Zona rossa, pm nominano un pool di periti
Esame sul trend di contagi di inizio marzo

Dopo l’audizione del premier, incaricato un collegio di esperti per analizzare i dati epidemiologici. Il procuratore Rota: «Questione complessa». La prossima settimana sarà decisiva per stabilire se ci sono stati reati.

La Procura di Bergamo si è affidata a un collegio di consulenti che dovrà analizzare l’andamento dei dati epidemiologici nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo all’inizio di marzo, quando nei due paesi della valle Seriana epicentro dell’epidemia da coronavirus si decise di non fare la zona rossa.

La perizia verrà inserita tra gli atti dell’inchiesta che il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota – rientrata da Roma dopo aver sentito quali persone informate sui fatti il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il ministro del la Salute Roberto Speranza – sta portando avanti per stabilire se la decisione di non estendere la zona rossa a Nembro e Alzano (all’epoca le aree in totale lockdown erano i dieci Comuni attorno a Codogno, nel Basso Lodigiano, e Vo’, in Veneto) possa configurare un reato penale e, nel caso, procedere con le iscrizioni di eventuali indagati (al momento l’inchiesta è senza ipotesi di reato e senza indagati).

Per ora anche i nomi dei consulenti del pool restano riservati, per volontà della Procura. Il collegio di periti dovrà partire dai dati di quattro mesi fa e stabilire un eventuale nesso causa-effetto tra la scelta della mancata zona rossa l’incremento esponenziale di contagiati da Covid-19 che si registrò in quel periodo. L’eventuale zona rossa a inizio marzo avrebbe contenuto l’epidemia nella nostra provincia, oppure «era già troppo tardi», come ha sostenuto ieri anche il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli: «La zona rossa qui si doveva istituire a fine febbraio – ha evidenziato il primo cittadino del Comune che ha registrato in tutto 276 contagiati –. A marzo, quando l’Istituto superiore di sanità ha ritenuto ci fossero le condizioni per misure restrittive, la situazione era già fuori controllo».

Ma qual era la situazione nella Bergamasca e in particolare nei due Comuni sotto la lente a fine febbraio e inizio marzo? Nell’ultima settimana di febbraio (il «paziente 1» di Codogno venne «scoperto» il 21 febbraio) in provincia di Bergamo i casi positivi erano 72, dei quali 19 a Nembro (con tre morti, stando ai dati ufficiali). Nell’ultimo fine settimana di febbraio la situazione si aggrava: in 48 ore a Nembro i casi di coronavirus aumentano di 25 e ad Alzano di 12. Il 3 marzo arriva il parere del Comitato tecnico e scientifico che suggerisce l’istituzione di una zona rossa anche nei due centri seriani. Decisione che non arriva: i contagi salgono a 58 a Nembro e 26 ad Alzano, ma iniziano a crescere anche in tutta la Bergamasca, arrivando a 423, con (il 4 marzo, giorno di chiusura di tutte le scuole di ordine e grado) 33 morti.

Cinque giorni dopo, il 9 marzo, quando entra in vigore il decreto del Presidente del Consiglio che pone tutta l’Italia in quarantena (viene rapidamente superata la distinzione tra la Lombardia «zona arancione» e il resto del Paese), i contagiati a Nembro sono 107 e ad Alzano 55. In tutta la Bergamasca i positivi al Covid-19 sono 1.245. «La questione è complessa e sarà approfondita all’esito della ricostruzione in fatto». È la sintetica dichiarazione rilasciata ieri dal pm Rota. Ora cosa accadrà sul fronte delle indagini? Con la settimana che si apre domani, in contemporanea all’avvio delle analisi dei dati da parte del pool incaricato dalla Procura, i magistrati dovranno passare al setaccio le dichiarazioni raccolte a Palazzo Chigi, ma anche dai vertici della Regione Lombardia, tra cui il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, sentiti a fine maggio, e cercare di capire se le decisioni e le mancate decisioni siano state semplici scelte politiche, oppure se configurino dei reati – e quindi delle responsabilità – di natura penale.

Davanti alla Rota il premier Conte si è assunto tutte le responsabilità di quanto deciso. C’è poi il capitolo – prettamente procedurale, ma dalla forte valenza simbolica per Bergamo – sulla competenza territoriale. Qualora dovessero emergere che eventuali responsabilità siano da riscontrare negli esponenti della Regione o del Governo, l’inchiesta resterebbe a Bergamo (perché incentrata su aree territoriali bergamasche che sono il fulcro degli accertamenti degli inquirenti) oppure passerebbe per competenza a Milano o a Roma, con relativi trasferimenti degli atti?

Intanto nei prossimi giorni potrebbero essere sentiti altre persone informate sui fatti. I nodi da sciogliere si articolano in vari interrogativi: se il 3 o 4 marzo – quando esercito, polizia di Stato e carabinieri erano pronti a ricevere l’ordine (che non arriverà mai) di transennare Nembro e Alzano – si sarebbe attivata la zona rossa nei due Comuni, il contagio nella Bergamasca si sarebbe contenuto oppure era ormai già tardi? E la decisione di non isolare Nembro e Alzano è stata una scelta politica o configura un reato? E quale è stato il ruolo della Regione?

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