Utes, 73 mila ore di aiuto ai cittadini
«Non solo soldi, c’è bisogno di relazioni»

Da aprile a giugno quasi 13 mila persone ascoltate dalle Unità territoriali per l’emergenza sociale. «Ora servono interventi rapidi a sostegno di chi è fragile: indispensabili i contributi economici, ma anche i legami».

Ora che l’emergenza sanitaria sembra essersi affievolita, sono le ripercussioni sociali ed economiche della pandemia ad allarmare. Non ci sono solo i piccoli e medi imprenditori che faticano a ripartire, ma anche i disturbi psicologici dovuti alla quarantena e alla malattia, le difficoltà economiche di chi ha perso il lavoro, la fragilità di chi già prima era in una condizione sensibile, come i disabili. A pianificare una risposta ragionata agli strascichi del virus sono le Utes (le Unità territoriali per l’emergenza sociale Covid-19) nate in piena emergenza per supportare i servizi sociali comunali nella gestione della pandemia e ora alle prese con l’esigenza di un graduale ritorno alla normalità, a partire dalla messa in sicurezza dei servizi per l’utenza fragile.

«Al centro le relazioni»

«I servizi alla persona da sempre vivono in connubio profondo con le comunità di riferimento, a Bergamo stanno affrontando la sfida più difficile della loro storia, i segni del trauma sono tangibili non solo sulle persone ma anche sugli operatori – ha spiegato Iorio Riva, sociologo di Ats che coordina le Utes –. Oggi abbiamo bisogno soprattutto di non farci trovare impreparati, sono essenziali interventi rapidi a sostegno delle persone in condizione di fragilità, interventi che vanno ben al di là degli indispensabili contribuiti economici, perché c’è bisogno di sostenere e ripensare le relazioni, raccogliere e far memoria di ciò che è stato, piangere chi si è perso, rimettere al “centro” il senso del legame sociale, questione cardine dello sviluppo del territorio».

Grazie all’attività delle Utes, il sostegno della fragilità non è venuto meno durante la quarantena, seppur con modalità diverse. Secondo i dati di Ats Bergamo, da aprile a giugno, 570 persone hanno richiesto supporto psicologico, quasi 13 mila cittadini fragili hanno ricevuto ascolto, supporto, orientamento e consulenza sui bisogni rispetto ai servizi e agli interventi legati alla pandemia. Oltre ai 10.795 disabili che sono stati monitorati, assistiti e supportati a distanza.

Nel breve periodo, la nuova fase di sostegno alla fragilità intende ripartire proprio dai disabili, con la riapertura dei servizi semiresidenziali (dai Cse - Centri socio educativi, agli Sfa - Servizi di formazione all’autonomia). In questi giorni si sta lavorando a uno screening con test sierologico su quasi 1.500 persone (utenti, operatori e volontari), svolto in collaborazione con Ats, con le cooperative e le associazioni dei familiari, per garantire una riapertura in sicurezza.

Oltre 73 mila ore di lavoro

Ma anche in piena emergenza sanitaria, il lavoro delle Utes è stato ingente: da aprile a giugno sono state stimate oltre 73 mila ore di lavoro spese per dare supporto ai cittadini. «Le Utes sono state nella pandemia Covid 19 una delle esperienze più importanti di raccordo e coordinamento tra i Comuni, che tra i primi hanno intuito che contemporaneamente all’urgenza sanitaria si sarebbe sviluppata un’emergenza sociale per cui ci si doveva organizzare e rispondere – ha sottolineato Massimo Giupponi, direttore generale Ats che ha promosso e collaborato alla nascita delle Utes –. Ats ha condiviso con il Consiglio di Rappresentanza le strategie e le azioni di contrasto alla pandemia costruendo una partnership territoriale importante a favore delle comunità locali sia in termini di informazioni che di interventi».

Dalle mascherine ai pasti

Dalle informazioni ai cittadini (più di 50mila richieste per quasi 23mila ore di lavoro) fino alla distribuzione di quasi 578 mila dispositivi di protezione individuale (il 90% mascherine e guanti) a persone in isolamento domiciliare obbligatorio, agli operatori sociali e ai volontariato impegnati nell’assistenza sociale. E sempre dalle Utes sono state oltre 56mila le ore dedicate al supporto alla fragilità: 62.956 persone hanno ricevuto consegne al domicilio tra pasti (19.978), spesa (18.566), farmaci (11.407) e altre tipologie di consegne (13.005), oltre 4 mila hanno ricevuto assistenza domiciliare (Sad).

Attività possibili grazie a risorse proprie dei Comuni e degli Ambiti Territoriali e grazie al fondo #SosteniAMOBergamo, creato dalla Fondazione della Comunità Bergamasca che ha raccolto donazioni per più di 578 mila euro.

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