Commercio, incognita gennaio
A rischio 5 mila posti di lavoro

Il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli: fatturati da -50 a -80%.Troppe le contraddizioni governative per hotel e negozi. E a gennaio quasi 13 mila realtà potrebbero non riaprire.

«Non chiediamo aiuti, ma soltanto che ci lascino lavorare». Parole amare, quelle del presidente di Ascom Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli. Per il terziario il 2020 è stato un annus horribilis: gli hotel hanno perso l’80% del fatturato, con più della metà degli occupati in cassa integrazione e gli stagionali senza contratto, i negozi hanno avuto un calo medio del 40-50% e così anche bar e ristoranti.

Presidente Zambonelli, partiamo dal suo settore, quello alberghiero. La ripresa è ancora lontana.
«Le restrizioni decise per il periodo natalizio sono l’ennesima batosta per i quasi 300 hotel di Bergamo e provincia. Purtroppo sembra mancare il buon senso. Per esempio, è stato stabilito che a San Silvestro i clienti debbano cenare in camera, mentre basterebbe applicare le norme anti Covid che tutti ormai conosciamo. Chi deve fare i controlli li faccia e chi sbaglia paghi, perché mette a repentaglio anche l’attività di chi lavora correttamente, invece così si affossa ulteriormente il turismo, quello di montagna in primis».

Anche per il commercio la situazione è grama: solo l’alimentare ha dimostrato una buona tenuta.
«Se ragiono da presidente di Ascom Bergamo ci sono tante cose che trovo incomprensibili. Qualcuno dovrebbe spiegare perché c’è stato un momento in cui i negozi di articoli sportivi potevano lavorare e quelli di abbigliamento e calzature no. Si potevano comprare le scarpe da ginnastica, ma non un paio di scarpe normali. Questi sono i controsensi che fanno male all’imprenditoria. Il Covid ormai lo conosciamo, sappiamo quali sono le regole per contenere i contagi. Ripeto: chi deve far rispettare le norme lo faccia, ma senza penalizzare l’intera categoria».

Cosa pensa del cashback?
«Come la maggioranza dei miei colleghi sono favorevole ai pagamenti elettronici perché aiutano trasparenza e legalità. Anzi, il cashback è anche un incentivo al commercio tradizionale, dato che non è previsto su quello on line. Sono contrario, invece, alla lotteria degli scontrini, non mi piace questa specie di gratta e vinci della spesa».

Secondo lei il cashback natalizio ha incentivato gli assembramenti?
«L’errore è stato a monte, quando si è voluto concentrare il periodo degli acquisti natalizi in dieci giorni. Se si fosse tenuto aperto il commercio, sempre nel rispetto delle normative anti Covid, le presenze sarebbero state diluite. A novembre per il Black Friday il Distretto urbano del commercio di Bergamo aveva anche disposto una serie di iniziative promozionali che avrebbero dato una boccata d’ossigeno ai negozianti, invece trovarci in zona rossa ha spiazzato tutti, favorendo gli acquisti online. Anche in questo caso è mancato il buon senso».

Quante attività del terziario sono a rischio chiusura in Bergamasca?
«Secondo un’indagine Ascom dalle 8 alle 13 mila aziende bergamasche potrebbero non riaprire a gennaio. Parliamo di una perdita secca di cinquemila posti di lavoro. Prospettiva durissima, c’è da augurarsi che la realtà sia meno dura. Fino a marzo, in parallelo con il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione dovrebbe essere garantita, ma in realtà noi non vogliamo sussidi, chiediamo solo di lavorare».

Facciamo un’incursione nel mondo associativo. Imprese & Territorio sembra vivere una stagione di ritrovata coesione: come siete arrivati a questa «pax» dopo le incomprensioni dei mesi scorsi?
«Ci stiamo ritrovando innanzitutto perchè questa emergenza trasversale ci unisce tutti. A ciò si aggiungono le prospettive future che porteranno a una razionalizzazione del sistema associativo e quindi si potrebbe pensare anche di gestire servizi in comune. Inoltre il clima all’interno del Comitato è decisamente migliorato, con presidenti e direttori che lavorano fianco a fianco in una direzione comune, come hanno dimostrato gli ultimi interventi in fase di aggiustamento del bilancio in Camera di commercio».

Torniamo alla pandemia e alle sue prospettive: pensa che nel 2021, anche con l’arrivo del vaccino, il terziario finalmente si riprenderà?
«Il vaccino sicuramente ci permetterà di ripartire, anzi, credo che ci sarà perfino un effetto rimbalzo nel turismo perché dopo questi lunghi mesi di stop la gente avrà voglia di tornare a viaggiare. Ma fino ad allora voglio invitare tutti a fare un ulteriore sforzo e a credere nel futuro: lo dobbiamo alle nostre aziende, ai nostri collaboratori, alle nostre famiglie, a noi stessi. Servono, però, provvedimenti adeguati da parte delle istituzioni: mi auguro che non si ripetano gli errori già fatti nei mesi scorsi. E, soprattutto, che ci sia chiarezza, perché l’incertezza uccide».

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