Il professor Galli sui contagi: «L’avvio delle scuole era da posticipare»

«Nell’attesa di un vaccino più specifico, sarebbe il caso di ragionare sulla quarta dose per determinate categorie di soggetti».

«Gli ultimi dati mostrerebbero una modestissima flessione della curva epidemica in questi giorni, una piccola luce in fondo al tunnel. Ma è ancora presto per dire se sia davvero l’inizio della discesa e se il picco sia stato raggiunto. I dati sono comunque influenzati dal numero di persone che vanno a fare i tamponi e risultano infette. La sensazione, ma non è un dato scientifico e mi scuso, è che ci sia tanta gente in giro con l’infezione e che non faccia il tampone per scelta. Un’ipercircolazione virale. Io dico comunque: vaccinatevi. Ho contratto il Covid e vi garantisco che non è una passeggiata. La terza dose mi ha salvato dalla malattia grave». L’infettivologo Massimo Galli, ex direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, oltre a studiare il Covid lo ha anche sperimentato sulla propria pelle. Attende ancora un tampone per sancire la definitiva negativizzazione, ma lancia un monito: «Mi sono beccato il Covid dopo una cena con 8 persone, tutte tri-vaccinate come me. Ho passato due-tre giorni difficili. Ora sto bene e decorsi dieci giorni dall’inizio dell’infezione è improbabile avere una carica virale tale da diventare un soggetto infettante di nuovo. La variante Omicron è estremamente diffusiva. I non vaccinati rischiano la malattia grave».

Professor Galli, il virus ha cambiato forma e aspetto con questa nuova variante?

«L’Omicron è una mutazione del virus nata in Sudafrica, in un mondo di pochi vaccinati. Non l’abbiamo vista sui blocchi di partenza insieme alle altre varianti, ma finora ha palesato dal punto di vista clinico un impatto inferiore rispetto alle altre e circola comunque in un mondo di tanti vaccinati. Ma anche se non determina casi gravi nei vaccinati, infetta alla grande. Possiamo dire che il vaccino protegge limitatamente rispetto all’infezione, ma è determinante per scongiurare un’evoluzione negativa della malattia. I soggetti vaccinati con tre dosi sono protetti oltre il 95% contro la malattia grave che determina la Terapia intensiva e i decessi. L’Omicron soppianterà definitivamente la Delta anche da noi, è già successo in Gran Bretagna».

La pressione ospedaliera resta alta. La Lombardia rischia il passaggio in arancione tra una o due settimane se supererà la saturazione del 20% nelle Terapie intensive. È un rischio concreto?

«La pressione ospedaliera resta alta, con i ricoveri ordinari che crescono insieme alle Terapie intensive. È opportuno distinguere tra chi ha davvero bisogno di ricovero e quelli che necessitano di ospedalizzazione per altri motivi e risultano positivi al Covid, ma la disputa ai fini del conteggio dei casi e ricoveri complessivi per Covid mi sembra un argomento superfluo. Quando hai in ospedale una persona con il Covid, seppur entrata per un altro motivo, tu comunque devi gestirla all’interno dell’ospedale come una persona che può trasmettere l’infezione, ad esempio non puoi mettere un paziente con problemi di cuore e risultato positivo in un’unità coronarica insieme ad altri pazienti che non hanno l’infezione. Dal punto di vista gestionale è un tema da affrontare comunque in termini di spazi. Quanto alla zona arancione, si tratta di una soluzione politica per gestire problemi di organizzazione e limitazione del rischio, ma serve sempre flessibilità per affrontare determinati problemi localizzati».

Cosa ne pensa della riapertura delle scuole? Avremo un aumento dei contagi nei prossimi giorni?

«La riapertura delle scuole è stata una scelta ideologica. Qualcuno ha detto che non si può non avere la scuola in presenza quando tutto il resto è aperto, tuttavia questi argomenti interessano poco al virus. Io non condivido l’impostazione dal punto di vista tecnico, nel senso che con la riapertura posticipata ci sarebbe stata la grande occasione di una campagna di vaccinazione di massa incentrata sulle scuole, una spinta importante per proteggere soprattutto i bambini più piccoli nel momento peggiore dell’infezione. Un conto sono le frequentazioni pomeridiane, altro sono i movimenti simultanei con i mezzi di trasporto pieni. Aspettiamo ora i dati sull’impatto delle riaperture per un quadro più preciso».

Nella Bergamasca più di 500mila persone hanno ricevuto la terza dose di vaccino. Sono dati incoraggianti?

«La terza dose è necessaria. Il virus in questa fase circola molto tra i bambini e continuerà a circolare alla grande, essendoci ancora troppi non vaccinati tra gli adulti. E tra i vaccinati il Covid circola anche perché una parte non risponde granché al vaccino, in particolare i soggetti fragili e gli anziani immunodepressi».

Quali soluzioni sono allora praticabili?

«Nell’attesa di un vaccino più specifico, sarebbe il caso di ragionare sulla quarta dose per queste determinate categorie di soggetti, in linea di massima a distanza di tre-quattro mesi dalla terza dose. Una strategia vaccinale opportuna».

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