Pregliasco: «Contagi in risalita, ripartire con prudenza. A Pasqua nuovo picco»

L’intervista Il virologo: «Andamento ondulatorio del virus». E avverte: l’emergenza sanitaria non è finita, completiamo le vaccinazioni.

«È finito lo stato di emergenza giuridica, non sanitaria. Il 1° aprile non è stato un giorno di libertà, ma di responsabilità. Si dovrà valutare ancora il periodo di convivenza con il virus, il cui andamento è ciclico e con ondulazioni, come quelle provocate da un sasso in uno stagno che vedranno momenti migliori e altri difficili. Teniamo i piedi ben piantati per terra e si completino le vaccinazioni». Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano e docente di Igiene all’Università Statale, commenta così l’allentamento progressivo delle misure restrittive. Da venerdì si è entrati in una nuova quotidianità di convivenza con il virus, tra Green pass non più richiesto in alcuni ambiti, nuove modalità nell’uso delle mascherine e nella disciplina di isolamenti e quarantene nelle scuole.

Professor Pregliasco, si corre il rischio di aver fatto un passo più lungo della gamba?

«Le nuove disposizioni in vigore sono nate in una fase un po’ più ottimistica rispetto all’attuale, quando sembrava che la quarta ondata calasse a picco. Invece il virus ci ha riservato di nuovo una sorpresa negativa, prima con la variante Omicron assai diffusiva che coinvolge molto i giovani e anche con la sottovariante Omicron 2».

Quindi misure allentate proprio quando i contagi sono in risalita?

«Non credo che si arriverà a una quinta ondata, ma siamo in una fase di risalita dei contagi che vedrà il periodo della Pasqua come quello di massima espressione di recrudescenza. Non si tratta di un’onda, ma di un’ondulazione che ci accompagnerà nel periodo di maggio o estivo a una situazione simile alle scorse estati».

Il virus continua ad essere molto contagioso?

«Assolutamente sì e non è vero che si sia “raffreddorizzato” o diventato banale, come qualcuno paventa. Il virus è meno cattivo e i dati dei ricoveri sono meno devastanti grazie soprattutto a una grande quota di vaccinati che hanno minore possibilità di subire un’evoluzione grave della malattia. Ribadiamolo: con la variante Omicron non è detto che il vaccino riesca ad evitare l’infezione, ma evita di certo le complicanze».

«Non credo che si arriverà a una quinta ondata, ma siamo in una fase di risalita dei contagi che vedrà il periodo della Pasqua come quello di massima espressione di recrudescenza»

A proposito di riaperture, lei propugna la teoria del rubinetto dell’acqua calda. In che senso?

«Dobbiamo ripartire con gradualità e progressione. Quando si apre il rubinetto dell’acqua calda, lo si apre gradualmente avendo cura di regolarlo verso il chiuso, altrimenti ci si scotta. Quindi dobbiamo immaginarci una progressione continua di aperture, in cui si valuti però l’andamento epidemiologico della malattia. Dobbiamo entrare in quest’ottica, cioè procedere con cautela nell’apertura di questo rubinetto inteso come metafora della quantità di contatti, possibilità di spostamenti e riduzione dei controlli, sapendo che ciò aumenta le probabilità di infezione».

È opportuno archiviare già dal 30 aprile l’uso delle mascherine?

«Bisognerà valutare l’onda di risalita dei contagi e capire allora la situazione. Io consiglierei di utilizzare la mascherina come un accessorio moda, al pari degli occhiali da sole. Le mascherine restano un importante strumento di protezione, soprattutto se siamo noi fragili o abbiamo persone fragili al nostro fianco. È chiaro che se sto da solo all’aria aperta è inutile indossare la mascherina, ma se mi trovo in un ambiente affollato e al chiuso è opportuno indossare la mascherina a prescindere da una norma. Ragioniamo ora però con serenità, in un’ottica di pacificazione, e archiviamo le contrapposizioni».

Sul Green pass cosa pensa? Dal 1° aprile non serve più per accedere a negozi, uffici pubblici, bar all’aperto, mezzi pubblici locali.

«Il Green pass è servito nel momento emergenziale per incentivare o costringere alla vaccinazione, dovendolo esibire in vari ambiti si è consentito di ridurre il rischio di contatti e probabilità di contrarre la malattia. Bene ha fatto chi si è vaccinato e ha ottenuto il Green pass, lo ha fatto per se stesso e solidarietà verso gli altri. Uno zoccolo duro di contrari ci sarà sempre».

«Le mascherine restano un importante strumento di protezione, soprattutto se siamo noi fragili o abbiamo persone fragili al nostro fianco»

Cosa dobbiamo aspettarci ora?

«Innanzitutto gli anziani ancora senza terza dose corrano a immunizzarsi. Il virus rimarrà con noi con varie ondulazioni e per questo dovremo pensare prima possibile a una campagna vaccinale sovrapponibile a quella contro l’influenza, raccomandata per i fragili. Quindi terza dose subito per tutti e poi, piuttosto che entrare in discussioni teoriche su quarta, quinta o sesta dose, iniziare a ragionare in termini di campagne di rivaccinazione periodica, magari alla luce di vaccini aggiornati come si fa con l’influenza. Dobbiamo immaginare che il Covid rovini la scena all’influenza come principale virus dell’infezione delle vie respiratorie».

Nelle scuole si prevede che in didattica a distanza vadano solo gli alunni positivi. Ma come si spiega la quota bassa di vaccinati tra i 5 e i 12 anni?

«Questo è frutto di messaggi devastanti che hanno calcato la mano sugli aspetti negativi, instillando il dubbio sui rischi superiori ai benefici. Purtroppo i bambini contagiati poi trasmettono il virus ai nonni fragili».

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