Comunicazione
L’agenzia diventa
partner d’impresa
per la formazione

comunicare valori

un driver di crescita

Può essere la nuova frontiera della comunicazione d’impresa: individuare e selezionare una figura junior, formarla e accompagnarla dentro l’azienda lungo un percorso di crescita di competenze funzionali a strategie digitali di comunicazione e di marketing. L’innovazione del modello è nel rapporto agenzia-impresa, una sorta di terza via. Fra esternalizzare totalmente e rischiare di perdere in parte il controllo sulla coerenza fra vision aziendale e strategie di mercato e il formare una figura interna da zero con costi a totale carico dell’impresa, inizia a proporsi un terzo interlocutore: è l’agenzia di comunicazione. È il soggetto che seleziona per conto dell’azienda il profilo necessario, lo forma con le competenze che gli obiettivi aziendali richiedono e garantisce un continuo rapporto formativo il profilo finale come nuova risorsa aziendale. La linea che separa il vecchio dal nuovo percorso è il modello di partnership che si crea nella co-creazione di valore, nella definizione di strategie di comunicazione e di marketing, modello valido in supporto soprattutto alle piccole e medie imprese, meno strutturate e spesso in ritardo.

Gli ultimi dati dell’indagine Excelsior spiegano che il 71% delle imprese ha investito nell’ultimo anno in tecnologie digitali, dirette a innovare anche le strategie di marketing, per creare relazioni forti con i propri clienti. Ma è qui che emerge la nuova sfida: la grande scarsità di competenze e professionalità digitali. «È il limite delle piccole e medie imprese – spiega Stefano Ferrari, Ceo di Moma Comunicazione, quartier generale a Bergamo, agenzia specializzata nelle nuove strategie e strumenti digital di content marketing -. Lavorando con Pmi ci troviamo a interagire sempre con gli imprenditori, gli unici spesso ad avere la visione completa. Sapendo però che sono occupati nella gestione del loro business, che il loro tempo è poco, chiediamo di indicarci una figura di riferimento. E qui ci si accorge che le competenze interne non sono mai sufficienti, o che spesso la persona indicata si occupa di molto altro». Tutte le imprese, anche le pmi, hanno compreso che la comunicazione è un valore, che devono fare qualcosa, ma non sanno cosa.

«Il modello che abbiamo sperimentato , oggi è strutturato e a regime, ha un’efficacia reale – spiega Ferrari -. Una volta selezionata da noi la persona, l’azienda avvia un percorso di sei-otto mesi, prima dell’assunzione finale. Ma siamo noi a svolgere il ruolo di laboratorio di formazione e di primo tirocinio, focalizzando il profilo su bisogni e obiettivi dell’azienda».

il learning-by-doing

ponte agenzia-impresa

Tecniche e strategie come il design thinking, o strumenti evoluti come il Crm o piattaforme all-in-one come HubSpot, fino alla gestione del sito web, della comunicazione social media «sono acquisite tutte da noi – spiega Ferrari - . È lei però a “vivere” in azienda, a respirare la cultura d’impresa, il mondo del business, valori, priorità, obiettivi. Quando torna in agenzia, riporta i bisogni e gli obiettivi dell’azienda già declinati per costruire una partnership operativa fra noi e l’impresa. E qui scatta il vantaggio competitivo della comunicazione. E in azienda è nata una nuova figura che definisco un vero Project Manager Digital Communication». Una “doppia vita” professionale dal doppio valore : uno specialista vedrebbe la strategia di comunicazione solo dall’ottica aziendale, difficile che porti subito quelle informazioni, quei dati, i dettagli che invece per un’agenzia sono i pilastri su cui progettare o pianificare una campagna di comunicazione. «Questa figura invece è perfetta nel suo doppio ruolo. E infatti i brief che impostiamo con queste figure già formate, interfaccia fra i due mondi, agenzia e impresa, risultano sempre efficaci – spiega Marta Barcella, Key Account di Moma Comunicazione - : non solo conosce l’azienda, i prodotti e servizi offerti, il posizionamento sul mercato e l’approccio con cui opera. Sa anche segnalare esigenze e priorità comunicazionali in riferimento al prodotto, al contenuto di valori, alla struttura, ai vincoli, ai punti di forza che può esprimere. Ogni brief diventa già una guida base della strategia in vista degli obiettivi prefissati. Quante volte si sono perse occasioni di comunicazione perché mancava la capacità di cogliere il valore da comunicare?».

Alla domanda risponde Eros Nani, che insieme a Amedeo Filisetti hanno fondato Aeris Group, tre società controllate nel settore dell’impiantistica per la filtrazione e condizionamento dell’aria in ambienti industriali e nella riqualificazione energetica nell’edilizia privata, 32 dipendenti, un giro d’affari di oltre 15 milioni, il 60% all’estero. «L’esperienza che abbiamo avviato in realtà ci ha fatto capire un dato: la comunicazione è ormai un valore al pari del prodotto di un’azienda. Questa esperienza ha portato in azienda una visione nuova, e ci ha aiutato a capire le potenzialità di una strategia di comunicazione. Siamo una piccola azienda – racconta Nani -, ma questo modello di partnership ci ha obbligati a strutturarci per crescere considerando la comunicazione, dal digitale, al web ai social fino alle tecniche e strumenti di progettazione, un driver competitivo dell’azienda, una leva strategica. Per questo a brevissimo avremo una vera divisione dedicata alla comunicazione e al marketing. Il rapporto con l’agenzia, invece, ci permetterà di alzare ancora la qualità della comunicazione, partendo sempre più dai nostri valori in coerenza al nostro prodotto».

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