Movida ad alta tensione a Bergamo
Arrivano le prime tre multe da 400 euro

Il sindaco Giorgio Gori ricorda le regole da attuare a 701 bar e ristoranti. Ascom e Confesercenti replicano: «L’ordine pubblico non spetta a noi».

Ora dell’aperitivo tra piazza Pontida e via XX Settembre. Tantissima gente a passeggio. E primi accenni di movida. A chi spetta vigilare? Al Comune, ai gestori o alle forze dell’ordine? Tutti si dicono pronti a fare la loro parte per il rispetto delle regole per la salute pubblica. Fondamentale la «presa di coscienza» del pericolo da parte dei consumatori. Ieri sono arrivate le prime multe da 400 euro per chi non indossava le mascherine, tre casi isolati non legati però ad assembramenti nelle vicinanze dei locali. Ma intanto tra Palafrizzoni ed esercenti sale la tensione.

Lo scambio di lettere

Settecentouno. Non una di più, non una di meno. Sono le lettere inviate ieri dal sindaco Giorgio Gori (che ha la delega al Commercio) ai baristi e ristoratori della città. Un sintetico «bigino» per richiamare punto per punto le disposizioni da applicare, sia all’interno sia all’esterno dei locali. Dalle distanze, ai dispositivi di protezione fino al divieto di assembramento, il punto più dolente. Verba volant (già giovedì 21 maggio il primo cittadino aveva richiamato i gestori alla responsabilità, osservando di vedere troppa leggerezza in giro), scripta manent. D’ora in poi non ci saranno più scuse: «Visto quello che il Comune sta facendo per voi (come i contributi a fondo perduto per le spese inderogabili sostenute durante il lockdown e l’uso del suolo pubblico gratis per i dehors estivi ) – è il sunto del messaggio nero su bianco– attenetevi con serietà alle prescrizioni, collaborando a farle rispettare».

Altrimenti si passa alla linea dura: sanzioni amministrative da 400 a 3 mila euro, fino alla chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni. Se Ascom e Confesercenti hanno sorvolato sul primo «richiamo orale», dopo la lettera sono intervenute. Per le associazioni «si sta spostando il problema dagli assembramenti ai bar e ristoranti, che hanno appena riaperto e non sono ancora pienamente operativi. Per pochi casi si sta criminalizzando un’intera categoria». I direttori Oscar Fusini e Filippo Caselli - in una nota congiunta -, ritengono fondamentale «attenersi alle regole, favorendo le prenotazioni e le consumazioni al tavolo, evitando il più possibile la somministrazione all’aperto, al di fuori dei dehors, e l’asporto con consumo in strada che possono creare assembramenti». Ma non ci stanno a passare dalla parte del torto toutcourt: «Il problema non sono i pubblici esercizi, riaperti al pubblico e obbligati dalla legge a erogare le loro prestazioni, ma il rispetto delle regole degli avventori. Non è accettabile quello che stiamo registrando e che imputa il problema della movida ai locali. Le violazioni della legge di una minoranza non possono far scivolare le responsabilità sugli esercenti». Insomma, «la legge non assegna agli esercenti il ruolo di tutore dell’ordine pubblico». Alcuni locali, per evitare problemi e assembramenti, hanno comunque già eliminato l’asporto, soprattutto in piazza Pontida, dove si concentrano molti giovani. «Stiamo già dissuadendo dal fermarsi a consumare vicino alla fontana - spiegano Gianluca Paris del Tassino Caffè e Cristiano Lorenzi del bar Haiti – ma se ci fosse un presidio fisso, anche della Protezione civile, per aiutarci, sarebbe davvero utile».

I controlli

Si arriva quindi al tema caldo dei controlli e delle sanzioni, al centro anche dell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi è già passato dalle parole ai fatti. Dopo l’annuncio di una maggiore severità verso chi non usa correttamente le mascherine, ad esempio portandole al collo oppure non usandole affatto, ieri sono scattate le prime sanzioni. La polizia locale (che ha controllato 18 parchi e sei attività commerciali, oltre ad alcuni mercati) ha multato tre persone che non avevano il dispositivo di protezione, fermate in piazza Matteotti, via Paglia e al parco Goethe. Per loro il conto è salato: 400 euro a testa (ridotto del 30%, cioé a 280 euro, se viene pagato entro cinque giorni). Tre casi isolati, non legati ad assembramenti in zona movida.

Ma in un post Gandi ha richiamato alla responsabilità sia i gestori sia i giovani: «I ragazzi devono tenere distanze e mascherine, niente assembramenti. E i gestori dei locali non possono lavarsene le mani. I migliori controlli li esercitano i cittadini, richiamando tutti ai propri doveri. Noi i controlli, per quanto possibile li faremo, insieme a tutte le forze dell’ordine». Sorvegliata speciale, nel weekend, sarà Città Alta, con l’istituzione del senso unico pedonale anti-affollamento e la polizia locale a presidiare.

Anche il questore Maurizio Auriemma, promosso dirigente generale di pubblica sicurezza, ricorda: «Siamo in uno Stato di diritto e non di polizia. Lavoriamo per poter consentire a tutti di lavorare e di vivere una socialità compatibile alle norme di sicurezza. Agli esercenti chiediamo di ricordare le regole ai propri avventori». Il questore parla di «un percorso di ragionato convincimento» operato dalle forze dell’ordine: «Laddove non basta la forza di persuasione, si applicano le sanzioni».

I poliziotti della questura nella serata di giovedì hanno effettuato delle verifiche nelle zone a maggior densità di ristoranti e locali: da Città Alta a Borgo Santa Caterina, da Largo Rezzara a Piazza Pontida, registrando una discreta presenza di giovani, rispettosi però delle prescrizioni. I titolari di una decina di locali con maggior affluenza sono stati sensibilizzati per invitare la clientela ad attenersi alle disposizioni anti Covid 19. «Finora i bergamaschi hanno risposto bene, continuiamo così», è l’incoraggiamento del questore Auriemma.

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