 0,8, e sotto l’1 l’epidemia è ritenuta sotto controllo.

Un dato inedito è quello legato al contact tracing, la capacità di tracciamento, e «la percentuale di tracciamento si approssima al 100% alla data attuale», scrive Ats: più precisamente, è stato compiuto il 99,7% delle «inchieste epidemiologiche» che scattano nel momento in cui si segnala un nuovo caso, per andare a monitorare tutti i contatti stretti e dunque i potenziali altri contagi. L’«impatto sul sistema ospedaliero» al 15 gennaio si quantificava in 270 ricoveri ordinari (il 36% dei pazienti proveniente da fuori provincia) e 29 in terapia intensiva (da fuori provincia il 45% dei pazienti): «I tassi di saturazione appaiono entro i limiti del livello 1 in termini di gestibilità, sulla base del sistema di monitoraggio attivato dal ministero», nota Ats; anche le attività dei pronto soccorso mostrano «un andamento sovrapponibile al periodo pre-Covid». Ne consegue, nella sintesi del report, un «quadro attuale di stabilità e contenimento solido dell’epidemia», legato a «un’immunità di popolazione di ampia diffusione» e al «forte senso di responsabilità dei cittadini».

L’altro fronte (regionale), racconta della lettera inviata da Attilio Fontana al ministro della Salute Roberto Speranza per rivedere l’ordinanza messa a punto il 15 gennaio. Allegata c’è una nota tecnica preparata dalla Direzione generale Welfare, che chiede alla cabina di regìa «di considerare il criterio della tempestività dei dati utilizzati per la valutazione, ad oggi non sufficientemente pesato». «La Lombardia è stata considerata in zona rossa mentre altre regioni con tassi di incidenza settimanali molto superiori non hanno la stessa classificazione», è un ulteriore passaggio, e anche sulla saturazione delle terapie intensive – ritenuta nel monitoraggio sopra le soglie d’allerta – vengono portati altri numeri: «Regione Lombardia è in grado di arrivare a oltre 1.800 posti letto di terapia intensiva come successo nella prima ondata e come previsto nel Piano ospedaliero regionale approvato dal Ministero nel luglio 2020. Utilizzando questo dato, la soglia del 30% non sarebbe superata».

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