Pedrali: guardiamo al futuro nel segno dell’innovazione

SVILUPPO. L’azienda di arredo per interni ed esterni punta ad ampliare il quartier generale di Mornico al Serio. Nata in un’officina a Palazzolo, oggi esporta in 120 Paesi.

Una storia aziendale cominciata sessant’anni fa. È quella della Pedrali, di Mornico al Serio che da un piccolo laboratorio artigiano avviato nel 1963 da Mario Pedrali, è oggi una delle aziende di punta del panorama europeo e internazionale dove si è affermata come marchio di arredo e di complementi di arredo sia per interno che per esterno. Ma cosa è diventata esattamente? Un’azienda che conta un organico di 350 dipendenti suddivisi tra la sede di Mornico (dove l’attività si spostata da Palazzolo nel 2006) e lo stabilimento di Manzano (Udine) di 20 mila metri quadrati nato nel 2005 nell’area nota come il «distretto della sedia». Pedrali esporta per oltre l’83% in Europa e nel Mondo, in oltre 120 Paesi. Nel 2022 ha chiuso con un fatturato da record, di 119 milioni superando di circa 30% quello dell’anno precedente.

In produzione macchinari 4.0 e un nuovo robot di saldatura per l’alluminio

«Il merito principale del traguardo è di mio papà, un visionario che ha conferito basi solide all’azienda. Da una officina di fabbro ha saputo fare il passo sempre nel momento giusto» ha detto Giuseppe Pedrali, figlio del fondatore, ceo dell’azienda, nel corso della cerimonia di ieri mattina per festeggiare il sessantesimo anniversario dalla fondazione di Pedrali. «Prossimo passo - ha aggiunto - l’ampliamento del nostro quartier generale (ora 85 mila metri quadri) sui terreni di Ghisalba per far fronte alla necessità di nuovi spazi. Puntiamo alla continua innovazione e al miglioramento per avere spazi di lavoro belli e sicuri con una tecnologia avanzata che ci permetta di realizzate prodotti di qualità per noi e per l’ambiente».

Il connubio tra innovazione e progresso tecnologico è quello che ha fatto diventare Pedrali oggi un’industria 4.0: a cominciare dagli anni ’80 con i primi macchinari a controllo numerico fino a raggiungere il culmine delle prestazioni con il magazzino automatico «Fili D’Erba», attivo 24 ore su 24 e che permette lo stoccaggio di 16.880 pallet di prodotti finiti e semilavorati. Ulteriore novità, l’introduzione di un robot di saldatura per il reparto alluminio.

La sostenibilità, principio base dell’azione di Pedrali da tempo: prima di tutto nella scelta dei materiali. Nel 2020 è stata lanciata la collezione di prodotti «recycled grey» realizzati in polipropilene riciclato da scarti di materiale plastico post consumo e industriale. Il legno che la fabbrica impiega proviene da foreste controllate e certificate così vernici ad acqua composte per la maggior parte da resine vegetali. Come spiegato da Monica Pedrali che affianca il fratello alla guida dell’azienda, i valori cardine non sono mai cambiati: «Attenzione alla sostenibilità ambientale, prodotti certificati made in Italy, una filiera locale e la decisione di non delocalizzare la produzione, sono tasselli indispensabili per garantire la qualità di un prodotto che dura nel tempo. La continuità del processo creativo che per trent’anni è stata frutto della mente di nostro padre la portiamo avanti oggi attraverso le collaborazioni con designer e architetti, internazionali e non, e attraverso l’investimento sui giovani».

Sulle orme dei fondatori, in azienda fa già capolino la terza generazione

A testimonianza dell’impegno sul fronte ambientale, anche l’installazione dei pannelli fotovoltaici (oltre 6mila mq) sul tetto dello stabilimento produttivo bergamasco in grado di produrre fino a 1,2MW di energia; un impianto di illuminazione interamente a led e un sistema di recupero delle acque provenienti dai processi di produzione che permette di riscaldare i reparti produttivi e uno di raffreddamento delle stesse che consente di ridurne l’utilizzo.

Sulle orme dei fondatori, in azienda fa già capolino la terza generazione. Una delle ultime creazioni è la sedia «Narì», realizzata dal nipote del fondatore, Andrea, per il progetto di laurea. L’ha disegnata ispirandosi a una delle prime sedie da giardino del nonno (la poltrona Serenella), con una rivisitazione in chiave contemporanea.

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