L’Ats chiede di alzare la soglia:
fino a 1.800 pazienti per medico

La richiesta alla Regione. «Incarichi anche agli specializzandi». Il sindaco Gori: «Siamo preoccupati per l’autunno, servono nuove leve».

«Segnalazione grave carenza di medici di assistenza primaria». Questo è il titolo, inequivocabile, della lettera inviata da Ats Bergamo a Regione Lombardia per denunciare la situazione in cui versa il territorio della provincia di Bergamo.

Decine di medici stanno andando in pensione ed è molto difficile sostituirli. Anzi, è quasi impossibile. Sono 30 i camici bianchi che lasceranno entro l’estate. E altri 125 nel prossimo triennio, il 20% del totale. Una carenza - raccontata più volte da L’Eco negli ultimi mesi - ancora più grave nel post epidemia, quando il ruolo dei medici di base sarà centrale per il monitoraggio e il tracciamento di nuovi casi sospetti e per evitare così nuovi focolai. All’addio di oltre un centinaio di medici non corrispondono nuove entrate: a gennaio 2021 finisce il corso di 20 specializzandi in medicina generale che entreranno in servizio verosimilmente tra la primavera e l’estate. La tornata successiva, con 60 nuovi professionisti, è attesa nell’aprile del 2022. Ma l’allarme in provincia di Bergamo è già scattato.

L’emergenza non solo estiva

Ecco perché settimana scorsa Ats ha deciso di prendere carta e penna e scrivere alla Regione. Le soluzioni prospettate sono due, entrambe di carattere emergenziale: distribuire i pazienti tra altri medici allargando la platea a 1.800 assistiti ogni medico, contro i 1.500 ora consigliati per un’assistenza ideale. La seconda opzione invece è il conferimento di incarichi provvisori a tempo determinato anche ai medici specializzandi in medicina generale, proprio come è avvenuto negli ultimi mesi. Una possibilità che, però, finisce teoricamente il 31 luglio.

Il direttore sanitario di Ats Bergamo Carlo Alberto Tersalvi ha scritto ai colleghi direttori delle Asst per fare il punto della situazione e chiarire le richieste portate alla Regione: nella lettera inviata a Regione «si è fatto presente che, oltre al numero elevato di ambiti carenti, a brevissimo si sarebbero determinate delle vere e proprie mancanze, perché si sta rivelando impossibile reperire tanto i medici titolari che i medici destinati a incarichi provvisori e, ultimamente, i medici per garantire le sostituzioni». Tersalvi aggiunge che «nel nostro territorio, duramente toccato dall’epidemia (dalle epidemie…), ci appare sempre più concreto il rischio che sia i medici che gli assistiti si trovino – da un lato – a non vedere assicurato il necessario ricambio e – dall’altro – a non vedere assicurata l’assistenza primaria». Per questo motivo «e per quanto di ancora più grave possiamo immaginarci in un prossimo futuro, abbiamo domandato all’Unità Organizzativa Rete Territoriale della Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia, di autorizzare alcune operazioni (incremento del massimale individuale sino a 1.800 scelte e conferimento di incarichi provvisori a tempo determinato anche ai medici iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale) o di individuare, in alternativa, altre misure».

Per cercare di tamponare le emergenze estive Ats ha già rivolto un appello sul sito dell’Ordine dei medici di Milano alla ricerca di medici provvisori. E ha cercato di allargare il bacino di assistiti di altri medici. Si tratta però di «soluzioni provvisorie – conclude Tersalvi –, che non possono protrarsi nel tempo né, tanto meno, devono diventare la nostra nuova “normalità”. Numerosi e pressanti, come potete immaginare, sono stati i contatti con i sindaci».

Il caso Bergamo

Proprio i sindaci si ritrovano a dover rispondere a migliaia di cittadini che si ritrovano senza un medico. Un problema che non riguarda solo le valli, come in passato, ma anche la città. Sono 22 i camici bianchi che andranno in pensione nei prossimi tre anni, il 30% del totale. «L’unica soluzione possibile per cercare di rispondere all’emergenza è avere a disposizione nuovi medici che entrano in gioco, anche in via eccezionale – spiega il sindaco di Bergamo Giorgio Gori –. Penso agli specializzandi in medicina generale, a cui dovrebbe essere data l’opportunità di prestare servizio negli ambulatori come in questi mesi di emergenza. Fino alla fine del 2020 possiamo impegnarci per trovare soluzioni alternative, perché il numero dei medici che vanno in pensione è ancora contenuto e forse ci sono colleghi che possono estendere il loro bacino di assistiti. Ma da gennaio 2021 la situazione diventa molto difficile. Io sono preoccupato per l’autunno: la campagna vaccinale sarà fondamentale per affrontare una possibile fase in cui sarà necessario discriminare le influenze normali da chi invece sarà positivo al Covid-19».

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