Commercio, soffrono grandi e piccoli
Nella Bergamasca persi 7 mila posti

Stima della Filcams, che denuncia: «Arrivano da noi lavoratori spinti a dimettersi, visto che non si può licenziare». A dicembre più richieste di ammortizzatori. Ascom Confcommercio: «Il 35% delle imprese bergamasche del terziario e turismo si è adeguato al mercato on line».

Sul commercio bergamasco Filcams-Cgil descrive una realtà più che preoccupante, contando 7 mila posti di lavoro persi nel comparto rispetto al secondo semestre 2019. «I dati tengono conto di tutto il settore terziario, comprendendo sia il commercio che i servizi, così pure i contratti a tempo determinato non rinnovati», chiarisce il segretario generale Mario Colleoni. La stima parte dai dati Istat riferiti alla perdita di 100 mila occupati nel settore in Lombardia nel terzo e quarto trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo l’analisi della Filcams, il 7% di questi posti di lavoro persi, appunto 7 mila, sono riferiti alla nostra provincia. La crisi, dichiara Colleoni, «colpisce sia le piccole attività commerciali, sia i grandi gruppi come Scarpe&Scarpe, Conbipel, H&M e Kidiliz», ma è l’aumento di richiesta di ammortizzatori sociali che mette in allarme il sindacato: «A dicembre la richiesta di ammortizzatori sociali è cresciuta del 9,6% rispetto al mese precedente, unico comparto ad assistere a una tale dinamica. Certo, già nella fase pre-Covid nel terziario e nei servizi i dati non erano incoraggianti e il lavoro era sempre più povero, sia dal punto di vista salariale che delle tutele, soprattutto nel commercio, nelle pulizie, nelle mense e nella vigilanza».

Situazioni al limite

Non solo la pandemia dunque tra i responsabili della crisi, semmai le chiusure forzate hanno solo accelerato un processo che già stava mettendo in ginocchio il settore che ha registrato negli ultimi sei anni una ripresa dei consumi lenta. Particolarmente aspra è la denuncia che il sindacato fa rispetto ad alcune dubbie dimissioni, come spiega Colleoni: «Nei nostri uffici abbiamo ascoltato qualche racconto di lavoratore spinto a dimettersi, visto che licenziare non è possibile». Su questo punto Emanuele Spini, responsabile politiche del lavoro di Confesercenti Bergamo, dà una lettura diversa: «C’è un aumento effettivo del numero dei licenziamenti per giusta causa, che non sono stati congelati. Questo aumento potrebbe essere il risultato di una sorta di accordo fra datori di lavoro e dipendenti, soprattutto per quei lavori nel settore turistico in cui c’è ampio ricambio». Alla base di scelte di questo tipo, secondo Spini, ci sarebbe il vantaggio per il lavoratore di ricevere subito l’indennità di disoccupazione, anziché dover aspettare anche qualche mese per la Cassa integrazione Covid, e di poter cercare subito un altro impiego in un settore dove comunque c’è tuttora un alto turnover.

Nel commercio, invece, l’osservatorio principale di Confesercenti Bergamo resta quello degli ambulanti a proposito del quale Spini commenta: «In quel caso il disagio è fortissimo e l’offerta del servizio a domicilio a volte diventa un meccanismo oneroso che aggiunge difficoltà al commerciante che deve gestire richieste non sempre convenienti».

Nuove figure professionali

Rispetto alla situazione del commercio in Bergamasca, Enrico Betti, responsabile dell’area lavoro di Ascom Confcommercio Bergamo sottolinea comunque una buona capacità di reazione dei negozianti: «La stagnazione dei consumi degli anni scorsi, aggravata dalla pandemia in corso e anche dalle chiusure dei pubblici esercizi imposte dal Governo e poco condivisibili hanno bloccato un intero comparto. Nonostante la difficoltà non solo economica del momento, abbiamo riscontrato che il 35% delle imprese bergamasche del terziario e turismo si è adeguato al mercato on line. Inoltre, a seguito dell’esigenza di aggiornare le competenze dei collaboratori e avere del personale dedicato al commercio elettronico, il 42% delle imprese ha fornito formazione apposita ai propri dipendenti, dimostrando di capire l’importanza di avere figure professionali pronte ad affrontare il mercato del prossimo futuro».

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