Lorini: «Terza dose al più presto per tutti contro la variante»

Il primario del «Papa Giovanni»: i pazienti in Terapia intensiva non sono vaccinati, bisogna agire. «Delta contagiosa e ci sono ancora 3 milioni di over 50 non protetti: si rischia».

«Partiamo da un dato, ormai confermato in tutte le Terapie intensive della Lombardia e d’Italia, Bergamo è del tutto allineata alla tendenza generale: la stragrande maggioranza dei ricoverati per Covid in Terapia intensiva non è vaccinata, o non è completamente immunizzata . Per ora la situazione è sotto controllo, ma molti dettagli ci dicono che se non si interviene subito rischiamo un’ondata di ammalati non vaccinati che potrebbe mettere a rischio anche chi si è protetto. Non bisogna perdere tempo». Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza-Urgenza e dell’Area critica dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, va dritto al punto, come suo costume: «Le stime che vedo diffondere in quest’ultimo periodo parlano di oltre 3 milioni e mezzo di italiani senza alcuna copertura vaccinale nella fascia considerata più a rischio in caso di infezione,

dai 50 anni in su. Se a questo dato aggiungiamo il fatto, incontrovertibile, che l’Rt , cioè l’indice di contagiosità, legato alla variante Delta, che è ormai prevalente in tutta Italia, è su un valore di 7 ci troviamo davanti a una situazione esplosiva . Perché, e questo è il punto su cui si deve intervenire subito, stiamo in un periodo in cui sta scemando l’efficacia della seconda dose per una discreta fascia di popolazione, dagli anziani over 80 ai medici e al personale ospedaliero, persone che hanno completato il ciclo vaccinale ormai da poco meno di un anno. I non vaccinati, in questo quadro, potrebbero diventare un reale pericolo anche per chi vaccinato lo è, e creare l’incubazione di un’altra ondata di contagi a ridosso dell’inverno. Bisogna agire tempestivamente facendo il richiamo a tutti entro l’anno dal completamento della seconda dose: ora proprio non possiamo permetterci di sbagliare».

Anche perché, aggiunge Lorini, si ha già sotto gli occhi quello che potrebbe accadere, guardando ad altri Paesi. « Il problema, per esempio, si è già posto tra agosto e i primi di settembre in Israele – sottolinea –. Era quasi matematico che accadesse, perché loro hanno cominciato a vaccinare quattro mesi prima di noi. E, infatti, sono già partiti a tappeto con la terza dose. Noi non dobbiamo perdere tempo: potremo affrontare l’inverno in modo gestibile, limitando i contagi ed evitando un nuovo intasamento degli ospedali, solo se si partirà a brevissimo con la terza dose per tutti quelli che stanno vedendo scadere l’anno del ciclo vaccinale. I vaccini ci sono, l’organizzazione è rodata, e confido che quello che è più di un “sentito dire” diventi realtà: sono convinto che il governo a breve disporrà la terza dose per tutti quelli che hanno quasi raggiunto i 12 mesi di immunizzazione ; è la carta strategica da giocare ora. Diversamente, rischiamo davvero di assicurarci un’altra pesante ondata di contagi».

Se bisogna quindi proteggere in fretta chi sta vedendo calare le sue difese contro il Covid, forse è un po’ presto per pensare ad allentare le restrizioni rimaste: ovvero aumentare le capienze nei luoghi di spettacolo, riapertura di discoteche, eliminazione delle mascherine . «Io sono convinto che per il momento si debba procedere, con urgenza, a erogare la terza dose a chi si è vaccinato da più tempo. E continuare con la campagna vaccinale cercando di intercettare chi a oggi ha evitato di proteggersi. E non è detto che poi il richiamo vada fatto tutti gli anni: q uest’inverno sarà cruciale, se proteggiamo chi ha una diminuzione degli anticorpi, usiamo distanziamenti e dispositivi di protezione e aumentiamo i vaccini, potremmo davvero allontanare la pandemia. Per il resto serve gradualità . Sarà importante verificare qual è stato l’impatto della riapertura in presenza delle scuole, ma è troppo presto per dire che tutto è sotto controllo, servono almeno tre settimane per vedere se davvero la curva dei contagi resta piatta. Poi, con una terza dose a tappeto, si potrà pensare ad allentare restrizioni. Previsioni? Io spero che la Lombardia riesca ad assestarsi su una soglia, nei mesi prossimi, di 150 ricoverati nelle Terapie intensive . Un decimo di quello che abbiamo gestito con lo tsunami del 2020. Con queste previsioni, la situazione sarà gestibile. E andrebbe davvero di lusso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA