Il manifatturiero cambia, macchinari più longevi grazie ai dati e ai robot

XX ASAP FORUM Produzioni sempre più nel segno della sostenibilità e dell’economia circolare. Pezzotta (UniBg): l’offerta di servizi aumenta i margini.

Il manifatturiero cambia pelle, spinge l’acceleratore sulla sostenibilità di prodotti e servizi, e si prepara a vendere «risultati». In tema di servitizzazione - l’integrazione di servizi avanzati offerti al cliente come valore aggiunto rispetto alla vendita del singolo prodotto - le imprese di casa nostra crescono velocemente, supportate dall’Università di Bergamo. «Oggi c’è una consapevolezza diffusa dell’importanza di questo fenomeno e del vantaggio competitivo che può fornire».

Lo studio

Lo sottolinea Giuditta Pezzotta, docente di Service management del Dipartimento di Ingegneria gestionale, a latere di «XX Asap Forum», la due giorni promossa, nella sede di Sant’Agostino, dal Centro di ricerca interuniversitario Asap. E a confermarlo sono i dati di uno studio globale, guidato sempre dall’Università di Bergamo, che ha coinvolto una decina di atenei nel mondo e circa 400 aziende. «Le nostre imprese – puntualizza – hanno rappresentato un campione significativo, considerato il ruolo del manifatturiero bergamasco a livello internazionale». Una consapevolezza, quindi, sostenuta dai risultati: l’85% degli intervistati dichiara che con l’offerta di servizi, rispetto al solo prodotto, ha aumentato i margini in modo sostanziale; chi fornisce servizi tecnologicamente avanzati registra addirittura un incremento del 25/30%.

Secondo l’indagine c’è un’attenzione sempre più importante per le esperienze che aumentano il livello di sostenibilità e rientrano in un percorso di economia circolare (il 70% delle aziende progetta servizi che allungano la vita del prodotto o rendono il suo utilizzo più efficiente). «Se fino a dieci anni fa prevaleva la ricerca del margine - rileva Giuditta Pezzotta – negli ultimi tre/quattro anni a essere determinante è, invece, il valore della sostenibilità».

Ma come si concretizza la servitizzazione? Per l’80% del campione con attività integrative post-vendita come manutenzione, formazione, consulenza, fornitura di parti di ricambio. Tra queste imprese, una percentuale tra il 40 e il 50% si è avviata verso servizi tecnologicamente più evoluti, contratti di lungo periodo e forme di collaborazione con i clienti, mentre una piccola parte, tra il 10 e il 15%, sta sperimentando la vendita del «risultato».

«Il prodotto rimane fondamentale, ma, in questo caso, il modello di business – spiega Pezzotta – si basa non tanto sulla vendita, ad esempio, di macchinari che producono bottiglie o cerniere, quanto sul risultato che il cliente ottiene, cioè il numero di bottiglie o cerniere che riesce effettivamente a produrre con quel macchinario. È una trasformazione molto difficile, perché richiede tante competenze tecnologiche interne e una notevole esposizione finanziaria. Problematiche che ancora frenano le aziende».

Anche per il fronte locale - fortemente caratterizzato dall’ambito Machinery (macchine utensili) - trend, sperimentazioni e obiettivi sono gli stessi, per l’occasione raccontati da Scm Group (a cui fa capo la Cms di Zogno) e, in chiave futurista, da Cosberg spa di Terno d’Isola.

Nel primo caso è già operativa la piattaforma di raccolta dati che, da un lato, consente ai clienti di conoscere le macchine, utilizzarle al meglio e quindi migliorare le performances, dall’altro permette a Scm di acquisire nuove conoscenze per fornire servizi sempre più personalizzati.

Cosberg sta invece studiando l’utilizzo di robot per ovviare alle difficoltà di un’impresa medio piccola che vende macchine in tutto il mondo: l’impossibilità di inviare tecnici ovunque con tempi e costi sostenibili, l’impatto ambientale, la carenza stessa di personale qualificato potrebbero in futuro trovare una soluzione grazie all’impiego, per alcune attività, dell’intelligenza artificiale e delle competenze in grado di interagirvi.

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