Attenzione ai conti «dormienti», finiscono nelle casse di Stato

CONSUMATORI. Se uno strumento finanziario non è movimentato per 20 anni entra nel fondo Consap. Busi (Adiconsum): «Sono tante le richieste di aiuto».

Chi dorme non solo non piglia pesci, ma rischia anche di vedersi svanire i risparmi di una vita. Stiamo parlando dei «rapporti dormienti», ovvero di tutta una serie di strumenti finanziari che, non essendo stati movimentati per almeno vent’anni, finiscono definitivamente nelle casse dello Stato italiano. L’elenco degli strumenti in questione è lungo e chiama in causa servizi e prodotti noti a tutti: dai conti correnti agli assegni circolari, dai libretti (nominativi o al portatore) ai certificati di deposito (anch’essi nominativi o al portatore), passando per i fondi di investimenti, le polizze vita e tanti altri strumenti finanziari.

Sembra impossibile che qualcuno a Bergamo si possa dimenticare dei propri soldi, e invece, osserva la presidente di Adiconsum Bergamo, Mina Busi, «in base alle richieste di informazioni e di aiuto pervenute alla nostra associazione, non sono poche le persone che continuano a trovarsi in questa situazione. C’è chi ritrova, ancora oggi, soldi e oggetti di valore vari dentro un vecchio materasso o nell’intercapedine di un muro. Poi ci sono molti casi in cui si scopre, dopo molti anni dalla scomparsa del proprio caro, che lo stesso aveva buoni postali, libretti di deposito e polizze vita (moltissimi i casi per queste tre tipologie di risparmio/investimento), cassette di sicurezza, conti correnti e investimenti di vario genere. Nella quasi totalità – prosegue la presidente dell’associazione difesa dei consumatori e ambiente della Cisl di Bergamo - si tratta di familiari che si ritrovano ad aver ereditato rapporti aperti dai propri cari (quasi sempre i genitori, ma non mancano i casi di parenti vari). Gente che cerca di capire cosa può fare per avere quello che gli spetta di diritto, e che spesso scopre di essere arrivato fuori tempo massimo. In linea generale, è bene sapere che il periodo per calcolare la prescrizione scatta dalla data di scadenza del prodotto finanziario e non dal momento del ritrovamento del bene stesso».

Per capire di cosa stiamo parlando, è necessario fare un passo indietro. La legge n. 266 del 23 dicembre 2005 ha stabilito che i depositi di somme di denaro di strumenti finanziari e contratti di assicurazione, per i quali non sia stata effettuata alcuna operazione o movimentazione per un periodo di tempo di dieci anni, sono da definirsi dormienti. Quindi, nel caso in cui il titolare dei depositi dormienti sopracitati (che viene avvisato con lettera raccomandata AR), non si attiva effettuando almeno un’operazione o movimentazione entro il termine di 180 giorni dalla data della ricezione della stessa, il rapporto viene estinto e le somme ed i valori relativi a ciascun rapporto sono devoluti ad un apposito fondo pubblico gestito dalla Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici (Consap), società per azioni partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Dieci anni per fare richiesta

«Consap poi lo conserva per altri dieci anni – prosegue la presidente Busi - a disposizione di chi ne faccia richiesta e dimostri di averne la titolarità, come nel caso di un erede. Se, trascorsi altri dieci anni dal trasferimento, nessuno si fa vivo, il denaro diviene definitivamente inesigibile. Dunque, trascorsi complessivamente venti anni dall’ultima operazione registrata, il denaro è definitivamente perso e inglobato dallo Stato. A chi ha dei dubbi può essere utile fare una visita sul sito della Concessionaria (www.consap.it), per verificare anche nel dettaglio la posizione personale. In ogni caso, consiglio di contattarci per capire innanzitutto se si ha diritto di richiedere di rientrare in possesso dei propri soldi, agendo poi di conseguenza». Se si è titolari di uno o più titoli confluiti nel Fondo Consap, si può fare domanda di rimborso direttamente alla concessionaria. Consap provvede ad esaminare le domande ricevute secondo un rigoroso ordine cronologico (chiedendo eventuali integrazioni o rettifiche qualora ve ne sia bisogno) e, per le istanze definite positivamente, a rimborsare le somme dovute.

«Per i rapporti dormienti - rimarca Mina Busi -, le somme dimenticate finiscono nel fondo Consap quasi sempre trascorsi dieci anni. È il caso dei buoni fruttiferi postali e delle polizze vita, per le quali i diritti relativi si prescrivono in dieci anni dalla data dell’evento, ovvero dalla premorienza dell’assicurato o dalla scadenza del contratto. Trascorsi dieci anni, le somme vengono depositate dalle assicurazioni presso la Consap; ci si può rivolgere al Fondo pubblico per avere chiarimenti sulla propria posizione e sulla eventuale possibilità di rimborsi (in passato ci sono state disposizioni eccezionali, con previsione di parziale rimborso delle somme)».

Nel caso invece dei titoli di Stato, la numero uno di Adiconsum Bergamo specifica che «dal 2003 la prescrizione scatta dopo cinque anni dalla scadenza. Sono numerosi i casi di persone che si sono viste dichiarare la prescrizione perdendo non solo gli interessi, ma addirittura tutto il capitale investito. Come Adiconsum stiamo chiedendo da tempo una sanatoria in merito e stiamo attuando una indagine per conoscere la portata del problema. Meno male che sia per i titoli di stato che per i Buoni fruttiferi postali, i titoli sono ormai dematerializzati e le versioni cartacee sono residuali; ciò significa che alla scadenza i relativi importi sono dirottati direttamente sul conto corrente che fa da riferimento al deposito titoli del risparmiatore, ricadendo conseguentemente nella disciplina dei conti dormienti». Info Adiconsum: tel. 035.324580; e-mail [email protected].

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