Vaccinazioni agli over 80, i medici di base:
«Per le prenotazioni rivolgetevi altrove»

Soltanto il 3% degli over 80 si è affidato agli ambulatori. I camici bianchi: «Non si può sottrarre tempo alla cura dei pazienti, le alternative ci sono».

«Il vostro medico ha aderito alla campagna vaccinale, ma si chiede gentilmente in questa prima fase solo amministrativa di non rivolgersi allo studio medico per non intralciare la quotidiana attività ambulatoriale». L’avviso campeggia sulla porta dell’ambulatorio di un medico di famiglia della provincia. La reticenza - se non un vero e proprio rifiuto - a prenotare i vaccini per gli ultraottantenni è un atteggiamento diffuso tra i camici bianchi di base. Alcuni hanno «formalizzato» anche in circolari interne il loro «no», invitando i colleghi a fare lo stesso. Dal 15 febbraio, quando è scattata la possibilità per i nati dal 1941 di aderire alla campagna vaccinale anti Covid, sono tre i canali per farlo: il portale dedicato della Regione, le farmacie o, appunto, il proprio medico di famiglia. Su questo fronte, però, si va a rilento, con molti anziani che hanno trovato la porta chiusa.

I dati

Secondo i dati di Ats, infatti, sui circa 30 mila over 80 bergamaschi che si sono prenotati, il 75% lo ha fatto tramite il sito della Regione, il 23% tramite le farmacie e solo il 2% (salito nelle ultime ore al 3%) rivolgendosi al proprio medico di famiglia.

Per il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, Guido Marinoni, non c’è nulla di strano in questa percentuale. «È assolutamente normale - commenta - , perché bisogna intendersi su che cosa è il medico di famiglia, e non è certo un terminale amministrativo. Non si può sottrarre tempo alla cura dei propri pazienti per dedicarsi al data entry».

Mirko Tassinari, della Fimmg Bergamo, aggiunge anche un’altra interpretazione del dato basso: «Molti cittadini ormai hanno quasi timore di disturbare il proprio medico di famiglia anche solo per manifestare problemi di salute. Con buonsenso in questo caso stanno collaborando, evitando di distoglierci da impegni più delicati».

Il punto condiviso dai sindacati, però è che «l’attività amministrativa non spetta al medico di famiglia», è netta Paola Pedrini, presidente Fimmg Lombardia, confermando quindi che molti colleghi non stiano effettuando le prenotazioni, se non in casi di vera e propria difficoltà del paziente. «Non possiamo interrompere l’attività ambulatoriale o la gestione dei bisogni clinici per una registrazione. Ci vuole tempo, che non abbiamo, e non rientra nei compiti del medico. Le alternative ci sono: il portale è semplice e le farmacie accessibili», è tranchant Pedrini.

Marinoni nega che ci sia una sorta di ostruzionismo: «Semplicemente: come si fa? È il sogno avere uno studio con del personale di supporto che possa fare questa attività, ma nella maggior parte dei casi il medico è da solo; molti sono sostituti in ambulatori trovati per miracolo dal Comune con una connessione traballante».

Stessa versione da Marco Agazzi, presidente provinciale dello Snami: «La rendicontazione su un sistema astruso come Siavr (Sistema informativo anagrafe vaccinale regionale) va semplificata. Ci fa perdere 15-20 minuti inutilmente per ogni operazione. I primi due giorni, poi, il sistema di prenotazione per i medici, è andato in tilt. Abbiamo chiesto ad Ats l’utilizzo di altri metodi».

L’accordo

Altra cosa è il coinvolgimento «attivo» dei medici di famiglia nella campagna vaccinale, previsto dall’accordo siglato l’8 gennaio scorso da Regione e principali organizzazioni sindacali (Fimmg e Snami, appunto). «Accordo – puntualizzano Marinoni e Pedrini – che prevede la disponibilità dei Mmg, su base volontaria, a fare le vaccinazioni, ma non prevede assolutamente di doverci far carico della parte amministrativa». I 650 camici bianchi bergamaschi sono pronti a scendere in campo. «Non vediamo l’ora di fare la nostra parte, iniziando a fare le vaccinazioni: siamo una risorsa notevole vista la difficoltà di reclutamento del personale», fa notare Tassinari. E Agazzi conferma: «Siamo pronti, ma purtroppo non ci sono ancora le idee molto chiare. Le linee di massima ci sono ma mancano i dettagli che sono fondamentali per una programmazione».

Marinoni, infatti, fa notare come a un mese e mezzo dalla sottoscrizione dell’accordo si stia arrivando solo ora a una definizione delle linee operative e organizzative. Qualcosa si è messo a fuoco nel comitato aziendale di giovedì.«È in corso l’integrazione dell’accordo regionale dell’8 gennaio scorso – spiega il direttore generale di Ats Massimo Giupponi – definendo le modalità organizzative dell’ingaggio. Quando ci sarà l’atto integrativo lo declineremo con un accordo territoriale. Intanto il dialogo con il comitato aziendale è costante».

La cornice è stata definita: i medici di famiglia, su base volontaria e a turno per non lasciare sguarniti gli ambulatori, saranno impiegati per le vaccinazioni a domicilio dei pazienti fragili o allettati, nei grandi hub vaccinali, nelle strutture esterne e, quando possibile, anche negli stessi studi. «Ogni settimana ci sarà un confronto sul piano operativo», assicura Giupponi.

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