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IL PRESIDENTE. Il richiamo alla pace, gli 80 anni della Repubblica, la necessità di combattere vecchie e nuove povertà nelle parole del Capo dello Stato.
«Abbiamo di fronte problemi vecchi e nuovi, accresciuti dall’incertezza del contesto internazionale che attraversiamo. Entriamo, inoltre, oggi, in un tempo in cui tutto diventa globale e interdipendente, dall’economia, all’ambiente, al clima, alle rivoluzioni tecnologiche che investono le nostre vite, ai rischi delle pandemie, alle reti del terrorismo integralista. Ma nessun ostacolo è più forte della nostra democrazia». Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio di fine anno, mercoledì 31 dicembre, al Quirinale.
Forte il richiamo alla pace: «Leone XIV - cui rivolgo gli auguri più affettuosi del popolo italiano - nei giorni di Natale, in prossimità della conclusione del Giubileo della Speranza, ha esortato a “respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione”. Ha richiamato alla necessità di disarmare le parole. Raccogliamo questo invito. Se ogni circostanza diviene pretesto per violenti scontri verbali, per accuse reciproche, di cui non conta il fondamento ma soltanto la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace, non se ne costruiscono le basi».
Il presidente ha poi ricordato l’80° anniversario, nel 2026, della Repubblica.
«Questi ottant’anni sono come un grande mosaico, il cui significato compiuto riusciamo a cogliere soltanto allontanandoci dalle singole tessere che lo compongono. Non vanno ignorate, ovviamente, lacune e contraddizioni ma eravamo una società con un basso livello di istruzione, con alti tassi di emigrazione». «L’Italia della Repubblica è una storia di successo nel mondo. Possiamo e dobbiamo esserne orgogliosi. Possiamo perché questa storia è frutto del sacrificio, dell’impegno, della partecipazione di tante generazioni di italiane e italiani. Ognuno ha messo la sua tessera in quel mosaico. In ogni casa, in ogni famiglia c’è una storia da raccontare».
«Spesso diciamo che i principi e i valori che le madri e i padri costituenti ottant’anni fa incisero nella Costituzione vanno vissuti, testimoniati ogni giorno: è questo che li ha fatti diventare realtà nelle scelte quotidiane di ognuno di noi».
«Vecchie e nuove povertà - che ci sono e vanno contrastate con urgenza - diseguaglianze, ingiustizie, comportamenti che feriscono il bene collettivo come corruzione, infedeltà fiscale, reati ambientali» sono «crepe che rischiano di compromettere proprio quella coesione sociale che consideriamo un bene prezioso di cui disponiamo», ha detto ancora Mattarella. «Un bene che, tuttavia, non è mai acquisito definitivamente. Un bene per cui siamo chiamati a impegnarci, ognuno secondo il suo livello di responsabilità, senza che nessuno possa sentirsi esentato. Perché la Repubblica siamo noi. Ciascuno di noi».
Quindi rivolgendosi alle nuove generazioni: «Desidero rivolgermi, particolarmente, ai più giovani. Qualcuno - che vi giudica senza conoscervi davvero - vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro. Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l’Italia moderna. Auguri! Buon 2026!».
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