Polynt, ricavi più alti ma è l’effetto prezzi «Sostenuti dagli Usa»

IL GRUPPO CHIMICO. In Italia i volumi sono scesi del 20%. Il fatturato consolidato del 2022 sfiora i 3 miliardi. Attesi benefici dai progetti Pnrr su eolico e infrastrutture.

Era la fine di agosto dell’anno scorso quando Rosario Valido, presidente e amministratore delegato di Polynt Group, metteva le mani avanti comunicando ai propri dipendenti il fermo temporaneo di alcuni impianti italiani «a causa dei costi del gas enormemente aumentati». A quasi un anno di distanza, i dati economico-finanziari aiutano a leggere la situazione che ha dovuto affrontare il gruppo - con quartier generale a Scanzorosciate e una quarantina di stabilimenti nel mondo - che produce compositi e intermedi per la chimica specialistica.

A livello di gruppo, il 2022 si è chiuso con un fatturato che ha sfiorato i 3 miliardi di euro (2,980 miliardi per la precisione), in crescita del 27% rispetto ai 2,340 miliardi del 2021. Anche l’Ebitda è preceduto dal segno più, essendo passato dai 426 milioni del 2021 ai 642 dell’anno scorso (più 50,7%). «Anche in Italia il fatturato è aumentato del 10%, ma in virtù dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia che sono stati trasferiti sui prezzi di vendita», spiega Valido. Tanto che «i volumi sono scesi del 20%» e anche «l’Ebitda è in calo del 10%». Nel nostro Paese Polynt conta cinque siti produttivi: oltre a quelli bergamaschi di Scanzo e Brembate, quelli di San Polo di Torrile (Parma), Ravenna e San Giovanni Valdarno (Arezzo). «Il nostro bilancio - continua Valido - è stato salvato dalle buone performance registrate dalle nostre sedi negli Stati Uniti, dove contiamo 18 stabilimenti».

Quest’anno si stima che il mercato europeo, a livello di volumi, lascerà sul terreno un meno 25%. «I nostri clienti italiani - precisa Valido - stanno soffrendo la concorrenza di Paesi come la Cina, l’India e la Turchia, che producono a prezzi più bassi prodotti concorrenziali e oltretutto possono continuare a servirsi delle materie prime della Russia a prezzi più economici».

Una spinta al business

Ma «qualche nota positiva in prospettiva c’è» per il colosso chimico controllato da Black Diamond Capital Management (3.300 i dipendenti, di cui un migliaio in Italia). Si tratta dei progetti, legati al Pnrr, che «dovrebbero impattare in modo positivo sul nostro business, in particolare grazie alla spinta sull’eolico, dove trovano applicazione i nostri prodotti compositi, e sulle infrastrutture». «Altro settore per noi positivo è quello delle auto elettriche, dove siamo presenti». Sul fronte caro energia, «ci siamo attrezzati in modo da poter utilizzare altre fonti naturali: abbiamo investito e chiesto i permessi per utilizzare altri tipi di gas, in modo da essere attrezzati in caso di “shortage”».

Nel frattempo una buona notizia arriva dallo stabilimento di Ravenna, che «non ha subìto danni dall’alluvione», ma comunque, sottolinea Valido, «ci stiamo attrezzando per aiutare i nostri clienti che sono stati colpiti».

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