Processo Ubi, il legale di Massiah:
«Con lui risparmi per 1,8 miliardi»

Parola alle prime difese martedì 11 maggio al processo Ubi. Chiesta assoluzione per Massiah, Garavaglia e Moltrasio.

«Grazie a Victor Massiah Ubi ha potuto risparmiare dal 2010 al 2016 1,8 miliardi di euro», soprattutto attraverso l’ottimizzazione delle filiali. Invocandone l’assoluzione «perché il fatto non sussiste», Alberto Alessandri, ha sottolineato i meriti professionali del suo assistito, nei confronti del quale il pm Paolo Mandurino ha chiesto 5 anni per ostacolo alla vigilanza e illecite interferenze sull’assemblea 2013. Parola alle prime difese da ieri al processo Ubi e l’esordio è toccato al difensore dell’ex consigliere delegato Ubi. Il legale ha spiegato, citando le specifiche comunicazioni, che Bankitalia era a conoscenza delle modifiche allo statuto Ubi e del reale assetto della governance. E questo sarebbe il frutto di interlocuzioni di anni perché «non è credibile che la minuziosa conoscenza di Bankitalia sorga all’improvviso». Tanto più, ha aggiunto, che le manovre e i cambiamenti, anche all’interno delle due associazioni (Amici di Ubi e Abl) che l’accusa ritiene i soggetti esterni in grado di condizionare la governance, erano sovente oggetto di articoli di stampa. Alessandri ha chiesto l’assoluzione anche per Carlo Garavaglia, ex membro del Cds, Consiglio di sorveglianza (3 anni la richiesta di condanna per ostacolo alla vigilanza), spiegando che non apparteneva ad alcun gruppo e che partecipava solo a incontri istituzionali.

Mauro Angarano ha invocato l’assoluzione perché il fatto non sussiste per il suo assistito, l’ex presidente del Cds Andrea Moltrasio (5 anni e 10 mesi la richiesta per ostacolo alla vigilanza e illecite influenze sull’assemblea), citando la lettera di Bankitalia dell’11.1.13, in cui si invitava Ubi a rivedere la governance. «È la prova - ha sostenuto - che Bankitalia, sollecitando a superare il principio di pariteticità, sapeva della sua esistenza, ne era stata informata». Angarano ha ricordato che nell’ispezione Bankitalia del 2014 a Moltrasio era stato riconosciuto il «ruolo di mediatore con le minoranze e di promotore del cambiamento e del progetto di revisione della governance». Meriti che si sono tradotti in un rinvio a giudizio in campo penale.Il difensore s’è richiamato alla «cifra etica e intellettuale» di Moltrasio: «La sua vita è il contrario di quello che c’è nei capi di imputazione». Per il difensore «tutta la struttura accusatoria si basa sugli appunti di Lucchini (Italo, commercialista, imputato, ndr) e su qualche altro documento», mentre i verbali di Cds e Cdg - «che rappresentano il corpo del reato per l’ostacolo alla vigilanza» e dove per la difesa si dà atto degli sforzi di adempiere alle sollecitazioni di Bankitalia - non sono stati acquisiti dal pm, «ma prodotti dalle difese». Inoltre, il capo relativo all’ostacolo si fonda - per la difesa - su un accertamento del 2015 di Consob, che non è sfociato in una segnalazione alla Procura, che «la Corte d’appello ha ritenuto infondato» e per il quale la Cassazione dichiara che «è stato emesso in violazione del principio di legalità».

Quanto all’associazione Amici di Ubi, Angarano ha sostenuto che non era schierata con la Lista 1 capeggiata da Moltrasio, tanto che in vista dell’assemblea 2013 in 13 soci avevano firmato per la presentazione della Lista 2 (Jannone) e in 26 della Lista 3 (Resti). E pure la Commissione Zanetti, per la difesa «è la negazione del patto parasociale», perché nasce nel 2012 all’interno della derivazione Bpu e non «su iniziativa di Amici Ubi,da cui è indipendente». Angarano ha lamentato l’eccessiva importanza attribuita agli appunti di Lucchini, in cui il commercialista «auspica e valuta, riporta quello che gli altri gli dicono e che lui non sa». Pure Alessandri ha parlato di «resoconti non neutri», da cui emerge che «Lucchini era isolato», «schierato contro Emilio Zanetti (ex presidente del Cdg, imputato, ndr) e Giovanni Bazoli (presidente emerito di Intesa, imputato, ndr)» e che «osteggiava Massiah».

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