Ritorno a scuola, test in città
su orari e lezioni in altre sedi

Il nodo dei trasporti: ipotesi di ingresso alle 8 e alle 10 e di uscita tra le 12 e le 14, alla ricerca di nuovi spazi da usare.

Nuovi orari di ingresso (alle 8 e alle 10) e di uscita (alle 12,13 e 14), sei giorni su sette. Modalità di didattica alternative, con l’uso di spazi extrascolastici. È l’ipotesi di sperimentazione che a settembre potrebbe coinvolgere le scuole della città, in particolare gli istituti superiori. La novità è emersa dal Comitato per l’ordine e la sicurezza (presieduto dal prefetto Enrico Ricci), che martedì 9 giugno si è concentrato, riprendendo il filo delle ultime riunioni, sulla riorganizzazione in vista della ripartenza (salvo contrordini da Roma) delle lezioni in presenza dopo l’estate.

La difficoltà maggiore è legata al trasporto pubblico locale, che al momento viaggia al 30% della sua capacità e nei prossimi mesi, nella migliore delle previsioni, potrà raggiungere il 50%. Un dato ancora insufficiente per far arrivare sui banchi tutti gli studenti bergamaschi (circa 50 mila). Evitare assembramenti e non lasciare a terra nessuno sono i due obiettivi da tenere insieme. Dopo una ricognizione nei sette ambiti scolastici provinciali e con le diverse aziende di trasporto, si è quindi deciso di simulare su Bergamo (campione adatto per varietà di percorsi scolastici presenti e complessità, basti pensare ai flussi dalla provincia) quale potrebbe essere lo scenario futuro. «Il tutto – precisa la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Patrizia Graziani – tenendo conto che dal ministero dell’Istruzione non sono ancora arrivate le linee guida per ripartire».

Sono attese indicazioni sull’alternanza della didattica in presenza e a distanza, il numero degli alunni per classi, l’utilizzo di altri luoghi (oltre alle aule scolastiche), messe a disposizione dai Comuni o da altri enti, per fare lezione, e appunto gli orari. Nel frattempo non si resta con le mani in mano. «Si è scelto l’ambito di Bergamo città per fare una “simulazione su carta” di quello che potrebbe accadere da metà settembre, mettendo in relazione il numero degli studenti con quello dei mezzi disponibili – conferma il sindaco Giorgio Gori –. Il quadro è complesso, il trasporto pubblico è uno dei nodi, risolvibile in parte differenziando gli orari di ingresso e uscita da scuola».

Graziani è però chiara: «La scuola collabora, come ha sempre fatto, ma non è la scuola a doversi adeguare alle aziende di trasporto». Anche perché i nuovi orari potrebbero portare a 24 ore settimanali, anziché le 30-35 curriculari. Della partita anche il rettore Remo Morzenti Pellegrini, che allarga lo sguardo: «È un’occasione per trovare modalità di didattica alternative». L’Università è in campo: «Sta già sperimentando nuove forme ed è disponibile a offrire supporto organizzativo e didattico». Per il rettore «serve un’azione combinata, con la rotazione presenza-distanza, luoghi alternativi o aggiuntivi a quelli scolastici dove fare lezione in piccoli gruppi, orari differenziati, modalità alternative di trasporto». Su questo tema, in Regione, l’assessore Claudia Terzi sta portando avanti li confronto con le aziende di trasporto, per farsi trovare pronti con la ripresa scolastica.

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