Incendio all’ospedale in Malawi
Pazienti accolti dai padri monfortani

Fiamme al District Hospital di Balaka, forse provocate da un cortocircuito in cucina. Gli ospiti evacuati portati al Comfort Community Hospital fondato dai missionari bergamaschi.

Il rogo improvviso, la paura per i pazienti, le persone e le cose portate fuori di corsa. Un inferno in uno squarcio di notte. «Le fiamme si sono propagate dalla cucina dell’ospedale fino agli uffici della direzione e poi si sono estese fino alla sala operatoria. I letti e i materassi sono stati portati fuori. Non ci sono feriti, e questa è la buona notizia», spiega padre Mario Pacifici al telefono da La Spezia mentre riceve le fotografie dal Malawi, nell’Africa sud orientale. Le fotografie sono istantanee di un dramma sfiorato: un incendio alle 4 del mattino è divampato nei locali del Balaka District Hospital, l’ospedale pubblico di Balaka, 200 chilometri a sud est della capitale Lilongwe, forse per un cortocircuito partito dalla cucina. Pochi minuti e le fiamme hanno divorato il resto dell’ospedale un pezzo alla volta, uffici, sala operatoria, reparti. «In quel momento nell’ospedale c’erano 146 pazienti, tutti evacuati e smistati in due centri. I primi pompieri sono arrivati da Zomba, a 100 chilometri di distanza, ci è voluto un po’ di tempo», racconta padre Mario, monfortano di Entratico, ed è come se fosse lì anche lui. A Balaka vive da 43 anni, il cuore è in quel pezzo di Africa anche ora che per ragioni di salute e di chiusura degli aeroporti per effetto del Covid padre Mario è in Liguria. Il District Hospital ha 200 posti letto, due padiglioni, uno maschile e uno femminile, una sala operatoria e un reparto per le cure da mal nutrizione. L’ospedale è un pezzo di storia che incrocia anche la sua. «Era un lebbrosario, poi le suore monfortane l’hanno donato alla diocesi e da qui al governo, negli anni ’80».

L’ospedale dei monfortani

Negli stessi anni padre Mario fonda in Malawi la cooperativa Andiamo Youth Cooperative che oggi si occupa di educazione, sanità, sviluppo sociale sostenibile, cultura e sport. Uno dei gioielli della missione è il Comfort Community Hospital, a 3 chilometri dal District Hosptal, 60 posti letto e la sala operatoria allestita con le attrezzature e gli arredi donati dagli ospedali Riuniti di Bergamo e inaugurata dagli interventi del dottor Annibale Casati. Ogni anno il CCH accoglie 80 mila pazienti in collaborazione con il governo del Malawi.

Covid in maternità

Dal rogo di venerdì notte l’ospedale della cooperativa Andiamo ospita una parte dei pazienti evacuati da Balaka. Un porto sicuro e un’altra buona notizia, per quanto paradossale. «Proprio ieri (giovedì, ndr) il reparto di maternità è stato evacuato dopo la notizia del secondo caso di positività al Covid per una partoriente. Nella drammaticità della situazione, provvidenzialmente le future mamme e i bimbi del reparto sono stati trasferiti», riducendo i fronti di rischio. «Nella scorsa settimana all’ospedale sono state registrate 62 nascite in 36 ore, poi con il primo caso di positività al Covid nella maternità sono iniziati il trasferimento dei pazienti e la sanificazione del reparto».

L’appello di padre Mario

La polizia di Balaka ha avviato gli accertamenti sull’incendio all’ospedale, nel tentativo di risalire alle cause. Per ora l’ipotesi più accredita è l’effetto di una disattenzione in cucina: una pentola lasciata sul fuoco o una perdita di gas nel locale. Ma in attesa che le indagini della polizia accertino che cosa abbia provocato l’incendio, il rogo all’ospedale è un ulteriore fattore di preoccupazione nella regione, anch’essa colpita dal Covid. «Chi sostiene che in Africa non ci sia il virus dice una cosa sbagliata: qualche tempo fa è morto un prete di 39 anni, l’ospedale più vicino era a 100 chilometri di distanza. In Malawi ci sono migliaia di persone contagiate e ammalate e ormai centinaia di morti per effetto del Covid, tanti volontari che conosciamo sono deceduti e molti sono stati fatti rientrare nei paesi d’origine dalle misure di sicurezza», spiega padre Mario. Eppure anche dopo l’incendio il padre monfortano prova a guardare con fiducia al futuro del suo Malawi. «Non ci sono state vittime per il rogo, e questa è una grande vittoria. Ora è il momento di darci una mano tutti insieme, di dare un aiuto in più a chi è in difficoltà. Io sono in Italia, ma spero di poter torna re in Malawi a settembre, appena verranno ripristinati i voli». n 

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