Vilminore, colpiti gli escursionisti
Bucate le gomme delle automobili

Prese di mire otto vetture posteggiate alla frazione Nona, in Val di Scalve. «Brutta figura per la valle, ma non siamo tutti così».

Metti un sabato di sole, il primo sabato dopo oltre due mesi di quarantena forzata. Metti la voglia di fare un giro in montagna, una camminata non troppo impegnativa. Le mete ideali potrebbero essere il Passo della Manina o il Monte Sasna. Peccato trovare, al rientro alle proprie macchine parcheggiate a Nona, frazione di Vilminore di Scalve, le gomme forate.

È successo sabato mattina 9 maggio, quando sono state forate le ruote a otto macchine, parcheggiate lungo tutto il paese. Sei appartenevano a escursionisti di Vilminore, due a escursionisti di fuori valle. «Ero al Monte Sasna – racconta Davide Bonicelli, di Vilminore –, avevo lasciato la macchina nel parcheggio più in alto del paese. Quando sono arrivato alla croce sono stato avvisato che qualcuno aveva bucato le ruote delle macchine parcheggiate in paese. Non una sola ruota, ma due gomme; in questo modo, anche con la ruota di scorta nel bagagliaio si era comunque bloccati».

I carabinieri stanno indagando. «Abbiamo fatto partire le denunce – continua Bonicelli –. È assurdo che si buchino le gomme a otto macchine e che nessuno abbia visto niente. Purtroppo facciamo una brutta figura come Valle di Scalve, ma non ce la meritiamo proprio. Nessuno di chi era sui sentieri voleva arrecare danno agli altri. Gli scalvini non sono tutti uguali, questi sono davvero casi isolati». Un appello lanciato anche dal sindaco di Vilminore, Pietro Orrù. «È un atteggiamento da condannare – dice Orrù –, a maggior ragione in questa fase di incertezza. Per queste persone, che saranno una o due, tutta la gente della valle fa la figura delle persone retrograde, che non vogliono i turisti. Ma non è così. Mi scuso io, a nome della gente di Vilminore e della valle, e invito queste persone, quando torneranno a trovarci, a venire a cercarmi: farò in modo di sdebitarmi». Un gesto nato probabilmente anche dalla paura di tornare alla fase uno, «e anche le ordinanze dei comuni limitrofi – aggiunge Orrù – non hanno contribuito a stemperare la tensione. Ma se noi non abbiamo fatto nessuna ordinanza di questo tipo è perché crediamo che andare in montagna, con il rispetto delle norme sanitarie, sia possibile». «Si tratta di puro vandalismo – sottolinea Paolo Valoti, presidente del Cai di Bergamo –, anche noi ci scusiamo. Invitiamo tutti a tornare, nel rispetto delle norme sanitarie e seguendo il decalogo che abbiamo diffuso. Sappiamo che gli scalvini sono accoglienti».

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