Credito Covid, 35 mila richieste
In 12 mesi erogati quasi 4 miliardi

Nella Bergamasca la maggioranza delle domande (20 mila) per importi sotto i 30 mila euro. Dopo l’estate, le pratiche sono tornate a salire. Le associazioni: prolungare fino a fine anno.

Sono arrivati a quasi 4 miliardi i prestiti richiesti dalle imprese bergamasche fra il 19 marzo 2020 e il primo marzo di quest’anno a seguito dei decreti Cura Italia e Liquidità. Le domande arrivate da tutta la provincia agli istituti di credito attraverso il Mediocredito centrale sono 35.145 per un importo medio finanziato di 109.779,50 mila euro. Quasi 20 mila pratiche, quindi la stragrande maggioranza di quelle presentate, si riferisce a prestiti entro i 30 mila euro: il totale erogato è stato di oltre 406 milioni di euro con un importo medio di 20.373,15 euro. Fra le province lombarde Bergamo è terza dopo Milano e Brescia. Le imprese meneghine hanno presentato oltre 104 mila richieste per un totale di 11,5 miliardi, mentre quelle bresciane hanno inoltrato 43.502 domande per 4,8 miliardi. Seguono Varese e Monza Brianza con poco più di 2 miliardi, mentre Como è al sesto posto con 1,6 miliardi.

A livello nazionale in un anno al Fondo di garanzia sono arrivate 1.776.555 domande per complessivi 143 miliardi di euro (importo medio è di 80 mila euro), di cui 1.096.874 domande per l’equivalente di 21,3 miliardi per operazioni fino a 30 mila euro e 271.971 richieste per 5,8 miliardi per garanzie su moratorie. La Lombardia è la regione che ha chiesto il maggior numero di finanziamenti, seguita dal Lazio, con la provincia di Roma in testa (oltre 150 mila domande per 10,7 miliardi di euro).

Tornando alla Bergamasca, lo sportello Finanza Subito di Confindustria ha seguito finora 765 pratiche per oltre 273 milioni di euro: solo il 2% delle domande è stato respinto e un altro 5% è stato abbandonato per volontà dell’impresa. «Appena aperto lo sportello abbiamo ricevuto moltissime richieste, poi c’è stato un calo, ma ora le pratiche sono tornate a salire, con richieste per un totale di 20 milioni solo nell’ultimo mese», racconta Aniello Aliberti, vicepresidente di Confindustria Bergamo, che punta il dito su un nodo ancora da sciogliere: «La possibilità di chiedere i finanziamenti scadrà il prossimo 30 giugno, ma sarebbe auspicabile che il governo la prolungasse fino al 31 dicembre».

L’incognita zona rossa

Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore di Confartigianato Bergamo, Stefano Maroni: «L’intervento del Fondo di garanzia è stato fondamentale, ma con la pandemia che ancora ci sta attanagliando sarebbe opportuno un prolungamento sino a fine anno: finora noi abbiamo assistito circa 400 imprese, ma con le restrizioni già in atto e il ritorno in zona rossa molte altre potrebbero avere problemi di liquidità».

Anche la durata dei prestiti è una questione non di poco conto. «Purtroppo la pandemia si è rivelata più lunga del previsto: il 30% dei nostri associati ci ha segnalato che avrà bisogno di modificare i finanziamenti ricevuti perché non riuscirà a rimborsarli nei tempi inizialmente previsti - sottolinea il direttore di Confimi Apindustria Bergamo, Edoardo Ranzini -. Il fatto è che questa crisi ha diversificato di molto la velocità delle aziende: alcuni segmenti hanno subito una brusca frenata, quindi hanno bisogno di aiuto, mentre altri vanno fortissimo».

A soffrire di più gli effetti economici del Covid-19 sono le micro e piccole imprese. «Nel mondo del commercio 7 realtà su 10 hanno fatto ricorso ai prestiti entro i 30 mila euro - evidenzia il direttore di Ascom Bergamo, Oscar Fusini - e ora stanno arrivando nuove richieste: chi all’inizio della pandemia aveva usato il proprio patrimonio, adesso non ce la fa più».

Mutui, fine moratoria spaventa

Oltre capitolo prestiti, c’è anche quello delle moratorie sui mutui, in vigore fino al 30 giugno. «Questa è la partita più delicata per le attività commerciali - continua Fusini -. Vista la situazione, sarebbe opportuna una proroga sino a fine anno, ma non sappiamo se arriverà. Sicuramente non è interesse delle banche spingere in questa direzione, invece per le imprese è una questione vitale: il nostro suggerimento è chiedere già adesso una rinegoziazione, per evitare di ritrovarsi a giugno a pagare la rata piena mentre il mercato è ancora asfittico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA