Quel proiettile conficcato nel cuscino
Due famiglie terrorizzate a Osio Sotto

In piena notte una ignara famiglia si è vista entrare in casa un proiettile che solo per caso non ha colpito in testa una delle figlie che stava dormendo. La ricostruzione degli inquirenti sulla follia dell’imprenditore arrestato martedì.

Minacce di morte, auto e case incendiate, colpi di pistola sparati contro abitazioni e auto parcheggiate. Una lunga serie di accuse ha portato martedì 5 marzo in carcere, su richiesta del pm Antonio Pansa, Giovanni Oberti, 37 anni di Osio Sotto, imprenditore agricolo. Tra Osio e Dalmine negli ultimi mesi ha scatenato il panico non solo tra le persone oggetto delle sue ire, ma anche tra i cittadini che si sono ritrovati in mezzo, loro malgrado, ai suoi propositi di vendetta. È il caso, spaventoso, di una famiglia di Osio Sotto: in piena notte si è vista entrare in casa un proiettile che solo per caso non ha colpito in testa una delle figlie che stava dormendo, conficcandosi nel cuscino.

Le minacce per il terreno

Gli episodi di cui è accusato l’imprenditore sono elencati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Massimiliano Magliacani. Si parte dal tentativo di estorsione e dalla persecuzione contro una famiglia proprietaria di un terreno confinante con il maneggio della famiglia di Oberti, in via Pinosa a Dalmine. Terreno che Oberti vuole comprare per ampliare il maneggio, ma di fronte al rifiuto comincia con le minacce e gli attentati incendiari. Nel giugno scorso minaccia i contadini, incaricati dal proprietario di tagliare l’erba, per lasciarla sul campo e farla marcire, poi ordina di portarla nel suo terreno. Il 30 luglio per tre volte minaccia il contadino, sparge benzina sul sedile della falciatrice, va a casa sua e urla: «Il fatto della benzina non è niente, se non la smetti ti capiterà di peggio». Nel pomeriggio torna, minaccia e cerca di dargli un pugno. Il 26 agosto dalla sua auto spara due colpi di pistola calibro 357 nei pressi dell’abitazione della loro famiglia, il 2 settembre li minaccia con una pistola, il 26 settembre dà fuoco al magazzino del legname e a una copertura nella loro abitazione e il 28 ottobre incendia la loro azienda agricola di Dalmine provocando grossi danni. Da premettere che Oberti nel 2003 aveva preso in affitto parte del terreno, ma dopo poco erano cominciati i problemi con il proprietario con il quale aveva accumulato un debito di 15 mila euro. La famiglia ha presentato 13 denunce di danneggiamenti e incendi tra il 28 agosto 2008 e il 23 gennaio 2017, tutti attribuiti a Oberti. Il gip lo descrive «individuo pericoloso e violento, tanto che aveva torturato e ucciso, dandogli fuoco, il cagnolino della fidanzata» (l’episodio risale al 2014 in provincia di Rimini). Il 28 ottobre, dopo l’incendio a Dalmine, i carabinieri vanno a casa dell’imprenditore che cerca di scappare sul tetto, ma viene bloccato. Nel garage trovano l’auto bagnata e sporca di terra, vestiti e scarpe appena lavati. Le telecamere riprendono proprio quell’auto nell’ora compatibile con l’incendio. Le due famiglie, quelle proprietarie del terreno e quelle dei contadini, raccontano ai carabinieri di vivere in uno stato di ansia e paura.

Spari all’auto e contro una casa

Oberti viene accusato anche di atti persecutori contro una famiglia di Osio Sotto, la cui figlia 17enne aveva avuto nell’estate 2018 una brevissima relazione con il 37enne. Interrotta dopo che la mamma lo aveva scoperto e le aveva impedito di frequentarlo. La notte tra il 7 e l’8 settembre, hanno accertato le indagini dei carabinieri della Compagnia di Treviglio, lui e un amico (indagato insieme a un secondo che lo ha accompagnato negli incendi) arrivano in moto sotto casa della ragazza e sparano tre colpi di pistola contro la Smart della mamma: due colpiscono la portiera e il cofano, uno il vetro della camera da letto di una famiglia al primo piano. I carabinieri il mattino dopo perquisiscono Oberti e la sua abitazione trovando 7 bossoli calibro 357 magnum e due bossoli esplosi, uguali a quelli sparati a Osio Sotto. Viene sottoposto allo Stub e l’esame rileva tracce di polvere da sparo su di lui e i suoi vestiti. Il 13 settembre minaccia la ragazza: «Devi dire a tua madre di rimettere la denuncia altrimenti ammazzo lei, il suo compagno e anche te». Il 9 novembre incendia la Smart. La mamma fa mettere a verbale: «Sto esistendo nel terrore, ho paura, prendo dei tranquillanti. Non faccio più uscire da sola mia figlia».

Per il gip, «le gravi condotte delittuose commesse, la ripetitività delle stesse, la persecuzione posta in essere contro le medesime persone dimostrano che ci troviamo di fronte a un individuo che, oltre ad essere privo di capacità di auto contenimento, è anche aggressivo e ossessivo nel perseguimento dei propri scopi illeciti». Contattato da L’Eco, non è stato possibile parlare con il legale di Oberti, Paolo Muzzi di Milano.

«Proiettile finito nel cuscino mentre mia figlia dormiva»

«Sarebbero bastati pochi centimetri e avrebbe colpito mia figlia in testa». È da brividi la testimonianza di una mamma che la notte tra il 7 e l’8 settembre 2018 ha rischiato di perdere la figlia di 19 anni per una tragica fatalità. Quella notte, hanno ricostruito i carabinieri, all’1,15 Oberti arriva a Osio Sotto in sella a una moto guidata da un amico. Il suo obiettivo è minacciare la famiglia di una 17enne con la quale aveva avuto una relazione: la mamma infatti, dopo averlo scoperto, aveva intimato alla figlia di troncare ogni rapporto con lui. Lui spara tre colpi, due prendono l’auto e uno finisce nella finestra di una casa al primo piano. «Abbiamo sentito un botto e io e mio marito ci siamo svegliati – racconta – ma abbiamo lasciato perdere, pensando che fosse un petardo. Dopo 10 minuti un secondo botto, più forte, ci siamo alzati e siamo andati in corridoio ma non si vedeva nulla. Al terzo botto, ancora più forte, mia figlia ci ha chiamati dicendo che c’era un buco nella finestra della camera da letto che divide con la sorella. A quel punto ci siamo resi conto che era un colpo di pistola e abbiamo chiamato i carabinieri: sono arrivati subito perchè mia cognata, che abita si sopra, li aveva già chiamati. Affacciandosi al balcone aveva visto due persone in moto, quello dietro impugnava una pistola. Hanno sparato il primo colpo e sono andati, poi sono tornati indietro e hanno sparato il secondo contro l’auto. La terza volta l’autista ha dato gas e il passeggero si è sbilanciato, sparando in alto e colpendo la nostra finestra». I carabinieri hanno subito cercato il proiettile in tutta la casa: «Sono venuti in tanti ma non sono riusciti a trovarlo. Sono stata io, due giorni dopo, a trovarlo conficcato in mezzo al cuscino di mia figlia di 19 anni. Lei stava dormendo e non si è accorta di nulla, ma se avesse sparato un po’ più in alto l’avrebbe presa in testa. E adesso staremmo parlando di omicidio. Abbiamo rischiato più noi delle persone che voleva minacciare».

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