«La scuola non è sacrificabile»
I genitori lanciano la protesta social

Il Coordinamento dei comitati si mobilita per avere prospettive più certe sul ritorno in classe, parte la campagna social con l’hashtag #adessoBasta! Anche i sindacati sul piede di guerra: «Gli istituti non possono continuare a fare e a disfare come Penelope».

«Vogliamo lottare». I genitori degli studenti bergamaschi lanciano il loro grido di protesta, una campagna social grazie all’hashtag #adessoBasta! per dare voce a chi, in questi mesi, si è sentito dimenticato, relegato in un angolo: gli studenti. «Assistiamo frustrati – si legge nel comunicato che il CoorCoGe, il Coordinamento dei Comitati Genitori bergamaschi, che accoglie una rappresentanza di tutte le scuole superiori – all’ennesimo allontanamento della data per la ripresa in presenza: ore di confronto di tante componenti scolastiche e istituzionali, oltre al nostro impegno di raccolta dati e proposte operative, buttate alle ortiche. Non possiamo limitarci a prendere atto della schizofrenia con cui la politica si sta muovendo nei confronti della scuola e degli studenti. La situazione sta degenerando verso una deriva che tiene la scuola e gli studenti in scacco, avvilendone ancora una volta il ruolo e i diritti. Ogni disillusione – continua il comitato – sulla ripresa in presenza, anche parziale, ma strutturata nel tempo demotiva, avvilisce, allontana. Ci vergogniamo profondamente dell’esempio e dei messaggi che gli studenti e la scuola ricevono dalla politica: che la scuola è sacrificabile, che i ragazzi sono pacchetti che si possono mettere a casa o a scuola, accendere o spegnere, nell’incertezza totale. Ci stanno dicendo che andare a scuola, tutto sommato, non serve». Un comunicato duro, che lancia una protesta virtuale.

La campagna

«Abbiamo deciso – spiega Monica Ravasio, presidente del CoorCoGe – di mettere da parte lo sconforto e di fare qualcosa perché i ragazzi si sentono abbandonati. Non hanno più fiducia negli adulti e questo è un rischio anche per il futuro. Abbiamo pensato di dimostrare loro che continuiamo a lottare. Non potendo proporre manifestazioni abbiamo pensato a qualcosa alla portata di tutti: un hashtag da riempire di contenuti con la creatività dei ragazzi, dei docenti e anche dei presidi. Vogliamo fare un appello anche al mondo imprenditoriale e del lavoro: anche il mondo della scuola è lavoro, e i nostri ragazzi sono i lavoratori del futuro».

Preoccupato per il futuro anche Silvio Petteni, di Agesc (l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche): «La nostra preoccupazione è per il futuro. Questi ragazzi stanno perdendo un altro anno di scuola: che competenze avranno in futuro? Stiamo pensando a come aiutare le famiglie, non in termini economici, ma in termini pratici, perché il rischio dispersione è davvero notevole».

La politica

Sul tema è intervenuto ieri anche il sindaco Giorgio Gori: «Purtroppo i dati che la Regione ci ha mostrato lasciano poco spazio alla discussione : l’indice Rt regionale è in rapida risalita. In tutte le province si assiste a una ripresa dei contagi, anche se Bergamo continua a essere quella con i dati meno preoccupanti. Non ci sono però le condizioni, almeno non ora, per ottenere uno scorporo o una deroga, anche perché ci è stato riferito che la maggior crescita dei contagi si misura proprio tra i 14 e i 18 anni. Serve quindi avere ancora pazienza, almeno per due settimane. Ciò che ho chiesto al presidente della Regione Attilio Fontana è di considerare prioritaria la riapertura delle scuole, rappresentando con chiarezza questa istanza nel confronto col Governo e con le altre Regioni».

Dalla Regione ieri sono arrivate alcune indicazioni più precise sul periodo di lezioni a distanza: fino al 24 gennaio la Dad sarà al 100%, ma verrà consentito alle istituzioni scolastiche e formative professionali di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per gli studenti con bisogni educativi speciali. Sul tema, il presidente Fontana ha sottolineato che «in Lombardia partirà a breve una sperimentazione importante e mirata basata sullo screening di studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado per verificare concretamente l’incidenza del virus in questo ambito». E anche i politici bergamaschi hanno preso posizione sul tema. «La scuola – aggiunge la senatrice di Forza Italia Alessandra Gallone – è perno del sistema Paese, non si può trattarla in questo modo. La scuola ha dimostrato di essere pronta in ogni momento e ha dovuto poi fare marcia indietro, per incompetenza del governo. Bisogna mandare a casa un governo inadeguato, condizionato da steccati ideologici». «Bisogna considerare – conclude il consigliere regionale Pd Jacopo Scandella – che l’impatto di questi mesi sui risultati scolastici di tanti bambini e ragazzi, oltre che sulle loro capacità di relazionarsi, è già stato molto pesante. Le testimonianze di dirigenti, docenti, genitori e ragazzi sono tante e chiare: riguardano sia chi aveva difficoltà pregresse, che ne esce ulteriormente penalizzato, sia chi non le aveva. Anche questo è un debito che rischia di costare carissimo, nello sviluppo delle loro carriere scolastiche e lavorative e quindi dell’intera società».

I sindacati

Anche i sindacati della scuola hanno preso posizione. «Si assiste ormai a una specie di lotteria delle date – sottolinea Elena Bernardini, segretario provinciale di Flp Cgil –, a cui tanti soggetti istituzionali e tanti opinionisti partecipano. Si mettono in campo diverse variabili, ciascuna delle quali costringe ogni volta le scuole a fare e disfare, come una Penelope inquieta, un assetto organizzativo che richiede molto lavoro e che a ogni piccola variazione va completamente rivisto».

«Da mesi diciamo che abbiamo un ministro – continua Loris Renato Colombo, segretario provinciale di Snals – che non vuole dialogare con le parti sociali per costruire insieme una risposta concreta a questa situazione.»

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