La reazione dei sindaci: «Ok la salute
ma i divieti della bozza non sono chiari»

La medicina sarà amara, molto amara, ma il male va debellato, costi quel che costi. Anche perchè «il danno economico è già enorme: a questo punto tanto vale adottare ogni azione utile a tutelare la salute, poi si troverà il modo anche di ristorare i danni».

I sindaci dei principali centri della Bergamasca accolgono con più di un dubbio la bozza del decreto approntata ieri dal Consiglio dei ministri su Covid-19, sottolineando anche la necessità di «dover imparare ad assimilarci alle regole: solo così vinceremo questa battaglia».

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori pensa che «se fossero confermate, queste misure potrebbero non bastare a fermare il contagio. Al di là di quello che c’è scritto nel decreto credo che sarà fondamentale, per tutti noi amministratori, dire ai cittadini che devono stare a casa. È l’unico modo per cercare di limitare la diffusione del virus. La situazione negli ospedali è già drammatica. Già da venerdì noi sindaci dei capoluoghi lombardi avevamo chiesto una riunione al presidente Attilio Fontana per avere un quadro più dettagliato. Ci siamo presi la responsabilità di dare un mandato molto forte al presidente, a cui abbiamo chiesto di ribadire al governo la necessità di avere misure più restrittive».

Da Treviglio il sindaco Juri Imeri, lamentando «la mancanza di un intervento più netto e in tempi più rapidi», ritiene «ormai evidente che bisogna dare segnali netti: per questo mi pare assurdo, se fosse confermato, che lo sport agonistico possa continuare. Ad esempio lunedì (domani per ci legge, ndr) c’è la partita di basket di serie A2 Treviglio-Bergamo: qui non c’è forse contatto? Speriamo sia fatta più chiarezza perché in questi giorni i vari decreti sono stati difficili da interpretare». Intanto, il coronavirus e i vari divieti hanno creato «un danno che per il nostro Comune stimiamo sui 200 mila euro: mancate entrate dai parcheggi, il mercato che non si fa, la fiera che non si è fatta. Mi immagino - prosegue Imeri - poi tutto il settore dei nidi privati, commercianti, industria». Insomma, il danno è fatto: «Teniamo almeno salda la barra per tutelare la salute pubblica, i danni saranno poi ristorati».

Francesco Bramani primo cittadino di Dalmine punta sull’articolo 1 del decreto, il divieto di spostamenti in entrata e in uscita dalla Lombardia come dalle altre 11 province individuate, «nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Bramani si dice «in attesa come tutti di capire cosa se ne farà dell’eventuale zona rossa tra Nembro e Alzano: sarà un grande problema perché tutelare la salute dei cittadini è imprescindibile, ma è anche vero che - aggiunge -, si dovrebbe concedere la possibilità di accedere ai luoghi di lavoro». Per quanto «mi riguarda - sottolinea Cristian Vezzoli sindaco di Seriate - prevale la linea dura. Sono dell’idea che si debba fare tutto ciò che serve per la salute dei cittadini: il mio pensiero va al personale sanitario, tutta la mia stima. Ora bisogna capire bene se non ci si può spostare dai propri comuni o dall’intera regione».

Che l’imperativo categorico sia «uscire da questa emergenza» ne è convinto il sindaco di Romano di Lombardia, Sebastian Nicoli: «Se oggi si deve arrivare a una soluzione drastica come questa - spiega - significa che l’appello fatto anche come sindaci a un senso di responsabilità più diffuso non ha sortito l’effetto desiderato. Il tema vero è che dobbiamo invece imparare ad assimilarci alle regole». Anche quando colpiscono le corde più profonde degli affetti: «La sospensione dei funerali non è cosa da poco» aggiunge. Parla di «bozza a dir poco pasticciata» il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Una bozza che «necessita da parte del governo di chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno. La confusione è evidenziata anche dalle moltissime chiamate che stanno giungendo al mio telefono e a quello di chi da giorni è al mio fianco per affrontare questa emergenza».

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