Istat: dall’inizio del Covid in fumo quasi un milione di posti di lavoro

Le restrizioni dovute alla pandemia hanno ridotto i posti di lavoro di 945 mila unità rispetto allo stesso mese del 2020. Giovani e under 34 i più penalizzati dai tagli.

Quasi un milione di occupati in meno a febbraio rispetto allo stesso mese del 2020, prima delle restrizioni decise per fronteggiare la pandemia da Covid 19: il dato, secondo le rilevazioni Istat, però risente delle nuove regole europee sul calcolo degli occupati scattate a gennaio 2021 che tiene fuori coloro che sono assenti dal lavoro per almeno tre mesi come è accaduto in questo periodo per quelli che sono in cassa integrazione o hanno un’attività indipendente sospesa. Questi ultimi che fino a dicembre erano comunque considerati occupati sono conteggiati da gennaio tra gli inattivi (o tra i disoccupati se fano ricerche attive di lavoro) e fanno scendere in modo sensibile il numero di coloro che hanno un’occupazione.

Secondo le nuove statistiche (rielaborate a partire dal 2004) gli occupati a febbraio erano 22.197.000, in lieve aumento su gennaio (+6.000) ma in forte calo su febbraio 2020 (-945.000), dato che risente anche del massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali e delle sospensioni di molte attività indipendenti. Il tasso di disoccupazione a febbraio si attesta al 10,2% diminuendo di 0,1 punti rispetto a gennaio e aumentando di 0,5 punti su febbraio 2020. I disoccupati a febbraio erano 2.518.000 in aumento di 21.000 unità rispetto a febbraio 2020 (-9.000 su gennaio 2021) mentre gli inattivi tra i 15 e i 64 anni erano 14.084.000 in aumento di 717.000 su un anno prima. In pratica la riduzione dell’occupazione non si è trasformata in una crescita della disoccupazione ma prevalentemente in un aumento dell’ìnattività. Quest’ultima in parte è legata alla scarsa fiducia nella possibilità di trovare lavoro in questo periodo di pandemia e di restrizione dell’attività e in parte è un effetto statistico che comprende in questa platea anche coloro che sono in cassa integrazione ma hanno un lavoro e dovrebbero tornare in azienda quando ripartiranno le fabbriche e riapriranno negozi, alberghi e ristoranti. Non sono cambiate invece le regole per il calcolo dei numeri sulla disoccupazione e dell’inattività. A gennaio quando è partito il nuovo calcolo si è registrata una riduzione di 184.000 occupati rispetto a dicembre (naturalmente sulla base di serie storiche ricostruite con le nuove regole). La diminuzione dell’occupazione coinvolge sia i dipendenti (-590.000) che gli autonomi (-355.000) e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali toccando il 56,5%. A febbraio gli uomini hanno perso 533.000 occupati (-4%) su febbraio 2020 mentre le donne occupate in meno sono state 412.000 (-4,2%). È aumentata in modo consistente l’inattività con il 46,3% del totale tra le donne tra i 15 e i 64 anni e il 27,6% tra gli uomini. Ha sofferto soprattutto il lavoro a termine con 372.000 unità in meno in un anno (-12,8%) ma anche quello indipendente con 355.000 unità in meno a febbraio su un anno prima (-6,8%). Gli occupati dipendenti con un contratto a tempo indeterminato sono diminuiti di 218.000 unità (-1,5%) e questo è il dato che risente di più delle nuove regole e dell’assenza dal lavoro per cassa integrazione. Tra gli occupati sono stati penalizzati soprattutto i più giovani con un -14,7% di occupati tra i 15 e i 24 anni (-159.000 unità) e un -6,4% per quelli tra i 25 e i 34 anni (-258.000 unità).

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