Intervento all’aorta a Kiev
Il Papa Giovanni in cattedra

Eseguita con una tecnica che prevede l’utilizzo di una protesi speciale dal cardiochirurgo Samuele Bichi. «È la prima volta in Ucraina».

Da Bergamo all’Ucraina per eseguire un intervento d’altissimo profilo, in primo di quel genere nel Paese est europeo. Ora, alcuni mesi dopo l’operazione, il decorso si conferma senza complicanze e si possono raccogliere i risultati.

Lo scorso 6 febbraio, infatti, il dottor Samuele Bichi, cardiochirurgo dell’ospedale Papa Giovanni, era volato a Kiev, all’Istituto nazionale di Cardiochirurgia vascolare Nikolai Mikhailovich Amosov, struttura che tratta seimila pazienti l’anno ed è sede di sei facoltà universitarie di medicina, per eseguire – per la prima volta in Ucraina – una sostituzione dell’aorta con la tecnica «frozen elephant trunk», ossia attraverso l’utilizzo di una protesi speciale che ricorda appunto la forma della proboscide dell’elefante. A essere sottoposta all’intervento è stata una donna sessantenne, affetta da dissezione cronica dell’arco aortico. A seguire l’operazione condotta da Samuele Bichi, 46 anni, senese d’origine e da alcuni anni in forza al Papa Giovanni, c’erano numerosi medici ucraini, attentissimi ad apprendere i crismi della tecnica per poterla poi replicare; nei giorni scorsi, dall’Ucraina hanno confermato il decorso positivo per la paziente.

Tra i vantaggi della «frozen elephant trunk»,  utilizzata in particolare per trattare gli aneurismi dell’arto aortico e patologie come la dissecazione aortica, c’è la riduzione della mortalità del paziente derivanti dalle due distinte fasi previste dalla precedente metodica: cioè la sostituzione dell’arco aortico e, in un secondo tempo, il trattamento dell’aorta toracica discendente.

Nel racconto del dottor Bichi c’è l’aspetto umano oltre che professionale: «Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria da parte dei colleghi dell’Istituto Amosov, desiderosi di apprendere questa tecnica per loro innovativa e di mostrarmi l’attività che portano avanti a Kiev in campo cardiovascolare – spiega il medico del Papa Giovanni –. Anche dopo il mio rientro i colleghi ucraini mi hanno tenuto aggiornato sull’evoluzione del quadro clinico della paziente. Poco tempo dopo le dimissioni della donna, anche l’Ucraina è stata colpita dall’emergenza del coronavirus. Stando alle ultime notizie, ricevute solo pochi giorni fa dopo l’ultima visita di controllo, il decorso clinico della donna è positivo. La paziente è in buone condizioni di salute».

La tecnica è utilizzata al Papa Giovanni da diversi anni nella Cardiochirurgia diretta da Maurizio Merlo; a introdurla in Italia sono stati i cardiochirurghi dell’ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, che hanno pubblicato nel 2013 i risultati di un’esperienza clinica iniziata già sei anni prima. A livello internazionale, l’introduzione della metodica si deve a un gruppo di medici tedeschi.

L’apporto dello specialista dell’ospedale bergamasco può ora consentire un progresso importante nella medicina ucraina: «Il 6 febbraio 2020 entrerà nella storia della cardiochirurgia ucraina – spiega una nota dell’istituto Amosov, dedicato all’omonimo cardiochirurgo sovietico –. L’esperienza di successo nel trattamento della patologia aortica complessa utilizzando un approccio ibrido a passo singolo all’avanguardia in Europa (la chirurgia del «frozen elephant trunk»), il supporto e la stretta collaborazione con i principali specialisti europei in questo campo, consentiranno ai medici dell’Istituto di raggiungere un nuovo livello di trattamento per questa complicata patologia e di salvare ancora più cittadini ucraini».

Nei suoi sessant’anni di attività, l’Istituto Amosov ha portato a termine oltre 200 mila interventi; ogni anno, sono circa 40 mila le consulenze effettuate.

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