Tavernola, cementificio chiuso da 60 giorni per l’allerta frana: due studi per ripartire in sicurezza

Lo stabilimento è fermo a causa dei movimenti sul monte Saresano. Italsacci si affida agli esperti per valutare la zona e i potenziali impatti dello smottamento. Mercoledì 21 aprile l’incontro Comune e azienda. I sindacati: si ipotizza il rientro a inizio giugno.

Amministrazione comunale di Tavernola, sindacati e cementificio ItalSacci a confronto sui temi della riapertura dell’impianto di Tavernola, la cui attività era stata sospesa dall’azienda il 22 febbraio scorso a causa dell’allerta frana del monte Saresano. Dopo 60 giorni di chiusura dello stabilimento e alla luce del consolidato rallentamento del movimento franoso, ieri i rappresentanti delle tre parti - il sindaco Ioris Pezotti, Simone Alloni, segretario della Filca-Cisl di Bergamo, Donato Bianchi, segretario della Fillea Valcamonica Sebino e Agostino Rizzo, direttore tecnico della società - si sono incontrati per fare il punto della situazione, in vista della ripresa dell’attività produttiva. L’azienda ha infatti ribadito ancora una volta che «la cementeria di Tavernola resta un asset centrale per Italsacci e la società sta facendo tutto quello che è necessario per poter ripartire con la sua attività industriale mantenendo le massime condizioni di sicurezza». Chiaro dunque che la ripresa non può prescindere dalla predisposizione di piani di sicurezza specifici da parte della cementeria, piani che tuttavia necessitano di essere confrontati e/o integrati con il piano di emergenza che Mario Stevanin, esperto di protezione civile, sta predisponendo per conto del Comune.

Partire in sicurezza è un imperativo su cui hanno convenuto tutti gli interlocutori che hanno avuto modo di chiarire alcuni aspetti del problema. In primis che il piano comunale di Tavernola viaggia separatamente da quello del cementificio se non per alcuni aspetti comuni. A questo proposito il sindaco ha dichiarato la «piena disponibilità di Stevanin a confrontarsi con gli estensori dello studio» che l’azienda ha affidato al Politecnico di Torino.

Come lo stesso direttore Rizzo ha spiegato, le condizioni per la ripartenza sono state infatti affidate a due studi: «Il primo coordinato dal professor Marco Barla del Politecnico di Torino, tra i massimi esperti del settore, sui potenziali impatti della frana sullo stabilimento Italsacci, funzionale al piano di emergenza. Il secondo studio, invece, affidato ad una società del settore, per escludere ogni possibile relazione delle attività minerarie della miniera Cà Bianca con i movimenti franosi».

Soddisfatti dell’incontro i rappresentanti sindacali. «È stato un confronto positivo per il metodo collegiale con cui si stanno affrontando i problemi connessi alla frana, come appunto quello dei piani di sicurezza, e quindi chiarificatore - hanno sottolineato sia Alloni che Bianchi - Riteniamo che ci siano tutte le condizioni per poter ragionevolmente ipotizzare il rientro all’inizio di giugno, pur con la necessaria gradualità, di tutti i 76 dipendenti e della decina di addetti alle manutenzioni. La settimana prossima l’azienda riprenderà i colloqui per le nuove assunzioni, a conferma della volontà di proseguire l’attività». Volontà che è stata confermata dallo stesso Rizzo: «È nostra intenzione riprendere l’attività dell’impianto, reintegrando tutti i lavoratori che si trovano in cassa integrazione, ferie o in trasferta in altri impianti». E per fugare ogni dubbio ha di nuovo ribadito: «Tavernola è un impianto importante e il suo prodotto è molto apprezzato dai nostri clienti che desideriamo al più presto riprendere a fornire da Tavernola». Il 19 maggio le parti hanno si incontreranno di nuovo, mentre i sindacati il 27 hanno fissato l’assemblea con i lavoratori.

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