Stop vacanze sugli sci, operatori in rivolta
«A rischio migliaia di posti di lavoro»

Ok dalle Regioni al protocollo: skipass limitati e distanziamento ai tornelli. Ma Roma vuole chiudere. Le reazioni a Valtorta: crollerebbe l’indotto. Pora: a Natale oltre la metà del fatturato. Gromo: la sicurezza si può garantire.

«Dietro lo sci ci sono migliaia e migliaia di famiglie che lavorano. Noi impiantisti, ma anche tanti che lavorano nel settore, dal noleggiatore al ristoratore, hanno bisogno dello sciatore per vivere. Fermarlo è assurdo». Il presidente lombardo dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Massimo Fossati, amministratore anche della stazione sci Valtorta-Piani di Bobbio, riassume i pensieri di tutti i gestori delle seggiovie sulle Orobie.

L’ultimo indirizzo del Governo centrale pare essere rivolto alla chiusura totale degli impianti di risalita, anche nelle regioni gialle, fino all’Epifania. Niente «vacanze sulla neve», viene detto, causa di troppi assembramenti e motivo di contagio. «Vero, lo sciatore, per garantire la salute, può anche rinunciare a una stagione - continua Fossati - e siamo d’accordo. Ma chi governa forse fa finta di non vedere l’enorme indotto che deriva dal mondo della neve, le migliaia di famiglie che vivono grazie allo sci». Per questo tutte le stazioni sci orobiche, nonostante l’incertezza, hanno deciso di prepararsi comunque all’apertura: con collaudi, manutenzioni, biglietterie automatiche e online, chi sparando anche neve programmata.

Le linee guide approvate ieri dalla conferenza delle Regioni (che dovranno essere valutate da governo e comitato tecnico scientifico) vanno nella direzione dell’apertura in sicurezza: con vendita limitata di skipass giornalieri, obbligo di distanziamento, mascherine chirurgiche e il 50% di capienza per le cabinovie. «Avremmo potuto già ora decidere di non aprire e metterci il cuore in pace - continua Fossati - ma abbiamo la responsabilità nei confronti di chi con la neve lavora. Noi impiantisti possiamo riprenderci, le famiglie che lavorano dell’indotto no».

Contro l’indirizzo preso dal Governo si è sollevata la protesta di tutte le regioni alpine italiane, con la richiesta che si consenta alle stazioni sci di lavorare in sicurezza. Tanto più che, sull’altro versante delle Alpi, in Svizzera (dove già oggi si scia) e Austria, l’intenzione sarebbe quella di garantire la stagione.

«Se dovessimo chiudere - dice Fulvio Pasinetti della stazione Pora-Presolana - sarebbe poi difficile ripartire. Noi siamo pronti, abbiamo già sparato neve e fatto quanto previsto per l’apertura in sicurezza, compresa la possibilità del ristoro all’esterno dei rifugi. A marzo non conoscevamo il virus, oggi dobbiamo cercare di conviverci. Restare fermi anche solo a Natale vorrebbe dire perdere il 50-60% del fatturato».

«Siamo pronti a partire per il 5 dicembre, come previsto dalla concessione del Comune - dice Giacomo Martignon della Belmont Foppolo, gestore con la Sacif di Marco Calvetti, delle due seggiovie di Foppolo - in grado di adattarci alle condizioni di sicurezza che ci verranno indicate». Biglietteria distaccata sul piazzale di Branzi e prevendite dei giornalieri anche la sera precedente sono alcuni degli accorgimenti anti assembramento previsti dalla «Sviluppo Monte Poieto» di Stefano Dentella che gestirà la Val Carisole e Piazzatorre. «Siamo pronti anche con l’innevamento programmato», dice Dentella.

Ancora incerto, in caso di via libera dal Governo, però, lo skipass unico nel comprensorio Brembo Ski (Foppolo-Carona), compresa l’apertura del Valgussera. Sono in corso trattative tra i due gestori. «Ci manca solo la neve per poter aprire - dice Alessandro Testa, della Iris degli Spiazzi di Gromo -. Ciò che è importante sono distanziamento e mascherina alle biglietterie e ai tornelli. Cose che si possono garantire». Di «scelta scriteriata, incomprensibile da parte di un governo disorientato», parlano Davide Caparini e Massimo Sertori, rispettivamente assessori regionali lombardi al Bilancio e alla Montagna. Foschi scenari anche per l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni: «potrebbe rappresentare la pietra tombale per l’economia di interi territori».

«Se la scelta sarà quella di tenere chiuso, anche solo per le festività - dice il presidente della Comunità montana Val Brembana Jonathan Lobati - mi aspetto risorse vere per impiantisti, scuole di sci, operatori turistici, attività commerciali e per tutti i dipendenti stagionali, perché queste persone hanno il diritto di poter sopravvivere non solo al virus ma anche alla mazzata economica che ne conseguirà».

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