Lo studio del Negri sulle acque reflue: «Ecco cosa è cambiato col vaccino»

Covid L’analisi nella città di Milano ha permesso di rilevare la carica virale e di scoprire che a parità di circolazione del virus, a distanza di un anno, i casi positivi e i ricoveri erano crollati.

Positivi asintomatici, alias uno dei grandi nodi irrisolti della pandemia. In un fase in cui l’83% della popolazione ha già ricevuto tre dosi di vaccino, chi si contagia spesso lo fa senza accorgersene: niente febbre sospetta, nessuna grave difficoltà respiratoria o tosse insistente. Merito, soprattutto, dei vaccini, che pur avendo perso efficacia nel prevenire l’infezione in presenza delle nuove mutazioni (Omicron, Omicron 2), rimangono ancora efficacissimi nel prevenire i sintomi più gravi della malattia da Covid-19. Resta però un nodo: in presenza di sempre più infezioni asintomatiche, come è e sarà possibile misurare la reale diffusione del virus? Secondo l’Istituto Mario Negri un aiuto concreto può venire dallo studio delle acque reflue.

Il nuovo studio

L’ente di ricerca bergamasco, insieme all’Università Statale di Milano e a Regione Lombardia, hanno appena diffuso i risultati di un nuovo studio che propone proprio l’analisi delle acque reflue come metodo chiave per misurare l’effettiva diffusione del virus e prevederne la sua circolazione massiccia.

Una ricerca simile i partner scientifici l’avevano già condotta durante la prima ondata, in assenza di vaccini: dall’analisi di 107 campioni di acque reflue nei collettori di ingresso di Bergamo, Brembate, Ranica, Brescia, Cremona, Crema, Lodi e Milano tra la fine di marzo e la metà di giugno 2020 l’Rna del virus era stato stato rilevato nel 61% dei casi, con la percentuale più alta di campioni positivi proprio nell’area di Bergamo (80%).

Ebbene, gli studiosi hanno riproposto l’analisi anche nella seconda ondata, nel mese di novembre 2021, concentrandosi questa volta solo sull’area di Milano e, per la precisione, sulle acque raccolte nel depuratore di Novedo, il più grande del capoluogo lombardo.

Il confronto

I risultati appena pubblicati sulla rivista scientifica Jama evidenziano come, nonostante i casi positivi e le ospedalizzazioni fossero largamente inferiori (meno di un quarto), la carica virale riscontrata nei reflui milanesi a novembre 2021 è praticamente identica a quella accertata a novembre 2020.

«È la prova che, sottotraccia, senza venir rilevato dai principali indicatori, il virus circolava suppergiù con la stessa intensità: segno che numero di casi positivi e ospedalizzazioni non sono parametri sufficienti a dare conto della diffusione virale – spiega dalla sede di Ranica del Mario Negri Giovanni Nattino, ricercatore a capo dell’unità di Inferenza causale in epidemiologia –. L’analisi delle acque reflue, dove confluiscono feci, urine, secrezioni, riesce invece a scattare una fotografia più accurata della reale diffusione del virus prodotto anche dagli asintomatici.

La carica virale riscontrata nei reflui milanesi a novembre 2021 è praticamente identica a quella accertata a novembre 2020

Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19 si è infatti osservato che le persone infette possono espellere il virus con le feci, anche se non hanno sintomi». Le analisi sono state condotte grazie ad una metodologia in grado di misurare la concentrazione del virus nelle acque reflue, metodologia messa a punto dall’Università Statale di Milano, sotto la guida di Elena Pariani e Sandro Binda, nel laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza di Sars-CoV-2 e dall’Istituto Mario Negri, nel laboratorio di Tossicologia della Nutrizione.

Metodo di sorveglianza

Secondo gli studiosi, fra i pregi del monitoraggio delle acque reflue (metodo usato, fra l’altro, anche per stimare il consumo di sostanze quali droghe d’abuso, alcool e farmaci) non c’è però solo la capacità di intercettare gli asintomatici. «La messa in campo di questo nuovo approccio alla sorveglianza di Sars-CoV-2 – evidenzia Laura Pellegrinelli, ricercatrice dell’Università Statale di Milano – ci permette di avere un vantaggio sul virus, prevedendone la circolazione massiccia con ben due settimane di anticipo ed eventualmente intercettando anche l’introduzione di nuove varianti. L’epidemiologia delle acque reflue apre nuove opportunità per la sorveglianza di future epidemie».

Vaccini fondamentali

Ma i risultati dello studio, che confronta i campioni prelevati a novembre 2020 (la campagna di vaccinazione è iniziata un mese dopo) con quelli di novembre 2021 (quando larga parte della popolazione aveva ricevuto già almeno due dosi di vaccino), suggeriscono anche un’altra conclusione:

«La situazione fotografata dai dati conferma che, nonostante il virus circolasse anche tra i vaccinati nel novembre 2021, i vaccini sono stati fondamentali nel prevenire le forme sintomatiche e gravi della malattia – conclude Nattino –. Questo dovrebbe mettere in guardia gli individui immunocompromessi e chi non ha ancora ricevuto il vaccino, poiché il rischio di contrarre il virus è molto superiore rispetto a quanto può essere ipotizzato sulla base del numero di casi positivi e ospedalizzati».

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