La storia e il futuro del Collegio Celana
«Patrimonio e opportunità per il territorio»

Il presidente del Cda, Gomes: «Siamo disposti a consegnare l’immobile agli enti pubblici rimettendoci i due terzi del suo valore». E sui progetti di rilancio: «Aspettiamo riscontri concreti».

Un patrimonio del territorio da preservare, un’opportunità che il territorio non può lasciarsi sfuggire. Nelle aule, tra i corridoi e nel teatro del Collegio San Carlo di Celana sono diventati grandi migliaia di studenti da tutta la Lombardia fin dal 1579, anno in cui nella frazione di Caprino Bergamasco venne fondata la prima scuola cattolica d’Italia, voluta da San Carlo Borromeo.

Il Collegio convitto è chiuso dal 2014 e il tema del rilancio del Celana è sul tavolo fin dall’anno seguente. Ora torna d’attualità grazie all’impegno del suo Consiglio d’amministrazione, mirato a valorizzarne la storia e il futuro, «convinto che – spiega Stefano Gomes, presidente del Cda insediato lo scorso mese di maggio – il Collegio Celana sia patrimonio del territorio e tale debba rimanere. Il Cda non è quindi contrario ad alcuna iniziativa che esprima la volontà del territorio: aspettiamo riscontri concreti». Un concetto ribadito lo scorso 20 novembre dallo stesso Cda ai sindaci di Cisano e Pontida, Andrea Previtali e Pierguido Vanalli, che propongono di aprire al Collegio di Celana un Istituto tecnico superiore di avviamento al lavoro. Di più: «Il Cda del Collegio – prosegue Gomes, entrato nel Cda come rappresentante del Comune di Verdello e direttore generale di “Alex Servizi” – è anche disposto a consegnare l’immobile agli enti pubblici del territorio a un prezzo sensibilmente inferiore alle quotazioni di mercato, rimettendoci i due terzi del suo valore. Ovviamente sul Collegio insiste un’esposizione debitoria che va onorata».

Il riferimento va alla fideiussione da 2,5 milioni di euro rilasciata dalla Curia di Bergamo a Ubi Banca a garanzia delle linee di credito concesse. «Noi non vogliamo un euro di più – garantisce Gomes –: il Cda ritiene sia suo preciso dovere coinvolgere il territorio, anche rinunciando al valore di mercato», che verrà stabilito da una perizia commissionata di recente. Già nell’aprile 2015 i sindaci di una quindicina di Comuni della Valle San Martino e limitrofi, con Caprino in testa, misero nero su bianco «la volontà unanime di promuovere e sostenere progetti condivisi per il rilancio della struttura». Sul tavolo, un servizio socio-sanitario semiresidenziale e residenziale misto indirizzato a persone con demenza, servizi finalizzati ad housing sociale e un campus per studenti.

«Ci siamo dati il 15 gennaio come data ultima entro cui il territorio dovrà darci un riscontro concreto. Se ciò non sarà possibile – aggiunge il presidente – allora ci rivolgeremo ai privati», per i quali farà testo il valore di mercato dell’enorme immobile, qualcosa come 22 mila metri quadrati di superficie calpestabile su un terreno, collina e bosco compresi, di 45 mila metri quadrati.

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