La sposa sviene dopo il sì: «È positiva»
Nozze interrotte, ma poi arriva il lieto fine

Val Calepio, dopo lo scambio degli anelli e il bacio, appena prima della Comunione, la telefonata dal laboratorio. Stop banchetto e viaggio di nozze. Gli sposi avevano eseguito il tampone d’obbligo per chi va all’estero, mai avuti sintomi sospetti. Positivo anche lo sposo. Tamponi e isolamento per i familiari: tutti negativi.

«Io vi dichiaro marito e moglie». Ma proprio per un pelo, un soffio, una manciata di minuti. Se solo il fratello dello sposo avesse ricevuto quella telefonata qualche giro di lancette prima, oggi la coppia non sarebbe marito e moglie. Quale telefonata e quale coppia? È presto detto. Bisogna riportare il calendario a fine ottobre, e in un Comune a ridosso della Val Calepio. Succede che due fidanzati storici, entrambi sulla trentina, varcano le soglie della parrocchiale. Emozionatissimi, anche perchè i fiori d’arancio profumano più che mai, sbocciati dopo che la pandemia li ha costretti a rimandare il matrimonio dalla primavera all’autunno. I futuri sposi s’accomodano davanti ai sacerdoti - ben tre, tutti amici della coppia - e, a distanza di sicurezza, si levano la mascherina. In tasca, si fa per dire, hanno il biglietto aereo che il giorno dopo li porterà in viaggio di nozze all’estero, Oltremare. O almeno è quel che credono. La cerimonia fila via liscia, emozionata la sposa, emozionato lo sposo, emozionata la cinquantina abbondante di ospiti accorsa per festeggiare la coppia. Fino a quando, dopo lo scambio degli anelli e il romantico bacio di rito, appena prima della Comunione, dai banchi si leva un vociferare sospetto. Sospetto, ma nessuno sarebbe mai arrivato ad immaginare il perché. Ebbene: i due sposi, il giorno prima della cerimonia, avevano eseguito il tampone d’obbligo per chi va all’estero e non vuole scontare la quarantena a destinazione. Un accertamento imposto, a cui la coppia ricorre solo ed esclusivamente per poter partire, senza alcun timore di risultare positivi: mai avuti sintomi sospetti.

Ma che nel bel mezzo della cerimonia il fratello dello sposo vede lampeggiare il cellulare che il ragazzo all’altare gli aveva affidato: lo vede lampeggiare una volta, due, tre, quattro fino a quando - insospettito - decide di rispondere. Dall’altro lato del «filo» il laboratorio che aveva eseguito lo screening: il tampone dello sposa è positivo. Po-si-ti-vo. Il familiare tentenna, non sa che fare, ma di fronte agli sguardi interrogativi dei parenti cede. E dà l’annuncio: la sposa è positiva al virus. Una catastrofe: la ragazza, incredula, sviene davanti all’altare. Per ben due volte.

Solo quando si riprende, i sacerdoti riescono a terminare la cerimonia che era già volta al dunque, con tutte le misure di sicurezza. A quel punto i partecipanti escono dalla chiesa, aspettano gli sposi, e non rinunciano al lancio del riso: mai s’è visto lancio a cotanta distanza, dicono i presenti. Ma non è finita qui: addio al pranzo luculliano. Il banchetto allestito per le nozze sfuma, e si trasforma in comodi «packed lunch» – tradotto: schiscetta – gentilmente offerta dalla coppia. Coppia che si rintana immediatamente in casa, con tanti saluti al taglio della torta a favore di fotocamera. In casa si rinchiudono anche i familiari, gli unici contatti stretti chiamati a fare il tampone: tampone che si rivelerà, per tutti loro, fortunatamente negativo. Peccato per il viaggio di nozze, ma bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno: la telefonata dal laboratorio è arrivata dopo il sì. Anzi, pardon: le telefonate. Era positivo pure lo sposo.n

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