La ballerina Lidia, operaia in pandemia, ora ha riaperto la sua scuola di danza

A causa della pandemia Lidia Salvatoni aveva dovuto lavorare come tornitrice. «Tante difficoltà, non mi arrendo».

La storia di Lidia Salvatoni, 52 anni, due figli, di Gandino, raccontata sulle pagine del nostro quotidiano nel marzo 2021, ha conquistato tutti. Da insegnante di danza, era stata costretta dalla pandemia a rimboccarsi le maniche e reinventarsi professionalmente come operaia in un’azienda metalmeccanica di Gandino.

Lo scorso settembre la ripartenza della sua scuola «Fuorididanza», con l’inizio dell’anno scolastico, ma tutto in sordina: le norme infatti hanno costretto un terzo dei suoi allievi ad abbandonare, e così Lidia è rimasta ancora in azienda, e trascorre le sue giornate alternandosi tra la sua scuola di danza (su due sedi, una a Gandino ed una a Gazzaniga) ed il nuovo lavoro come segretaria.

«Ebbene sì – racconta la 52enne –, nemmeno con la ripresa sono riuscita a tornare a pieno al mio lavoro da insegnante e direttrice della scuola. Era quello che speravo, purtroppo però le spese sono rimaste uguali, tra insegnanti, affitto degli spazi ed altro, ma le entrate sono diminuite con il venir meno di diverse rette, così ho chiesto in azienda se ci fosse ancora la possibilità di collaborare. E dal tornio, dato che la grossa commessa per la quale avevo ottenuto l’assunzione (una fornitura per la metropolitana di Milano) era stata consegnata, sono passata alla scrivania. Sto affiancando la segretaria quattro giorni la settimana per tre ore. Un po’ come fanno gli stagisti (ride, ndr): non ho mai avuto esperienza in questo campo e sto imparando».

Esperienza solida invece nel settore della danza, dove da oltre trent’anni (ben 33 dall’inizio dell’avventura) insegna con passione e dedizione ai suoi allievi (per la maggior parte ragazze).

«Ero giovanissima quando ho iniziato – ricorda –, avevo solo diciannove anni. E da lì è sempre stato un crescendo, con grande impegno e soddisfazione ho visto passare dalla mia scuola tantissimi ragazzi. La pandemia è stata un fulmine a ciel sereno, un stop forzato che è arrivato all’improvviso e che ha scombussolato molte cose, rimettendo tutto in discussione. Nel frattempo alcuni dei miei allievi si sono diplomati e si sono iscritti all’università lontano da casa, altri hanno deciso di cambiare attività. Con l’obbligo di Green pass rafforzato. Così facendo ho perso circa una trentina di iscrizioni, e per far quadrare i conti devo proseguire con il secondo lavoro. Sono molto grata di avere questa possibilità, così come è stato anche per l’impiego da operaia, e proseguo con positività e determinazione. Già riaprire è stata una bella cosa. Sarebbe stato più facile forse non ripartire in questi mesi, e rimandare ancora tutto, ma è doveroso dare un segnale di ripartenza ed uno stimolo anche ai ragazzi meno convinti, che in questi mesi hanno avuto dei ripensamenti. La danza, come gli altri sport, serve ai nostri ragazzi: sono attività preziose, soprattutto ora che vengono da due anni pesanti e frustranti che hanno messo a dura prova anche loro».

Nonostante tutto, continua a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Dopo due anni di costante incertezza e continui cambi di regole – conclude –, voglio comunque rimanere positiva. I momenti di sconforto sono stati tanti, ma ho saputo reinventarmi e come si sul dire “prima o poi tornerà il sereno”».

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