«Noi “forzati” delle consegne a domicilio
siamo esposti al rischio del contagio»

«Quei clienti senza mascherina e guanti con sigaretta e denaro in mano: un rischio per tutti». Le difficoltà di un mestiere già duro e poco pagato che ora diventa anche pericoloso.

Food Delivery, la consegna a domicilio dei pasti, per dirlo nella lingua di Dante. In questo periodo è spesso un’ancora di salvezza per molte famiglie che possono ottenere pasti già pronti a casa, ma visto dalla parte dei lavoratori, il mestiere, già duro di per sé, ora è anche tra quelli più esposti al contagio.

Sono molti i fattorini che hanno paura. È il caso di Matteo – nome di fantasia per mantenere l’anonimato – che ha scritto una lettera per parlare della sua esperienza: «Sono un rider, un fattorino, un Pony pizza insomma – scrive il giovane –. Chiamatemi come volete, il succo è quello: consegno cibo a casa della gente». Matteo racconta che «nella grande maggioranza dei casi, quando vado a consegnare, i clienti si presentano senza mascherina e guanti . A volte mi trovo gente che si presenta con tanto di sigaretta in mano, per poi usare il Pos o darmi i contanti con la stessa mano che con la quale stanno fumando. Cosi non va bene, rischiamo di diventare anche potenziali veicoli di virus perché poi, quello stesso denaro o quello stesso Pos, vengono maneggiati sia da noi che da altre persone».

A fare chiarezza ci pensa Ascom Bergamo con il presidente Giovanni Zambonelli che spiega: «Esistono delle disposizioni governative in termini di sicurezza e igiene studiate ad hoc per gli esercizi commerciali di questo tipo che devono essere seguite scrupolosamente – e prosegue – l’importante è che i rider osservino queste regole utilizzando tutte le dotazioni di sicurezza previste, in modo da tutelare sia loro stessi che i clienti e i colleghi. Dico a tutti questi giovani di rifiutarsi di lavorare nel caso in cui i datori di lavoro non mettano loro a disposizione questo tipo di dotazione».

Qualcosa sul fronte rider pare si sta muovendo, con dei gruppi di fattorini in tutta la penisola che stanno iniziando a far sentire la loro voce, chiedendo a Governo e istituzioni uno stop in modo da garantire la totale sicurezza verso chi svolge questo mestiere sia verso le loro famiglie. Il caso più eclatante è quello riportato dall’edizione torinese de La Repubblica, che spiega come alcuni riders nei giorni scorsi abbiano scritto direttamente al Premier Conte e al Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per chiedere l’alt alle consegne a domicilio per questo tipo di esercizi e aiuto e una tutela economica. «È giusto mettere a rischio la nostra salute e quella dei nostri cari per un lavoro che a dir tanto ci frutta la metà di un part-time? – si domanda infine Matteo nella sua lettera –. La nostra categoria è a rischio: ogni giorno veniamo a contatto con tante, troppe persone. Quasi la totalità dei comuni della nostra provincia stanno mettendo a disposizione la consegna a casa della spesa o i pasti per le persone non autosufficienti. Si tratta di beni e alimenti di prima necessità, che permettono alle persone di andare avanti. Pizza, calzoni e panini dubito che siano alimenti di prima necessità - e conclude –. Il mio è solo un piccolo grido, che spero si unisca a quello di tanti altri come me per diventare un urlo capace di svegliare chi, ad oggi, non ha ancora ben chiaro quali siano i nostri timori e le nostre preoccupazioni: le istituzioni dovrebbero ascoltare i nostri dubbi e i clienti dovrebbero capire che, come noi, devono munirsi di protezioni quando ci accolgono».

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