Zona gialla, riaprono 4 mila locali
«Pronti nel rispetto delle regole»

Covid, da domenica 13 dicembre si allentano le restrizioni nella Bergamasca e nel resto della Lombardia. Su la saracinesca per bar, gelaterie, ristoranti e pizzerie, con chiusura alle 18. «Speriamo si possa continuare a lavorare». A dicembre si stima una perdita di 160 milioni.

Una colazione al bar, un aperitivo, un pranzo al ristorante: da oggi, con il passaggio alla zona gialla, saranno di nuovo permessi. Servirà mantenere alta la guardia per non vanificare gli sforzi compiuti nelle ultime cinque settimane in zona rossa e arancione, ma intanto si riparte quasi a pieno regime. Restano chiusi cinema, palestre e musei, ma per 4 mila locali tra bar, gelaterie, ristoranti e pizzerie della provincia, è ora di tornare ad alzare la saracinesca. Non è ancora un’apertura totale (la pandemia in corso non lo permette), ma da oggi gli esercizi pubblici possono tornare ad accogliere i loro clienti al tavolo almeno fino alle 18, come non succedeva dal 5 novembre. L’annuncio del passaggio alla zona gialla, arrivato già mercoledì (anche se l’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, è stata firmata venerdì sera), ha dato la possibilità ai ristoratori di organizzarsi.

Tutti pronti a ripartire

Tutti, o quasi, secondo le stime delle associazioni di categoria, saranno pronti all’appuntamento e in tanti registrano già per oggi numerose prenotazioni. «Siamo molto carichi e abbiamo voglia di tornare a coccolare i nostri clienti – dice Oscar Mazzoleni, titolare del ristorante Al Carroponte –. Noi siamo pronti, la squadra è già al lavoro da una settimana sia in cucina che in sala. Tanti amici verranno a trovarci già domani (oggi, ndr). D’ora in poi saremo aperti tutti i giorni anche a merenda, con la possibilità di scegliere tra le proposte della nostra carta».

Pronto all’appuntamento con la riapertura anche il ristorante Giopì e Margì: «Stiamo preparando tutti i nostri piatti tipici classici – dice il titolare, Alioscha Foglieni –. Purtroppo apriremo solo a pranzo ed è un peccato, perché il servizio serale per noi è quello più importante, oltre che più sicuro dal punto di vista dei contagi. Per cena arrivano generalmente coppie, famiglie o comunque piccoli gruppi di amici. Di giorno, invece, si organizzano più pranzi di lavoro, con persone che arrivano anche da altre città».

Già si pensa al pranzo di Natale

Pronti anche gli allestimenti per il Natale, tanti ristoratori si stanno già attrezzando per approfittare dei giorni di festa, in cui sarà comunque sempre consentito il servizio di mezzogiorno. «Noi ci stiamo portando avanti – dice Domenico Giordano, titolare del ristorante-pizzeria Marechiaro – anche se noi, tra l’asporto e le consegne a domicilio, non ci siamo mai davvero fermati. Abbiamo fatto un po’ di pratica, perché non li avevamo mai sperimentati prima, però adesso continueremo anche per le feste. D’altronde, alternative non ce ne sono: abbiamo capito che dobbiamo essere più flessibili per provare ad accontentare tutte le esigenze. Speriamo solo che la gente abbia voglia di uscire. Noi siamo stanchi di questa situazione; siamo persone serie, sappiamo quali sono le regole e le applichiamo, basta che ci facciano lavorare».

«Evitare la terza ondata»

Voglia di tornare alla normalità ce n’è, ma tra i ristoratori c’è anche tanta prudenza: «Noi le condizioni le rispettiamo, ci mancherebbe – spiega Paolo Algeri, titolare del Ristorantino –. Speriamo però che questa riapertura non abbia ripercussioni sui contagi. Dobbiamo evitare una terza ondata, ma purtroppo il pericolo esiste. Dopo il primo lockdown, ora siamo senz’altro più attrezzati. Per quanto ci riguarda, abbiamo ulteriormente diminuito il numero dei coperti e per Natale stiamo pensando a menu con consegna a domicilio per chi abita fuori Bergamo».

Il divieto di spostamento tra i Comuni nei giorni di festa dovrebbe cadere (manca solo il via libera definitivo del Parlamento) e anche questa sarebbe una buona notizia per i ristoratori: «L’80% dei nostri clienti arriva da fuori città – dice Roberto Tagliafierro, titolare del ristorante All’Ancora –. Noi finora siamo riusciti a fare fronte alle chiusure, ma speriamo che non ci massacrino ulteriormente. Siamo distrutti, anche a livello psicologico, ma ci crediamo ancora, perché siamo nati qui dentro e vogliamo tornare a lavorare serenamente. Purtroppo, senza cena, perderemo gran parte del fatturato che ci avrebbe permesso di affrontare i prossimi mesi con un po’ più di calma».

Fatturati in calo per 160 milioni

Tra cene aziendali e festività, dicembre è da sempre il mese più redditizio per i ristoratori. Quest’anno non sarà così: le stime dell’Ascom parlano di una perdita di due terzi del fatturato, pari a 160 milioni di euro, nonostante la parziale riapertura di oggi. «Il peso delle settimane di dicembre è quasi quattro volte superiore a quello medio settimanale degli altri periodi – dice Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio –. A un regime così basso, molti non ce la faranno; si apre più per disperazione che per convenienza. Abbiamo già perso un esercizio su 10 e nei prossimi mesi un altro 20% è a rischio».

Che non sarà una riapertura del tutto serena lo sottolinea anche Filippo Caselli, direttore di Confesercenti: «La sensazione che è, almeno oggi, riapriranno quasi tutti. Poi in tanti cercheranno di capire, anche alla luce dell’andamento di questa situazione particolare, se varrà la pena continuare. Noi siamo moderatamente positivi, tuttavia le imprese non saranno restituite alla normalità, da un lato perché ci sono ancora forti restrizioni su orari e coperti (non più di quattro commensali, se non conviventi, ndr) dall’altro perché mancano i flussi turistici e in città continua a permanere lo smart working».

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