Una vita dedicata alla montagna
Nembro piange il «Baffo»

Piero Birolini, di Nembro, scomparso a 80 anni. Negli anni 80 fondò diverse scuole del Cai in provincia. Valoti: «Ha avvicinato alle vette generazioni di giovani».

La sua carnagione scura dovuta alle interminabili ore trascorse in alta quota e gli importanti baffi dei quali andava fiero erano il contrasto naturale per i suoi occhi di quell’azzurro tanto intenso da mescolarsi con il cielo che amava raggiungere sulle vette. L’altra notte attorno alle 3 quegli occhi si sono chiusi per sempre, dopo una vita dedicata interamente alla montagna. Piero Birolini, più noto come il «Baffo», se n’è andato a ottant’anni – compiuti lo scorso 14 dicembre – dopo una lunga malattia che, complice anche il lockdown, l’aveva tenuto negli ultimi tempi lontano da quello che era sempre stato il suo habitat naturale.

Tra i primi istruttori nazionali di scialpinismo, ha contribuito, dagli Anni Ottanta, a fondare diverse scuole – sia in Valle Seriana che in Valle Brambana – e ad avvicinare alla montagna generazioni di giovani, ai quali trasmetteva più con l’esempio che con le parole la sua passione per le cime. Che amava conoscere e raggiungere di persona, spinto da un’innata curiosità. Birolini era anche cronometrista ufficiale e per questo impegnato a controllare i tempi in gare montane di diversi sport. Lascia la moglie Irma, con la quale abitava a Nembro, e la figlia Veruschka, nella cui casa a Vall’alta di Albino si è spento sabato notte.

Negli Anni Ottanta il «Baffo» aveva contribuito alla nascita di alcune scuole di alpinismo e scialpinismo, tra cui quella del Cai di Nembro (allora guidata dal direttore Franco Maestrini), la Scuola della Media Valle Seriana di Albino e la Scuola Orobica della Valle Brembana (quando il Cai era diretto da Enzo Ronzoni). Inoltre Piero Birolini ha a lungo partecipato attivamente a organizzare corsi e attività quale direttore dei corsi di scialpinismo di base e avanzato alla scuola del Cai di Bergamo. E poi è stato tra gli organizzatori del Trofeo Parravicini che si tiene nella conca del rifugio Calvi.

«La sua dedizione alla montagna era instancabile e inarrestabile – ricorda l’amico Paolo Valoti, presidente del Cai di Bergamo – tanto da riuscire ad avvicinare generazioni di alpinisti e scialpinisti. Inoltre, accanto alla formazione, la sua curiosità lo ha spinto a conoscere pressoché tutte le vette delle Orobie e, con spirito di ricerca, ha partecipato a tantissime spedizioni scialpinistiche sui principali gruppi montuosi europei».

Una passione a 360 gradi, quella per la montagna, che aveva potuto coltivare maggiormente anche dopo la pensione dalla Dalmine e grazie a un clima familiare adatto, con la moglie e la figlia che hanno sempre appoggiato la sua grande energia e vitalità. «Era un uomo generoso e schivo, un amico leale anche nei momenti più duri, quando la montagna ti pone davanti alle difficoltà – aggiunge Valoti –: lì, nella tensione estrema, sapeva far emergere le sue migliori qualità, dall’onestà alla lealtà disinteressate». I funerali saranno celebrati alle 10 di dopodomani, mercoledì, nella chiesa parrocchiale di Nembro: tutti vi potranno prendere parte, a patto di rispettare le norme contro la diffusione del coronavirus (indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale).

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