Verso le Olimpiadi, lo sprinter Rigali
«Per qualificarmi devo imparare a partire»

Lo sprinter Roberto Rigali: «L’uscita dai blocchi è il mio punto debole
Per questo, a 25 anni, il rinvio dei Giochi può diventare un vantaggio».

L’assenza di impegni agonistici può avergli fatto perdere un po’ di brillantezza, non certamente ironia e speranze. Sono le molle di Roberto Rigali, sprinter camuno trapiantato dalle nostre parti da un triennio, e che al «Putti» è tornato dalla riapertura del campo, lo scorso 16 maggio. Il suo viaggio in direzione di Tokyo, riparte da qui.

Roberto, come è stato il ritorno alla quotidianità?

«Bello e spiritoso. All’ingresso del campo ho trovato un addetto alla sicurezza con il Termo scanner che mi ha ricordato la doppia squalifica agli Assoluti di Bressanone dello scorso anno. Mi sono detto, ci risiamo ecco il mio incubo…».

Quest’inverno, non le è mancato tempo per metabolizzarlo.

«Mentalmente di sicuro, anche se a volere cercare il pelo nell’uovo durante il lockdown non ho potuto provare nemmeno una partenza, il mio tallone d’Achille. Però non mi lamento troppo: durante la pandemia sono tornato a Borno, attorno a casa mia ci sono dei prati, mi sono potuto allenare con una buona regolarità».

La sua stagione era iniziata in maniera promettente.

«Quarto posto sui 60 metri agli Assoluti indoor vinti da Tortu, peccato non aver ribadito il personale (6”72) che sarebbe valso una medaglia: il record provinciale bergamasco di Vincenzo “Charlie” Guerini è sempre lì, a un solo centesimo».

Lei atleticamente parlando unisce Bergamo e Brescia. Come il dolore degli ultimi mesi.

«Ho avuto la fortuna di non essere toccato da vicino dal Covid-19. La preoccupazione maggiore era per mia madre, che lavora in ospedale: abbiamo una casa su tre piani, per un po’ha dovuto vivere da sola. Per il resto, spero che questa catastrofe serva a abbattere campanilismi che non hanno più senso di esistere».

Le Olimpiadi di Tokyo posticipate al 2021, cosa significano per lei?

«Ho 25 anni, il posticipo di 12 mesi non è un dramma, potenzialmente ci vedo dei vantaggi: lo scorso anno, la mia preparazione, è stata frammentata dagli impegni internazionali. Ora si intravedere un orizzonte diverso, in cui mettere le basi più a lungo termine per crescere».

Da un biennio è nel giro della 4x100 azzurra, già sicura di un posto alla kermesse a cinque cerchi.

«Sia ai World Relays di Yokohama, sia ai Mondiali di Doha sono stato riserva, ma quelle per me sono state esperienze comunque utili: ho visto da vicino un mondo che sino a un paio d’anni fa vedevo solo in tv. Certo, l’ambizione di crescere e conquistarsi progressivamente uno spazio c’è».

Tutto passa dalla sua crescita individuale.

«A inizio anno dichiarai di voler scendere sotto i 10”25 sui 100 metri e sotto il muro dei 21 secondi sui 200 metri: con la stagione più corta non sarà semplice ma ci proverò, sperando di prendere slancio verso i minimi olimpici».

I tricolori assoluti, salvo cataclismi, saranno a fine agosto a Padova.

«Passando per alcune tappe di avvicinamento da metà luglio, se non prima. A livello mentale è fondamentale lavorare con degli step a medio termine davanti: i grandi obiettivi si conquistano sempre giorno per giorno».

Come è stato tornare a allenarsi?

«Per uno sprinter come me non è cambiato molto: devo solo indossare i guanti per mettermi ai blocchi. Le partenze in corsie alternate? Dettagli: per me i riferimenti visivi contano dai 20 metri in avanti».

Curiosità: nel suo gruppo la chiamano RR7.

«Venni tesserato dalla Bergamo Stars in concomitanza con l’arrivo di Cristiano Ronaldo in Italia: è grazie a loro se posso continuare a fare atletica in maniera professionale. In genere, la cosa, è invece possibile solo per chi fa parte di in gruppo militare».

Dicono lei si accenda quando scende in pista…

«È vero, non lo si direbbe ma sono un pigro: per svegliarmi la mattina, serve il bazooka».

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