Industria, investimenti sopra la media

IL REPORT. Nel 2022 il 69% delle imprese manifatturiere ha speso per il rinnovo degli impianti e l’aumento produttivo. Mazzoleni: «Le nostre realtà più intraprendenti nel contesto lombardo. Artigiani verso una decrescita quest’anno».

Nonostante le tante difficoltà, l’industria bergamasca continua a credere nello sviluppo e nel futuro. E lo fa in maniera tangibile, con una percentuale altissima di imprese manifatturiere che ha varato investimenti, anche importanti, nel 2022. Lo attesta il focus realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo sui principali settori economici della provincia, che dimostra, come la propensione delle imprese a investire sia rimasta elevata, con la percentuale che ha dichiarato di avere investito nell’anno che si conferma sui massimi storici per la manifattura con la quota del 69% per l’industria (record degli ultimi 5 anni) e del 34% per l’artigianato, mentre mostra un lieve calo nel commercio al dettaglio (33%), con i servizi (34%) che rimangono infine stabili rispetto al 2021 ma su livelli ancora inferiori ai valori pre-Covid.

Secondo il report, il risultato nettamente migliore dell’industria rispetto agli altri settori è parzialmente dovuto alle maggiori dimensioni medie delle imprese, ma la performance del comparto risulta superiore anche nel confronto con l’analogo valore lombardo (65%) confermando l’elevata intensità di capitale dell’industria orobica.

il risultato nettamente migliore dell’industria rispetto agli altri settori è parzialmente dovuto alle maggiori dimensioni medie delle imprese

Il rinnovamento degli impianti e delle apparecchiature obsolete si conferma il principale obiettivo degli investimenti, soprattutto nell’industria, dove viene indicato dal 56% delle imprese che hanno investito nel 2022. Al secondo posto viene segnalato l’aumento della capacità produttiva, confermando come nelle imprese bergamasche abbiano prevalso le motivazioni legate a una maggiore efficienza e produttività. Una parziale eccezione si riscontra nel commercio, dove acquistano rilevanza la diversificazione dell’attività (19%) e la ricerca di nuovi mercati (23%), con percentuali in crescita rispetto al 2021 e superiori alla media regionale.

Sempre nel commercio, al dettaglio, però si trova la quota maggiore riservata agli investimenti immateriali (31%), con valori significativi per quello che riguarda i software (9%) e la consulenza e formazione (9%). In tutti i settori rimane invece esigua la percentuale destinata ai brevetti, concessioni e licenze, che raccoglie una quota compresa tra lo zero% dei servizi e il 2,1% del commercio al dettaglio.

«L’industria orobica spicca per propensione a investire non solo nel confronto con gli altri settori, ma anche rispetto all’industria in Lombardia»

Tra le motivazioni delle imprese che non hanno investito, al primo posto c’è la mancanza di una reale esigenza (dal 34% dell’industria al 44% del commercio al dettaglio), con investimenti già realizzati negli anni precedenti o programmati per quelli successivi, ma c’è anche chi non lo ha fatto per ostacoli o vincoli esterni (l’impedimento maggiore è rappresentato dalle prospettive di mercato incerte, che pesano per circa il 25%).

Le aspettative sono invece orientate a una situazione di stabilità nel commercio al dettaglio e nei servizi, dove le indicazioni di aumento e diminuzione degli investimenti si equivalgono. Il saldo risulta infine lievemente positivo nell’industria (+4), che si conferma il settore più solido sotto questo profilo. «L’industria orobica - commenta il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni - spicca per propensione a investire non solo nel confronto con gli altri settori, ma anche rispetto all’industria in Lombardia. Prevalgono gli investimenti in beni materiali e le motivazioni legate a una maggiore efficienza e produttività. Sono soprattutto gli artigiani a prevedere nel proprio settore un anno 2023 di decrescita degli investimenti. Pesano i maggiori tassi di interesse, che limitano l’accesso al credito per le imprese meno strutturate».

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