A Dossena le mucche scozzesi nutrite a erba che abbattono CO2

I PROGETTI. L’allevamento di Quarteroni sarà studiato per 18 mesi dall’UniMi. Si pensa ad un’app che monitora i bovini e a un collare «contachilometri».

Nella vita il punto di vista è tutto. Pov - Point of view - come è riportato sui tanti video pubblicati su Instagram e TikTok. E per Hans Quarteroni, allevatore e titolare dell’azienda agricola Grass-Fed di Dossena, il punto di vista coincide con la scommessa - ormai da 15 anni a questa parte - su una particolare razza di mucche, le Highland scozzesi. Si tratta di bovini originari del Nord della Scozia, che si nutrono esclusivamente di erba e fieno e non di cereali, cosa che rende le loro carni più ricche di omega 3 e che abbatte del 130% le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente. Altra caratteristica è il fatto che queste mucche sono vocate alla vita all’aperto tutto l’anno e praticamente non sanno che cosa sia una stalla.

Il progetto

L’allevamento di Quarteroni - che dagli iniziali sei capi, oggi ne conta una cinquantina su un’area di circa 40 ettari - è stato selezionato, insieme a quello di Patrick Ricetti (una trentina di capi su circa 100 ettari) a Mazzo Valtellina, in provincia di Sondrio, per un progetto finanziato da Regione Lombardia per 150mila euro. In sostanza, per 18 mesi a partire da questo autunno, l’Università di Milano studierà le peculiarità di questi due allevamenti, attraverso campionature di ciò di cui si nutrono le mucche, della carne, ma anche del terreno. L’obiettivo è dimostrare i benefici dell’allevamento bovino «grass-fed», che, alla lettera, significa nutrito a erba.

Grazie a una start up lombarda, l’idea è quella di sviluppare un collare intelligente per mucche

Quarteroni crede così a fondo nella scelta fatta da essere stato tra i promotori - e oggi presidente - di Aiag, l’Associazione italiana alimenti grass-fed, nata nel 2016 per far conoscere la filosofia di allevamento sostenibile. In quello stesso anno ha depositato un disciplinare per l’etichettatura di carne grass-fed all’allora ministero dello Sviluppo economico e ora punta a depositarne uno ancora più completo (con il sostegno della Regione) al ministero dell’Agricoltura, con la stima di ricevere il via libera la prossima primavera.

Blockchain: dai Bitcoin ai bovini

Ma i progetti che ha in mente Quarteroni sposano anche la tecnologia di ultima generazione. Va in questo senso l’app per «certificare» la qualità della carne, che, per gli allevatori, avrebbe il vantaggio di abbattere i costi evitando il controllo in loco di chi lavora per l’ente certificatore. «Questo non vuol dire cercare di bypassare i controlli - dice Quarteroni - ma, attraverso delle fotografie scattate utilizzando una tecnologia blockchain, documentare le varie tappe della filiera: l’animale in vita, il passaggio al macello, al centro di abbattimento e a quello di sezionatura». L’allevatore precisa che «così l’ente certificatore diventerebbe nostro partner», pur mantenendo il suo ruolo di controllo.

Monitoraggio passo per passo

C’è un altro progetto su cui è impegnato Quarteroni, supportato come sempre da Manuele Ferri, partner di Aiag, che seleziona i bandi più adatti alle esigenze degli allevatori associati (una ventina). Grazie a una start up lombarda, l’idea è quella di sviluppare un collare intelligente per mucche (negli Stati Uniti, e non solo, è una tecnologia già diffusa), che funga da contachilometri per sapere quanti ne percorre l’animale, quanto si abbevera e quante volte si addentra nei boschi. Potenzialmente si può programmare per archiviare qual si voglia informazione, sempre nell’ottica di conoscere al meglio le abitudini dei bovini e ricavarne dati utili all’etichettatura delle carni.

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