«La ditta ha chiuso e mi sono trovato
da un giorno all’altro in fila alla mensa»

In 17 giorni il numero di iscritti al servizio de «La quercia di Mamre» è cresciuto da 311 a 347. La responsabile: «La povertà ha sempre più il volto della fame». L’anno scorso sono stati forniti 37.520 pasti.

Sempre più gente ricorre alla mensa dei poveri di Treviglio, gestita dall’associazione «La quercia di Mamre», a dimostrazione di come l’accresciuta emergenza sanitaria Covid abbia purtroppo generato anche quella sociale.

Uno scenario, con l’arrivo della seconda ondata pandemica, traducibile dall’incrementato numero di persone che hanno dovuto fare i conti soprattutto con nuova disoccupazione e impossibilità di avere entrate economiche continue. Diverse di queste si sono così rivolte recentemente per un pasto caldo al servizio di distribuzione gratuito dell’associazione, realtà presente a Treviglio dal 2014 e dallo scorso giugno nella nuova sede di via Rossaro 8, al Pip 1. Si sono così aggiunte al folto gruppo che già usufruiva della mensa: se solo 17 giorni fa i tesserati che avevano diritto al pasto erano 311, ieri il numero è salito a 347, 36 in più. Nel solo anno 2019 sono stati consumati nella mensa sociale oltre 26.000 pasti, mentre a 80 famiglie indigenti della zona di Treviglio, che non accedono alla mensa, sono stati distribuiti pacchi alimentari settimanali: il tutto per un totale di 37.520 pasti forniti.

Nell’ora di apertura, da lunedì a sabato, dalle 11,30 alle 12,30, entrano scaglionate e al massimo in 28 per turno. Essendo la mensa chiusa la sera, una quarantina di avventori si fanno anche consegnare il sacchetto con beni alimentari per la cena. In media arrivano 85 persone al giorno. Tra queste, ieri in attesa, c’era anche un 48enne operaio italiano, che ha dovuto fare i conti con la chiusura della ditta dove lavorava: «Ora mi trovo senza entrate e nella speranza che la situazione migliori – spiega – l’importante è garantirsi un pasto e solo qui posso ottenerlo, senza costi, in un ambiente caldo e riservato. Mai però mi sarei aspettato di arrivare a questo punto». Molti invece gli utenti che hanno nella mensa della «Quercia di Mamre», da tempo, un luogo di riferimento alimentare ma anche morale: «Ci troviamo tutti nella stessa barca – sostiene un 57enne del posto – con situazioni lavorative precarie o inesistenti, senza la prospettiva di entrate, anche per la situazione che stiamo attraversando. Qui almeno parliamo la stessa lingua e il pasto è un’occasione per confortarci e darci forza».

Un conforto che viene anche dalle parole e dall’azione dei 70 volontari che si alternano alla preparazione e al servizio dei pasti, che impegna anche due giovani stagisti cuochi dell’Abf di Treviglio. La responsabile organizzativa de «La quercia di Mamre» è Rosalba Forlani: «Operiamo con tanta dedizione pur di dare una mano a queste persone che vivono in condizioni di grande precarietà, anche dal punto di vista alimentare. La nostra soddisfazione – spiega – è nel vederle soddisfatte e consapevoli che già un aiuto di base come questo può dare speranza e nel suo piccolo portare a trovare le forze per cercare di migliorare ogni singola situazione».

La mensa è gestita grazie alla convenzione con il Comune di Treviglio e l’Ufficio di piano e alla generosità di tante realtà commerciali. I frequentatori sono per il 75% residenti a Treviglio e in gran parte stranieri, ma nel capannone di via Rossaro arrivano anche dai comuni limitrofi, quasi tutti su segnalazione dei Servizi sociali di riferimento, ma non mancano coloro che si presentano autonomamente e comunque accolti: l’età dei soggetti che utilizzano la mensa varia dai 25 ai 75 anni, quasi tutti uomini. «La povertà oggi ha sempre più il volto della fame – conclude Rosalba Forlani –: confidiamo nella ulteriore generosità del territorio per continuare a operare a sostegno dei più bisognosi».

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