La ministra Bonetti a Nembro
«Contro la denatalità assegno per i figli»

L’intervista alla ministra Bonetti: assegni per i figli dall’anno prossimo. Per gli 0-6 anni: a settembre si riapre.

L’emergenza Covid ci ha colti impreparati e chi ha sofferto di più sono le famiglie che, tra bambini a casa da scuola così come gli anziani rimasti senza centri diurni, hanno fatto dei veri salti mortali per gestire lavoro e cura di nonni e figli.

Un virus che ha fatto tante vittime e – per dirla con Floria Lodetti, assessore ai Servizi sociali di Nembro – anche fantasmi: i bambini da zero a sei anni. Bambini che – è la notizia di apertura del nostro giornale di ieri – nei prossimi anni potrebbero calare vertiginosamente: di qui al 2021 la Bergamasca rischia infatti che nascano mille pargoli in meno. «Eravamo impreparati ma dobbiamo fare tesoro di questa situazione, per questo abbiamo deciso come governo – spiega la ministra della Famiglia e Pari opportunità Elena Bonetti (Italia Viva) che ieri è stata in visita a Nembro, Alzano e Bergamo – di dare una risposta immediata e definitivamente strutturale, approvando come prima riforma dopo il lockdown il Family Act».

Ministra Bonetti, le proiezioni della contrazione delle nascite nel post emergenza Covid-19 impongono un grande investimento attorno al tema della famiglia.

«Anzitutto c’è da dire che il problema drammatico della denatalità nel nostro Paese deve essere affrontato e non più rimandato.Quella di mettere al mondo un figlio è una di quelle scelte irreversibili che chiedono coraggio, rischio e fiducia. Per farlo serve essere accompagnati e quindi servono strumenti. Ecco perché le politiche di contrasto alla denatalità devono vivere di progettualità nel tempo, devono essere strutturali e stabili. L’esperienza del Covid che il nostro territorio lombardo ha vissuto con un livello di drammaticità altissimo aggrava questa situazione. I giovani italiani hanno peggiorato le aspettative di vita molto più dei coetanei europei. Abbiamo quindi deciso come governo di dare una risposta immediata e strutturale, approvando il Family Act, atto non solo simbolico ma significativo».

In cosa consiste?

«Il governo ha deciso di investire su più fronti, individuando 5 pilastri. Il primo è l’assegno universale per tutti i figli: le famiglie devono poter contare su un contributo mensile che li aiuti nella gestione e educazione dei propri figli».

Di che cifra si parla?

«Non è stato ancora definito il quantum perché andrà erogato a tutti, anche a chi oggi non ha alcuna misura o sostegno quindi anche a partite Iva e incapienti. È un capitolo che verrà inserito nella riforma fiscale, ma certamente tutti dovranno prendere più di quello che stanno ricevendo».

Gli altri pilastri?

«Un altro capitolo è il sostegno a tutte le spese sia scolastiche sia educative in senso ampio, quindi per sport, musica, teatro, esperienze culturali. Anche per garantire servizi educativi per la prima infanzia e la fascia zero-sei anni su tutto il territorio nazionale».

Una fascia che, è emerso durante la sua visita in Valle Seriana, preoccupa gli amministratori.

«A settembre dobbiamo garantire la riapertura di tutti i servizi, delle scuole per tutte fasce di età. Le indicazioni che arrivano dal Comitato tecnico scientifico riprendono i piccoli gruppi per quella fascia d’età: dovessero servire ulteriori risorse, c’è l’intenzione del governo di trovarle. Anche per i bambini più grandi abbiamo lavorato con Comuni e Regioni per individuare le linee guida per riaprire i centri estivi e le esperienze ludiche. Abbiamo voluto investire 150 milioni: 135 per i centri estivi e gli altri 15 per combattere la povertà educativa. Inoltre è già stato pubblicato il bando EduCare da 35 milioni per il sostegno all’educazione non formale rivolto a terzo settore, volontariato e scuole, bando che potrà essere prolungato di sei mesi, quindi per progetti anche autunnali. Inoltre il Family Act prevede permessi retribuiti per colloqui scolastici, la riorganizzazione dei congedi parentali quindi almeno 10 giorni per i padri e la necessità di condivisione del carico di cura tra donne e uomini».

Ecco, le donne. Si teme che saranno molte quelle che non torneranno al lavoro nei prossimi mesi.

«Il quarto pilastro sono gli incentivi al lavoro femminile: abbiamo un basso tasso di natalità ma altrettanto basso è il tasso di occupazione femminile: dobbiamo lavorare in modo integrato su entrambi. Purtroppo le donne hanno dovuto scegliere tra essere madri e lavoratrici: intendiamo incentivare l’imprenditoria femminile, l’assunzione di donne e promuovere percorsi di formazione in particolare per coloro che interrompono il lavoro per la maternità».

E chi una famiglia vorrebbe costruirla ma non osa?

«L’ultimo pilastro è il sostegno all’autonomia dei giovani, anche per l’acquisto o l’affitto delle prime case».

Questi i contenuti. Ma i tempi?

«L’11 giugno il disegno di legge delega Family Act ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. La parte dell’assegno universale abbiamo voluto accelerarla tramite il percorso parlamentare già attivo, c’è stato il voto in commissione, la settimana prossima alla Camera: conto venga approvato prima dell’estate in modo da avere in autunno i decreti attuativi e arrivare l’anno prossimo a erogare l’assegno, che sarà maggiorato dal terzo figlio e senza limiti d’età per bambini disabili, modulato su base Isee o indicatore equivalente».

In questa pandemia le famiglie sono state il luogo del lavoro, della cura, dell’educazione, delle relazioni, ma tutto ciò grazie a dei veri salti mortali e, in parte, grazie allo smart working. Riusciremo ad armonizzare i tempi della famiglia e quelli dell’attività lavorativa?

«È lo scopo del Family Act, serve trovare una maggior capacità di forme innovative, certamente lo smart working è una forma importante, ma dobbiamo rendere smart tutti i nostri servizi territoriali».

Per anziani e disabili, con i centri chiusi ci si è affidati alle videochiamate degli educatori che scaldano il cuore, ma la certezza dei servizi di una Rsa o un centro diurno, è altra cosa. Quando si sbloccherà questa situazione?

«Per questi servizi, la competenza è regionale. Credo che questa rete sia fondamentale, abbiamo imparato che dobbiamo integrare il sistema di rete sociale che nel nostro Paese c’è, ma va consolidato. Mi auguro che possano riaprire presto in sicurezza, sono servizi essenziali. Intanto uno dei progetti proposti col ministro delle Politiche giovanili, “Time to care”, da 5 milioni, sostiene progetti di volontariato per giovani under 35 che si mettono a disposizione del terzo settore sostenendo persone anziane, è una sorta di servizio civile a ore. È già stato firmato il protocollo, partirà presto».

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