Spid, crepe sulla gratuità: Aruba e Infocert a pagamento - In arrivo i fondi, Poste rimane gratis

IL CASO. Prime crepe sul fronte della gratuità dello Spid, l’identità digitale che consente l’accesso a molti servizi telematici pubblici e privati. Due dei provider, Aruba e Infocert, hanno avviato meccanismi di pagamento.

Aruba ha fatto scattare a maggio un meccanismo in base al quale farà pagare dal secondo anno di attivazione 4,9 euro più Iva l’anno. Infocert si è aggiunta nelle ultime ore preannunciando un pagamento di 5,98 euro, Iva inclusa, dal 28 luglio. Il servizio rimane comunque gratuito sugli altri fornitori e in particolare su Poste che detiene la stragrande maggioranza degli utenti Spid.

L’identità digitale è tra gli obiettivi che il governo ha per lo sblocco dei fondi del Pnrr: entro il 2026 ne dovrà essere fornita il 70% della popolazione ed ovviamente lo Spid, con i suoi 40,5 milioni di identità emesse, è indispensabile per centrare le milestones programmate

Il pagamento era stato previsto

La possibilità che per il servizio potesse essere richiesto un corrispettivo di pagamento era previsto fin dall’inizio, nonostante la previsione di fondi pubblici finalizzati proprio ad evitare aggravi per i cittadini. Al momento il finanziamento di circa 40 milioni è già stato approvato a marzo e, secondo le indicazioni che arrivano, i versamenti ai diversi provider inizieranno a brevissimo. Ovvio che le società stiano facendo pressing per sbloccare i finanziamenti dello Stato, anche se è chiaro che nonostante i fondi in arrivo chi ha scelto di farsi pagare non tornerà certo indietro. Va detto che le convenzioni dello Spid sono in scadenza. Quelle attuali finiscono ad ottobre e dal 9 luglio inizia il periodo di tre mesi rispetto alla data finale, nei quali è previsto l’avvio dei negoziati per il rinnovo.

L’identità digitale è tra gli obiettivi che il governo ha per lo sblocco dei fondi del Pnrr: entro il 2026 ne dovrà essere fornita il 70% della popolazione ed ovviamente lo Spid, con i suoi 40,5 milioni di identità emesse, è indispensabile per centrare le milestones programmate. Ma il governo punta anche su un sempre maggiore utilizzo della Cie, la carta di identità elettronica. Il rapporto di utilizzo tra Cie e Spid sta infatti cambiando rapidamente: se prima viaggiava su 1 a 20, ora si sarebbe attestato sull’ 1 a 10 nell’ultimo anno. Le attivazioni di app di Cie sono passate da 5,5 a 7,3 milioni nell’ultimo anno.

I consumatori contrari

Sul tema salgono i consumatori. «Lo Spid rischia di diventare a pagamento per tutti i cittadini a partire dal prossimo luglio. E ciò perché, ad oggi, risultano ancora bloccati i finanziamenti pubblici da 40 milioni di euro previsti da un decreto del 2023 e destinati agli operatori che forniscono il sistema di identità digitale per i servizi online della Pa», denuncia il Codacons.

«La situazione che si sta delineando appare gravemente lesiva dei diritti dei consumatori - aggiunge - che negli ultimi anni sono stati incentivati a creare una identità digitale per accedere ad una moltitudine di servizi offerti dalla pubblica amministrazione e ora, per usufruire di questi stessi servizi, rischiano di ritrovarsi a pagare nuovi costi non preventivati». Per l’associazione si tratta di «una scorrettezza» e per questo si dice «pronta ad avviare una valanga di cause risarcitorie contro lo Stato e Agid (Agenzia Italia digitale) da parte degli utenti interessati, finalizzate al riconoscimento del rimborso delle spese sostenute a causa dei ritardi della P.a».

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