Sebino, alberghi e ristoranti semivuoti
«Si teme il contagio, ma non c’è rischio»

Operatori preoccupati per le disdette nel Basso Sebino. Saltano anche appuntamenti sportivi. Il sindaco: «Venite, non c’è nessun rischio».

Non bastavano code, resse, corse ai numerini per le vaccinazioni. Per non parlare del dolore causato da due morti tragiche. Finiti nell’occhio del ciclone per i cinque casi di meningococco registrati in un mese, il basso Sebino e la Val Calepio si trovano a che fare, pure, con un insolito deserto.

Vale a dire: ristoranti mezzi vuoti, centri storici poco affollati, alberghi senza prenotazioni e con molte, moltissime disdette. Perfino il traffico non è più quello di sempre (nota positiva, l’unica): le provinciali quotidianamente maledette dai pendolari del basso lago da giorni non sanno cosa sia una coda. Roba che, a dirla in normali condizioni, non ci crederebbe nessuno. Ma, appunto, il Sebino e la Val Calepio da tempo non si ricordano cosa siano «normali condizioni». Dai primi di dicembre paura, preoccupazione, ansia – comprensibili, ma secondo le autorità sanitarie ingiustificate – fanno sì che il territorio sia bollato come un luogo da cui stare alla larga. Nonostante tutti gli esperti – tutti – abbiano ripetuto in coro che il batterio responsabile di sepsi e meningite, il meningocco C appunto, non si può trasmettere «per ambiente», ma solo e soltanto con un contatto prolungato con una persona infetta o un portatore sano. Portatori che esistono dovunque, mica solo sul Sebino.

Ed ecco perchè associazioni, ristoratori e gestori di strutture ricettive sono furiosi. «Certo che lo siamo – dice Battista Marini dal Cocca hotel di Sarnico –. Abbiamo ricevuto diverse disdette. E come se non bastasse, qualche ospite che soggiorna nel nostro albergo ha ricevuto telefonate dai parenti a casa: «Venite via da Sarnico, c’è pericolo meningite» si son sentiti dire. È una cosa che non sta né in cielo né in terra, dovuta soprattutto a bufale e informazioni poco esatte». «Anche i commercianti sono irritati – dice Luigi Arcangeli, presidente di Sarnicom –. Pizzerie, ristoranti e negozi stanno subendo un evidente calo di clientela, in paese non si vede quasi nessuno. Ha dato forfait perfino un gruppo di sessanta ragazzini che, da un altro centro della provincia, giovedì sera sarebbe dovuto venire a pattinare sulla nostra pista allestita in piazza. Avevano paura, ci hanno detto».

Disdette che coinvolgono anche il mondo dello sport. Domani al centro tennis comunale di Sarnico si sarebbe dovuto disputare un torneo amichevole con quattro squadre: oltre alla formazione locale, altre tre provenienti da altrettanti paesi della Bergamasca. Ebbene, l’organizzatore del torneo ha disdetto: “Sì, ci ha chiamati qualche giorno fa per dire che le tre squadre in trasferta preferivano rimandare – conferma Oscar Sacella, gestore del centro sportivo sarnicese –. A precisa domanda, mi è stato risposto che, visti i casi di meningite registrati, le famiglie dei ragazzi non avevano piacere a venire a Sarnico».

Ma la storia che ha dell’incredibile la racconta il sindaco Giorgio Bertazzoli: «Una mia conoscente di Villongo doveva andare a ritirare la sua vettura in riparazione da un concessionario bresciano: ebbene, le è stato chiesto di attendere ancora qualche giorno perché, provenendo lei dal basso Sebino, volevano evitare rischi».

Risposte che sanno di beffa alle orecchie dei cittadini del territorio. «Ed è per questo che voglio lanciare un appello preciso, a tutti i bresciani e i bergamaschi. Venite a Sarnico, venite sul lago. Le autorità sanitarie hanno ribadito che non solo non c’è un’epidemia ma non c’è nemmeno alcun rischio di contagio: e allora venite, sostenete la nostra economia, le nostre attività. Non lasciateci soli».

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